
Pedane e tavoli all’aperto fino al 2023. Questa è la richiesta dei proprietari di locali e ristoranti romani che, in vista della scadenza della concessione comunale gratuita prevista per il 31 dicembre 2021, si sono già organizzati per chiederne la proroga di altri due anni.
La scorsa primavera, con l’annuncio del ritorno in zona gialla, abbiamo visto fiorire un po’ ovunque quelli che vengono chiamati dehors, ossia pedane amovibili, sedie e tavolini su strade e marciapiedi. Ne abbiamo assaporato tutti i benefici, potendo mangiare e brindare all’aperto, in compagnia e in sicurezza, anche se la ricerca del parcheggio si è fatta sempre più accanita.
Sergio Paolantoni, presidente della Fipe-Confcommercio – come riporta Fanpage.it -, ritiene che il beneficio di tale concessione sia stata preziosa ma non sufficiente e sottolinea l’importanza di dare più tempo: “Abbiamo chiesto al Comune di Roma di mantenere anche nel 2022 e 2023 la concessione gratuita del suolo pubblico, dato che la ripresa è ancora graduale, speriamo di mantenere questo straordinario strumento che aiuta i commercianti”.
L’espansione dei dehors
La possibilità di espandersi con i dehors, quindi di poter occupare gratuitamente più suolo pubblico per far accomodare un maggior numero di persone fu una scelta del Comune di Roma per aiutare bar, ristoranti e locali duramente colpiti dalle misure adottare da Governo nel contrastare la pandemia da Covid-19.
La concessione effettiva è arrivata a luglio 2020. La “Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 81/2020“ autorizzava, quindi, ad ampliare fino al 50% in più la pre-esistente occupazione di suolo pubblico o ad adibirne una ex novo, nel chi non l’avesse già, fino al 31 ottobre 2021.
Lo scorso aprile i termini sono stati estesi al 31 dicembre 2021, come previsto dalla lettera f) dell’art. 38 della “Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 21/2021“.
XV Municipio, una proroga con qualche limite
Ci sarà un’ulteriore proroga per i dehors? Se lo chiedono in molti, dagli amanti del pasto sotto le stelle, magari con accanto un fungo-stufa, ai non muniti di Green-pass. Sono, però, soprattutto i commercianti a porsi questa domanda e a ritenerla una necessità.
“È giusta la prosecuzione per sostenere il rilancio delle attività, ma con alcuni correttivi, primo fra tutti l’attenzione al Codice della Strada. Mettere dei limiti di occupazione mi sembra doveroso nei confronti dei cittadini”, ci spiega Daniela Giuliani, assessore al turismo e al commercio del XV Municipio.
“La Sindaca – continua – si è fatta in parte promotrice di questa proposta. Io sono favorevole, ma l’occupazione delle aree pubbliche deve essere disciplinata e vanno fatte maggiori verifiche. Ci sono alcune zone di Roma dove concedere il 50% è eccessivo, come a Ponte Milvio dove c’è un’alta concentrazione di locali e i marciapiedi vengono occupati per intero. Ci sono arrivate numerose segnalazioni da parte dei cittadini e dei comitati di quartiere per l’impossibilità di trovare parcheggio, per l’elevata rumorosità, l’impossibilità di passare sui marciapiedi, per tavoli posti dove è pericoloso, come nelle curve delle strade. Ci vuole contemperamento, maggiore attenzione ai divieti e al malcontento del singolo”.
Giulia Vincenzi
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Infatti qui a ponte milvio non si cammina più a piedi! Troppi tavoli che ingombrano i marciapiedi, le macchine si parcheggiano davanti non lasciando lo spazio per camminare. Il rumore amplificato ! Insomma così noi residenti abbiamo sempre più difficoltà e nessun beneficio come mai solo loro hanno diritti e noi? E naturalmente questo accade sia di giorno che di notte per tutta la settimana. Di anno in anno la situazione sta peggiorando
Ma quale 2023. Fine anno e smontare tutto.
Oppure pagare l’occupazione del suolo pubblico raddoppiata. Vedi come lasciano.
Concordo appieno!!!!!!!!!!
