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All’Olimpico una festa da mille e una notte

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Galvanica Bruni

Festa di colori, di suoni, di passioni. Lo stadio Olimpico si colora di giallo e rosso per la presentazione ufficiale della Roma, mentre i tifosi cantano a squarciagola e si commuovono nel vedere i nuovi arrivati con la maglia della squadra amata.

Ed è emozionante assistere a una serata impareggiabile, organizzata all’americana, così come da input della dirigenza statunitense, capace di dare nuova verve nell’arco di pochi mesi.

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Il tutto con buona pace di chi pensa che la città si sia svuotata, nei viali che circondano lo stadio romano la processione verso l’ingresso è costante, lenta, educata. Intere famiglie s’assiepano sugli spalti, sono sessantacinquemila i biglietti venduti, e potrebbero essere il doppio e forse il triplo se il teatro lo concedesse.

Nel via vai verso i cancelli la maglia più osservata è quella col numero 21 col nome Dybala sovrimpresso, ma non mancano le casacche-amarcord, coi nomi di Totti, Candela, De Rossi.

Antagonista di circostanza della partita è lo Shakhtar Donetsk ma tutto interessa, tranne il risultato di un’amichevole utile per l’abbraccio squadra-tifosi e per un incasso che finanzierà aiuti alla popolazione ucraina colpita dalla guerra.

Piange chi ha scavalcato gli “anta”, i bambini osservano estasiati, per una volta lo spettacolo completo vale il prezzo del biglietto. Si spellano le mani per applaudire l’allenatore della svolta, Josè Mourinho, e gli idoli del pallone che fanno sognare a occhi aperti una platea innamorata della squadra forse come non mai.

“La Roma non si discute, si ama”, recitò una volta al Sistina Renato Rascel interrompendo un suo spettacolo per annunciare che la squadra per la prima (e unica) volta era retrocessa in serie B.

Chissà cosa direbbe oggi Renatino, nell’osservare la magia d’una partita di calcio come questa. Col pubblico in visibilio, anche se c’è nulla in palio. E con un colpo d’occhio senza eguali.

Leonardo Morelli

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