
Decine di commenti negativi sui social e sul nostro sito hanno fatto da corollario al nostro articolo del 18 marzo con quale abbiamo annunciato il progetto edilizio targato Casillo Group e affidato alla società partecipata “Vecchio Mulino Roma srl”, progetto che prevede sulla carta la costruzione di 360 appartamenti, 400 box e diversi locali commerciali in 4,7 ettari di campagna sulla Flaminia, all’altezza del km 8,5, alle spalle del condominio “il Papillo”.
4,7 ettari acquistati appunto dalla società e comprensivi della vecchia struttura, oggi abbandonata, della Romana Macinazioni, uno dei primi mulini di Roma. Costruito nei primi decenni del 1900, è quello che ha dato i natali alla famosa “rosetta” romana. Una struttura che verrebbe rasa al suolo per far spazio, assieme ai restanti ettari, a un nuovo quartiere a tutti gli effetti.
Troppo consumo di suolo
Commenti negativi dicevamo, da parte di cittadini preoccupati dell’eccessivo consumo di suolo, fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, alla densificazione o alla conversione di terreno nell’area urbana.
Un fenomeno che continua a trasformare il territorio romano con velocità elevate. La capitale (fonte Ispra) nel periodo 2022-2023 (è il dato più recente) ha consumato 71,3 ettari che si sono aggiunti agli oltre trentamila “storici” immolati negli anni sull’altare della edificazione. 71,3 ettari, tanto per dare un’idea, corrispondono alla superficie di cento campi di calcio messi uno dietro l’altro.
Altre case e altre auto sulla Flaminia
C’è quindi effettivamente bisogno di consumare altri 4,7 ettari, solo per restare nella piccola enclave sulla Flaminia? C’è bisogno a Roma di altre 360 abitazioni nuove visto che quelle vuote, disabitate, sono oltre 162 mila (dato 2023)?
È proprio necessario che altre mille, mille e duecento persone vengano a gravitare sulla zona e con esse sei-settecento auto in più (oggi, il rapporto a Roma è di 60 auto ogni 100 abitanti) a intasare la già intasata Flaminia? Sono queste le domande che si pongono in tanti.
Ma non solo, ce n’è un’altra. Perché costruire 360 case proprio in questa zona? L’area del mulino abbandonato è una specie di conca ricavata nel tufo confinante a sud con il Monte delle Grotte, ad ovest con il campeggio Flaminio, a est con la vecchia Flaminia – strada senza uscita e che termina nei pressi dell’Hotel Rosen in stato di abbandono – e a nord con i terreni del complesso Colle Flaminio. I territori circostanti sono tutte proprietà private non accessibili: area camping e via di Valle Vescovo chiusa da due cancelli. I restanti territori ospitano piccole aree industriali.
Tutta la zona, fatta eccezione per le aree private, è densamente abitata e con una modestissima rete viaria, la sola vecchia Flaminia, molto stretta e luogo di parcheggio che potrebbe essere allargata solo nel tratto iniziale perché la restante parte (quella che porta al vecchio hotel) confina con una parete tufacea. Inoltre, la presenza della famosa “Tomba dei Nasoni” rende l’area ancora più delicata.
Le “timide” reazioni
Commenti negativi, dicevamo, che hanno preso di mira anche quelle che son state definite le “timide” prescrizioni alla realizzazione del progetto avanzate dal XV Municipio dal quale i cittadini si aspettavano invece una netta, decisa opposizione dopo non aver ancora digerito la cittadella (anche qui centinaia di abitazioni) che sta sorgendo poco distante, in via di Grottarossa.
Torniamo quindi sul tema col presidente del Municipio, Daniele Torquati, a conoscenza del progetto dal 2022 ma venuto alla ribalta e portato all’attenzione dell’opinione pubblica da parte della nostra testata solo da poco in quanto reso pubblico dai vertici della Casillo group e dal sindaco Roberto Gualtieri al MIPIM 2025 (salone internazionale dedicato all’immobiliare e all’urbanistica tenutosi dall’11 al 14 marzo a Cannes, in Francia).
A colloquio con Daniele Torquati
Va detto innanzitutto che la valutazione sugli aspetti urbanistico-edilizi sulla fattibilità dell’intervento sono di competenza del Campidoglio, in particolare del PAU (il dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica), mentre le considerazioni su come l’intervento edilizio impatterà sulla mobilità di via Flaminia spettano congiuntamente al Dipartimento capitolino Mobilità e Trasporti e alla Società Anas.
Detto ciò, non possiamo non chiamare in causa il primo cittadino di Roma Nord visto che in sede di conferenza di servizi l’Ufficio Tecnico del Municipio XV ha dato parere positivo al progetto condizionando l’ok ad alcune prescrizioni.
Presidente, prima di entrare nei dettagli la domanda è: il Campidoglio ha ritenuto congruo il progetto col Piano Regolatore di Roma? E se sì, a che punto è l’iter autorizzativo, quando prevede che possa essere rilasciato?