Lo immaginavo!!! Tipico… Una cosa provvisoria diventa definitiva. E che importa se si sono sottratti parcheggi sulle strisce blu o bianche (andate a vedere anche in Prati)! Questa città è diventata un caos mai visto, in ogni dove. Tutto viene fatto senza razionalità. Basta!
Gli aumenti di OSP concesse dalla del 81/2020 a P. Milvio sono del 70 %, e non del 50 %, ma le cose peggiori sono le pedane sulla sede stradale, che restringono le strade, tolgono posti auto e deturpano l’aspetto urbanistico, tra l’altro alcuni gestori hanno posto anche dei vasi aggettanti, che aumentano lo spazio occupato e costituiscono un serio pericolo per i veicoli.
E’ ovvio che i commercianti chiederanno proroghe decennali della Del 81, ma la Politica dovrà disciplinare questa questione, e noi ritieniamo che , quando saranno abrogate le norme di distanziamento, non ci sarà nessun motivo per prorogare gli aumenti di concessione, specialmente quelli su sede stradale, e dovranno essere rimossi.
Chiedo a tutti i candidati Presidente del Municipio di esprimersi su questa questione e di far sapere agli elettori come intendono comportarsi al riguardo.
Comitato Ambiente e Legalità – Ponte Milvio
Chiedo anche a lei Dott. Perrone e ai i Presidenti o membri del comitato di Quartiere, sperando di avere risposta non sull articolo ma azioni concrete e visibili su PONTE Milvio.
—Sono d’accordo con tutto quello che ha scritto e tutti i commenti all articolo sui famosi “dehhhors” ma chi interviene?
Rimarrà anche questo un ennesimo articolo su @vignaclarablog pieno di lamentele inascoltate e fine a se stesse?!
Parliamo e scriviamo..ma a chi????
La situazione non fa altro che peggiorare e basta.—
Vatti a fidare!! Dopo tutte le proteste le denunce per la movida e quant’altro qui a ponte milvio, credo che per noi residenti non ci sia alcuna attenzione.
Così ci sono stati tolti anche i Marcepiedi!
Come se non bastasse tutto quello che continuiamo a subire: disastro del TRAFFICO cittadino, parcheggi per auto comandati da Abusivi, velocipedi motorizzati e non che scorrazzano selvaggiamente o buttati in ogni angolo, MOVIDA aggressiva, urlante e incontinente ( ebbene sì oramai il mio portone è un WC e un contenitore di sbornie ), RIFIUTI ovunque.
Sempre peggio! Anziché migliorare si fanno solo danni!
Abbiamo anche noi qualche straccio di diritto o no?
C’era da aspettarselo, anzi era scontato.
Immancabilmente e puntualmente sono iniziate le grandi manovre per far diventare permanente ciò che doveva essere provvisorio e temporaneo.
Modus operandi che costituisce la regola in questo Paese, appartiene al suo patrimonio genetico. Figuriamoci parlando di dehors, a Roma.
Ferma restando l’oggettività delle situazioni di difficoltà che hanno colpito alcune categorie di lavoratori nel lungo e difficile 2020, infatti, era persino elementare prevedere che l’”emergenza Covid” sarebbe diventato il classico “cavallo di Troia” per fare passare provvedimenti di deregulation, da sempre tentati e costantemente motivo di forte contrasto.
L’inimmaginabile è sotto i nostri occhi, ormai da molti mesi.
La città è ormai un tavolino unico, senza soluzione di continuità, su marciapiedi, su strada, su pedane di legno, sui parcheggi, dovunque.
Un vero e proprio far west, considerando inoltre che i Municipi non hanno potuto smaltire l’enorme quantità di richieste pervenute in seguito alle Delibere resesi necessarie in attuazione del Decreto sull’emergenza. Molti dehors, inoltre, non possiedono neanche l’assenso formale, sono illeggittimi e nessun controllo viene operato, tanto meno sulle misure di suolo pubblico realmente occupato.
E i cittadini (lavoratori, residenti, visitatori, ecc.) sono sempre più in difficoltà. E dimenticati……tra l’altro, a voler guardare il problema con la miopia degli amministratori, si tratta di un palese errore strategico essendo anche loro elettori…..
Ma nell’assurda ed improponibile diatriba “interessi/diritti” (due valori “tipologicamente” diversi che non si possono mettere in rapporto), vengono sempre privilegiati gli “interessi”, naturalmente quelli delle categorie più forti.
