Home AMBIENTE Artemisia Absinthium, dai poeti maudit alla cucina di tutti i giorni

Artemisia Absinthium, dai poeti maudit alla cucina di tutti i giorni

assenzio
Galvanica Bruni

Ci sono piante comunissime che crescono in ogni dove, conosciute dalla maggior parte delle persone e spessissimo utilizzate in vari modi; eppure nessuna di queste deve molto della sua celebrità al nome scientifico.

Nel caso dell’ Assenzio, pianta che cresce in strada, negli incolti, ai piedi di aspre falesie e su terreni arsi, il nome, Artemisia Absinthium,  è senza alcun dubbio parte importante della sua notorietà.

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Il nome Artemisia richiama alla mente la grande pittrice nata nel 1500, notissima in Italia e in Europa per il suo stile ispirato alle opere del Caravaggio. Figura femminile di straordinaria potenza Artemisia Gentileschi combatté a lungo per affermare la sua arte ; nonostante le limitazioni del tempo grazie alla sua bravura riuscì ad emergere nel panorama artistico del tempo,  tutto al maschile.

L’ Assenzio è  invece è  il notissimo liquore di cui fece uso abbondante una generazione di artisti a volte ritenuti “maledetti”.  In passato si riteneva infatti che il liquore di Assenzio creasse dipendenza, allucinazioni e stati di forte alterazione, stimolando così la creatività.

In realtà gli effetti della bevanda, molto in voga tra pittori e poeti del XIX secolo (Baudelaire le dedicò dei bei versi ne “Le Spleen de Paris”),  erano dovuti all’altissima gradazione alcolica (anche 70-80 gradi) e all’eccesso di tujone, una sostanza tossica in grado di provocare crisi epilettiche. Oggi invece, il liquore di Assenzio, mondato dei suoi “effetti malefici”, è regolarmente in commercio.

La pianta di Assenzio, notissima fin dall’antichità, ha in medicina numerosi impieghi e usata in maniera corretta ha notevoli effetti benefici. Buona anche in cucina, in cui si usano le estremità delle foglioline e dei gambi fioriti.

Presente ovunque in Italia, anche a discrete  quote, non è particolarmente vistosa anche se il suo stelo raggiunge il metro e mezzo. Anche se comunissimo, con le sue belle foglioline e il piacevolissimo colore verde quel nome così importante in fondo se lo merita tutto.

Francesco Gargaglia

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