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A Roma il record di eventi estremi da cambiamento del clima

A Roma allagamenti, interruzioni del TPL, esondazioni e rischi più che nel resto delle aree esaminate

diluvio corso francia
Corso Francia, foto di repertorio
Galvanica Bruni

Secondo il Rapporto 2021 dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, presentato oggi, il record di eventi estremi provocati dal cambiamento climatico e registrati tra le città italiane è di Roma dove, dal 2010 al 1° novembre 2021, si sono verificati ben 56 eventi di cui 33 allagamenti a seguito di piogge intense, mentre in 13 casi è stata causata l’interruzione, con danni, di infrastrutture viarie e ferroviarie e 21 i giorni con interruzioni totali o parziali delle linee di trasporto.

Sette i danni da trombe d’aria, due le esondazioni fluviali e un evento con danni da siccità prolungata e temperature estreme.

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“Roma ha il record nazionale per eventi estremi legati al cambiamento climatico, – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -, con decine e decine di giornate di allagamenti, interruzioni di servizio del TPL, esondazioni e rischi per le persone.”

“Per la Capitale siamo di fronte a un quadro sempre più complesso che continua ad emergere dal Rapporto Cittaclima, aggravato da una evidente intensificazione di eventi estremi nel corso del tempo. Con questi numeri ci rivolgiamo anche alla nuova amministrazione, perché da qui devono partire le risposte più concrete e le politiche più risolute per contrastare le emissioni, mitigare le conseguenze della febbre del pianeta e adattare il territorio al clima che cambia”.

“Per mettere in campo tutto ciò – conclude Scacchi – bisogna rafforzare la grande rete del verde di Roma dei Parchi urbani e periurbani, fermare il consumo di suolo, curare al meglio il Tevere, l’Aniene e tutto il reticolo fluviale secondario, piantare alberi, incentivare l’uso del mezzo pubblico ripartendo con la cura del ferro, utilizzare le tecniche più moderne e compatibili per deimpermealizzare da lastre di asfalto e cemento aree oggi impermeabili, delocalizzare i tessuti urbani più a rischio”.

Per prendere visione del rapporto nazionale completo cliccare qui

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