Chi ama i libri ma soprattutto i bei libri non potrà che rimanere affascinato da questo libretto (18×13 cm) che già dalla copertina si annuncia in tutto il suo fascino. Piccolo, elegantissimo, con poche pagine da leggere e un gran numero di fotografie che lasciano il lettore, per la loro straordinaria bellezza, senza fiato.
Stiamo parlando dell’ultima fatica di Vittorio Sgarbi “Canova e la bella amata” (Ed. La nave di Teseo, 110 pag., 16 Euro).
Vittorio Sgarbi, oltre ad essere un critico e storico dell’arte di fama internazionale è anche uno scrittore molto prolifico e ogni suo libro è un successo. Abile affabulatore racconta l’arte con competenza, grazia e passione e con una dovizia di particolari che solo una mente enciclopedica come la sua è in grado di fare.
Sgarbi dà inizio al suo libro parlando di Roberto Longhi, il più grande critico d’arte dell’epoca (siamo nel 1947) che con un giudizio severissimo stroncò l’opera di Antonio Canova definendolo “uno scultore nato morto”. Longhi, anche se il suo giudizio a quanto pare era inappellabile, ovviamente si sbagliava e forse scambiò la “perfezione” con la morte.
Perché nel caso delle opere di Canova dobbiamo proprio parlare di perfezione capace, come scrive Sgarbi: “di evocare traumi infantili, delusioni amorose, attrazioni erotiche represse, malinconici rimpianti, eroici furori…”. Una perfezione da osservare da ogni lato per scorgere le curve, le morbide rotondità e la grazia del corpo umano secondo un ideale neo-classico reinventato dall’artista.
Nel suo libro Sgarbi, oltre ad accennare ad alcuni episodi della vita di Canova descrive con dovizia di particolari alcune delle opere più belle che porteranno l’artista (con buona pace del Longhi) nell’Olimpo degli scultori.
Ad accompagnare il volumetto, come detto, numerose fotografie in bianco e nero (d’altra parte le opere di Canova sono solo in bianco e nero): dalle “Tre grazie” a “Paolina Bonaparte come Venere vincitrice”, da “Amore e Psiche” al busto de “La bella amata”. Fotografie che sgomentano per la loro bellezza e per il pathos che suscitano.
Un libro per chi ama i libri e l’arte e per chi sa apprezzare, nel bene e nel male, un uomo di cultura come Vittorio Sgarbi.
Francesco Gargaglia
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