Home CRONACA Morì per colpa di un cinghiale. Tre indagati in Campidoglio

Morì per colpa di un cinghiale. Tre indagati in Campidoglio

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foto di repertorio
ArsBiomedica

Indagati per omicidio stradale il vice capo di gabinetto e due dirigenti del Comune di Roma per la morte di Alessandro Nazzareno. L’uomo, nel 2017, si scontrò con la sua moto contro un cinghiale mentre percorreva via Cassia.

“Mancavano le misure di protezione”: è quanto emerge dalle indagini appena concluse dal pm Stefano Luciani. Nel mirino dell’accusa ci sono il vice capo del gabinetto della sindaca Raggi e titolare della delega alla sicurezza urbana (delega in cui è compresa anche la gestione dell’emergenza cinghiali), più due dirigenti del Dipartimento capitolino SIMU, sviluppo e infrastrutture e manutenzione urbana. Se la Procura chiederà il rinvio a giudizio, gli indagati potranno finire sotto processo.

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L’accaduto

Il tragico incidente risale alla notte tra il 17 e il 18 marzo del 2017. Alessandro Nazzareno, 49 anni, perse la vita scontrandosi violentemente contro un cinghiale mentre tornava verso casa in sella al suo scooter Honda.

L’impatto avvenne su via Cassia, dopo la fine di Corso Francia, all’altezza di via dell’Inviolatella Borghese. Al buio, a un passo dal parco, l’animale si era probabilmente avventurato per la strada in cerca di cibo. Nazzareno non riuscì a frenare in tempo, a causa della scarsa visibilità, lo prese in pieno e venne scaraventato a terra, sbattendo la testa. L’uomo morì durante la corsa in ospedale.

Il Codacons chiese da subito l’intervento della magistratura per accertare le responsabilità dell’amministrazione capitolina. Già quattro anni fa, il presidente Carlo Rienzi sosteneva che “Da tempo a Roma si segnala la presenza crescente di cinghiali che scorrazzano per le strade della città, mettendo in serio pericolo l’incolumità dei cittadini. A fronte di tali denunce, il problema non è stato risolto, e la mancanza di interventi ha portato al tragico incidente”.

L’emergenza cinghiali finì, così, nel mirino della Procura di Roma. Venne, infatti, aperto un fascicolo per indagare sulle misure di sicurezza che riguardano questi mammiferi cercando di capire eventuali responsabilità degli enti che amministrano i parchi.

Oggi, come riferisce l’edizione romana del Corriere della Sera, dalle indagini del PM emerge che la tragedia poteva essere probabilmente evitata se fossero state adottate le giuste misure di protezione: recinzioni idonee lungo il confine parco, illuminazione sufficiente della strada, cartelli stradali per segnalare il pericolo di attraversamento animali o dei dossi di rallentamento.

Dopo più di quattro anni nulla è cambiato

Ancora oggi, i cinghiali imperversano nelle strade della città in cerca di cibo, attratti dalla presenza dell’abbondanza di rifiuti in strada a causa del netto rallentamento nella raccolta da parte di AMA. L’ultimo episodio nel mattino di oggi, venerdì 9 giugno, quando un’intera famiglia di ungolati passeggiava sul bordo di via Cassia ‘Antica’. nei pressi di un supermercato.

L’emergenza cinghiali è peggiorata negli ultimi anni, nonostante il piano di contenimento sottoscritto a settembre 2019 tra il Campidoglio, la Città Metropolitana e la Regione Lazio, che prevede la cattura tramite le gabbie e la macellazione degli esemplari selezionati dalle Asl; gabbie che vengono puntualmente distrutte.

Il problema si fa sentire soprattutto nei quartieri a Nord della Capitale, in particolare nelle zone limitrofe ai parchi dell’Insugherata e dell’Inviolatella, tanto da spingere i cittadini a raccogliere le firme per richiedere un intervento immediato. In pericolo c’è la sicurezza sulle strade, oltre che l’igiene pubblica.

Giulia Vincenzi

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