Home TEMPO LIBERO Cassia, il Ciak riapre con un magnifico “Processo”

Cassia, il Ciak riapre con un magnifico “Processo”

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Galvanica Bruni

Finalmente. Dopo quasi diciotto mesi di chiusura, giovedì 21 ottobre il Teatro Ciak (via Cassia 692) ha di nuovo riempito la sala e aperto il sipario, proponendo in avvio di stagione uno spettacolo di grande qualità, estrema raffinatezza e notevole impatto emotivo.

Presentato da Ubik Produzioni e Teatro Stabile del Giallo e in scena fino al 14 novembre, “Il Processo” è l’adattamento teatrale del romanzo che Franz Kafka lasciò incompiuto e che venne pubblicato postumo quasi cento anni fa.

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La rappresentazione, diretta da Anna Masullo, fila via liscia per quasi due ore (più l’intervallo), lasciandoti continuamente frastornato e spiazzato mentre focalizza la propria attenzione sull’infelicità della condizione umana, quando si muove sul territorio del thriller, della poesia e della satira, ogni volta che ti priva, nella scena successiva, dei riferimenti che ti aveva fornito nella precedente.

La regista lo aveva anticipato nell’intervista (leggi qui) che ci aveva rilasciato una settimana fa: “se accetti la possibilità di un continuo cambiamento, allora il viaggio può avere inizio”. E il viaggio è un incubo tanto vorticoso quanto incomprensibile.

La trama è nota: una mattina come le altre, Joseph K. si sveglia dal suo sonno tranquillo e viene accusato e, poi, processato per qualcosa che non ha commesso e che è ignota persino al “tribunale”, all’autorità misteriosa che lo persegue e lo perseguita.

Fin da subito Joseph K. è il nostro eroe. Solo contro la calunnia, l’ingiustizia e l’inconoscibile, il protagonista (molto ben interpretato da Ruben Rigillo) è il nostro rappresentante della dignità individuale ferita e della smarrita empatia, profilandosi come una sorta di Dante rovesciato, che va “tra la perduta gente”, non per distribuire colpe, ma con l’intento continuo – e continuamente vanificato – di scuoterla da un torpore esistenziale malsano e dall’accettazione passiva di una realtà degradata a tutti i livelli: personale, sociale, giuridico, etico e religioso.

E, in maniera squisitamente kafkiana (ops!), essendo ignota la natura della colpa, Joseph K. dissipa gran parte delle proprie energie per cercarla dentro di sé, quella colpa di cui è accusato. Perché, se accetti la premessa o il dogma per cui la colpa è dentro di te, prima o poi qualcosa trovi.

E il “tribunale” – entità remota, inaccessibile, onnipresente – “non vuole niente da te: ti accoglie quando vieni e ti lascia andare quando vai”. Ti lascia persino a piede libero in un mondo, tuttavia, in cui sei in completa balìa della maldicenza, alla mercé di una realtà senza appigli, in un contesto in cui i precetti del diritto – “vivere onestamente, non ledere l’altro, attribuire a ciascuno il suo” – sono aboliti, derisi, dimenticati.

Lo spettacolo, come il romanzo, pone continuamente interrogativi che generano risposte provvisorie, che a loro volta creano altre domande. È come se una lavagna venisse riempita di parole per poi essere cancellata e riscritta, rovesciata e sostituita. La costante della rappresentazione è il dubbio, non la certezza. Il riferimento è l’incongruenza, non la coerenza logica.

L’adattamento teatrale – di Massimiliano Giovanetti e Michele Montemagno – restituisce con rispetto e scioltezza il linguaggio forbito di Kafka, mentre tutti gli attori (Vincenzo Failla, Mario Scaletta,Linda Manganelli, Fabrizio Bordignon, Barbara Abbondanza, Gigi Palla ed Enrico Ottaviano), che ruotano intorno a Rigillo e sono alle prese con più di un ruolo, si comportano in maniera efficace, convincente, incisiva.

Anna Masullo, come in altre occasioni, scova soluzioni registiche sorprendenti, dissemina la narrazione di dettagli tanto piccoli quanto preziosi, fa e disfa la cronologia degli eventi con grande sicurezza, mantiene alta l’attenzione, conservando il racconto nella carreggiata della fluidità e del corretto dosaggio dei vari ingredienti.

In conclusione, non solo una magnifica prova d’insieme dell’intera compagnia dello Stabile del Giallo (non ci scordiamo mai di applaudire i tecnici!), ma anche una dimostrazione di coraggio da parte della direzione artistica del Ciak.

“Il Processo” di Franz Kafka sarà in scena al Teatro Ciak (via Cassia, 692) fino al 14 novembre, dal giovedì al sabato (con inizio alle ore 21) e la domenica (ore 17.30). I biglietti possono essere acquistati al botteghino del teatro (lunedì-venerdì 10-13 e 16-19, sabato 10-13) o su www.vivaticket.com/it/home. Per ogni informazione si può inviare una mail a info@teatrociakroma.it o telefonare al numero 0633249268.

Giovanni Berti

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