La domanda che oggi non può essere elusa è: permane veramente questa situazione di difficoltà? Dove e quali sono i numeri veri che descrivono questa realtà ancora tragica del mondo della ristorazione?
Le televisioni e i mass media riportano in continuazione, anche con toni trionfalistici, le statistiche europee e nazionali sulla eccezionale ripresa del nostro Paese dopo la sberla sonora per gli effetti del Covid.
Del resto, senza neanche fare ricorso a questi dati è sufficiente quello che abbiamo potuto vedere con i nostri occhi per tutta questa estate. E che continuiamo ad avere sotto gli occhi quotidianamente.
Se poi è calato di qualche numero il turismo, non è che occupando il suolo pubblico arrivano i turisti. Le persone che hanno deciso di non viaggiare, perchè ancora insicure, non cambiano idea sapendo che ci sono i dehors ad attenderli.
Il rapporto attuale domanda/offerta è senza dubbio in favore del secondo fattore.
Probabilmente, la situazione economica, alla fine di dicembre 2021, permetterà il ritorno alla normalità, così come, sperabilmente, sarà sotto controllo quella relativa alla pandemia, grazie anche ai greenpass e alle altre misure di sicurezza messe in campo a tutela della salute dell’intera cittadinanza.
In questo caso, un comportamento serio, consapevole e civico imporrebbe il rispetto della scadenza del 31 dicembre 2021, considerando che già era stata proprogata rispetto alla prima fissata al 31 ottobre 2021.
Viceversa, a fronte di questa situazione, altrettanto oggettiva come lo era quella dell’emergenza economica (quando c’era), sono iniziati i rumors, i tam tam, i lamenti, i piagnistei.
Addirittura chiedendo una proroga fino al 2023….poi quando sarà quel momento si troverà un nuovo motivo per continuare a stirare l’emergenza……..
Del resto analoghi segnali provengono da molti Amministratori pubblici (presenti e futuri, questi ultimi oggi molto impegnati “a piacere”……) i quali, costantemente affamati di consenso elettorale piuttosto che preoccupati del “bene comune”, già parlano, chi più chi meno e più o meno sommessamente, di trovare “punti di equilibrio”.
Ma, scusate, cosa vuol dire “punto di equilibrio”? Di quale “equilibrio” si tratta?
Dove è finito il rispetto delle regole della convivenza, normate con decreti, delibere, leggi?
Il Comitato Abitare Ponte Milvio, sempre pronto ed aperto ad un confronto sereno con i commercianti, più volte già vissuto, ritiene che diverso dovrebbe essere il processo nel caso si verificasse l’augurabile superamento delle condizioni che hanno determinato la disposizione emergenziale.
Gli stessi commercianti, per non perdere la loro credibilità, dovrebbero rientare immediatamente nelle regole con il rispetto delle norme ordinarie antecedenti la 81/2020 e successivamente chiedere, motivandone le ragioni, l’apertura di un confronto con TUTTI gli stakeholders (cittadini compresi, dunque) per stabilire regole che armonizzino i diritti di tutti, in una visione di città vivibile, decorosa, accogliente e inclusiva.
I candidati, non soltanto Presidenti ma anche Consiglieri, dovrebbero rendere pubblico il loro pensiero sull’argomento e non svicolarlo.
Per i cittadini/elettori è importante conoscere quale visione di città posseggono coloro che si apprestano a governarla.
Paolo Salonia
Portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio
Sono d’accordo con tutto quello che ha scritto e tutti i commenti all articolo sui famosi “dehhhors” ma chi interviene? Rimarrà anche quest’ottavo un ennesimo articolo su @vignaclarablog pieno di lamentele inascoltate e fine a se stesse?!
Parliamo e scriviamo..ma a chi????
La situazione non fa altro che peggiorare e basta.
Lo immaginavo: gli dai un dito e si prendono tutto il braccio… Possibile che ci siano solo gli interessi dei commercianti?
Almeno i commercianti si impegnassero a pulire il tratto di marciapiede davanti al proprio locale; non è possibile che l’AMA la mattina dopo la movida debba essere impegnata a rimuovere ogni volta lo schifo lasciato per strada dai loro clienti.