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Sui monti Simbruini tra cascate e bramiti di cervo

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Ascoltare il bramito di un cervo maschio ad una manciata di chilometri da Roma… è mai possibile? Incredibile ma vero. All’imbrunire, nella valle dove scorre il fiume Aniene e ai margini dei grandi boschi di faggio, da settembre fino a novembre è possibile ascoltare l’inconfondibile bramito che il cervo, nella stagione degli amori, lancia come verso di sfida agli altri maschi.

Un bramito forte, inconfondibile, che assomiglia ad un ruggito e che rimbalza nelle valli e tra le cime dei monti.

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Per ascoltarlo è sufficiente raggiungere il più grande parco del Lazio, il Parco Regionale dei Monti Simbruini, al confine con l’Abruzzo e ad appena un’ora di auto dalla capitale.

Una esperienza suggestiva da non perdere e che non richiede alcuna conoscenza specifica perché il bramito è inconfondibile. Dove ascoltarlo? Nel cuore del parco, nei pressi di Cervara (il suo nome è proprio derivato dalla presenza massiccia in passato di cervi), nella Piana di Fondi, alle pendici del Monte Autore e nella Valle dell’Aniene.

E proprio in questa valle verdissima scavata nei millenni dal corso dell’Aniene oltre al poderoso richiamo del cervo si potrà ascoltare anche il canto delle due tra le cascate più belle, quella del Cardellino e quella delle Tartare.

In realtà si tratta di due sorgenti le cui acque fredde e pulitissime  sgorgano dalla roccia e scendono su verdissimi tappeti di muschio: uno spettacolo affascinante.  Come raggiungerle? Dagli altipiani di Arcinazzo si scende il direzione di Trevi e si raggiunge la località “Comunacque”, dove le acque del torrente Simbrivio si uniscono a quelle dell’Aniene;  da qui si prende l’ampia sterrata che si inoltra nella valle (è vietato ai non residenti di accedere con l’auto) e in un paio di chilometri si raggiunge la prima sorgente, quella del Cardellino.

L’acqua scende dall’alto e scorre su di uno sperone di roccia ricoperto di muschio; la portata della sorgente varia di molto perché le acque sono quelle che provengono dalle piogge e dallo scioglimento delle nevi. Dopo un lungo viaggio nelle viscere della montagna sgorgano limpide e freschissime.
Proseguendo sulla strada bianca dopo appena 300 metri, sulla sinistra, c’è la sorgente delle Tartare, in parte coperta dalla vegetazione;  è necessario allora guadare il fiume  usando degli stivali oppure senza esitare entrare nelle acque gelide con gli scarponcini da trekking.

Questa sorgente-cascata è strepitosa. L’acqua spumeggiante forma delle ampie terrazze dove le acque verdi-azzurre si riversano su terrazze sottostanti dando luogo ad uno spettacolo suggestivo e inusuale.

I raggi del sole che filtrano tra i rami e le fronde degli alberi danno vita ad un gioco di luci che animano le acque che travasando da una conca all’altra vanno a riversarsi nel fiume. Non ha nessuna importanza se tornando sula sterrata avremo le scarpe bagnate e i piedi infreddoliti: ne sarà valsa sicuramente la pena.

Francesco Gargaglia

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