Vorrei precisare che non si tratta di valutare se il progetto possa essere congruo o meno con il piano regolatore di Roma, perché tale cubatura è già esistente e riconosciuta all’interno di questo. In realtà il progetto è presentato in riferimento alla Legge regionale n.21 del 2009 – il cosiddetto Piano Casa -poi modificata dalla legge n.10 del 2011, che in base alla rigenerazione delle cubature esistenti, dà ai singoli proponenti l’opportunità di poter aumentare, secondo gli standard fissati dalla stessa legge regionale, le cubature da edificare.
Una netta e decisa opposizione si sarebbe dovuta fare al momento dell’approvazione della legge, e soprattutto per le successive modifiche che hanno appunto reso possibile ulteriori premi di cubature. Senza alcuna vena polemica, ricordo che da parte mia queste battaglie, spesso portate avanti anche in completa solitudine, sono state fatte. Rispetto a queste, ci sono state delle sconfitte e delle vittorie; vittorie che tra l’altro hanno migliorato la stessa legge.
Con questo, non voglio contestare di per sé la legge, ma sottolineare quanto oggi noi possiamo e dobbiamo fare: attenersi a questa, utilizzarla al meglio e dare delle prescrizioni che per quanto mi riguarda sono tutt’altro che “timide”.
Per quanto riguarda invece l’iter autorizzativo, la prima conferenza dei servizi è stata indetta il 16 novembre 2021, e dopo un procedimento piuttosto lungo, svariate modifiche – anche sostanziali – e l’acquisizione di altrettanti pareri, il Dipartimento Urbanistica del Comune di Roma ha determinato la conclusione positiva della Conferenza dei Servizi nell’ottobre del 2023, stabilendo che il rilascio del permesso a costruire resta condizionato al recepimento di tutte le condizioni espresse nei pareri pervenuti e all’approvazione delle opere pubbliche collegate.
Nell’agosto del 2014, con lei Presidente, il Consiglio del Municipio XV, al grido di no alla cementificazione, bocciò il progetto “Riqualificazione stazione Due Ponti” che in realtà prevedeva la costruzione di un grosso insediamento di cinque piani per negozi e uffici. Perché ora avete invece dato parere positivo al progetto delle 360 abitazioni? Anche questo è cementificazione, anche questo consumo di suolo. E bene o male nello stesso punto di via Flaminia
Con tutto il rispetto per la domanda, credo sia evidente che non si possano mettere in relazione i due progetti che, seppur nella stessa porzione di Via Flaminia, non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.
Mentre quel progetto era una proposta di un privato che si proponeva di riqualificare un bene pubblico chiedendo di costruire nuove cubature, questo è un progetto privato, su un insediamento privato esistente. Una proposta di rigenerazione di un bene privato a seguito della quale il pubblico deve dare delle prescrizioni e impone delle opere pubbliche. Tra l’altro tra la prima conferenza dei servizi e la seconda abbattendo di un terzo le cubature rispetto a quelle esistenti e quindi diminuendo il carico urbanistico.
Inoltre, all’epoca, bocciammo il progetto della stazione Due Ponti non al grido dello slogan “No alla cementificazione”, ma perché sul serio si trattava di avere nuove costruzioni, e quindi consumo di suolo, per un’opera che avrebbe potuto fare direttamente il pubblico.
Bene, abbiamo capito che il vostro ok è stato condizionato a prescrizioni. Un ponticello sulla Flaminia, un parcheggio, la messa in sicurezza del costone del Monte delle Grotte (i cui pini stanno morendo), un’isola ecologica. Tutto qui o c’è di più? Ci vuole dare i dettagli?
Andiamo per ordine. Innanzitutto, la rigenerazione privata è condizionata a delle prescrizioni, come ad esempio uno specifico studio di traffico che abbiamo chiesto, comparato al fatto che quella proprietà, già esistente, potenzialmente già ad oggi può produrre traffico, come già produceva traffico in passato perché servita all’epoca dai mezzi pesanti della Romana Macinazioni e da tutti i dipendenti che lavoravano all’interno di quei locali. Le opere pubbliche sono previste per legge, per noi obbligatorie e imprescindibili.
Andando nel merito, quello che viene definito un semplice “ponticello” è in realtà lo storico ponte sulla Flaminia che il Municipio e i cittadini, ad oggi presenti, aspettano da anni e che si sarebbe dovuto realizzare già da tempo.
Il parcheggio è un parcheggio in più, come l’isola ecologica, in quanto il progetto privato prevede standard di parcheggi e un sistema di raccolta dei rifiuti interni.
A questo, si aggiunge l’opera estremamente complessa e costosa della messa in sicurezza del costone del Monte delle Grotte, tutelato da svariate Sovrintendenze e Parco di Veio, ma soprattutto l’enucleazione e la definitiva acquisizione a patrimonio pubblico della Tomba dei Nasoni, che ad oggi nonostante sia tutelata, insiste all’interno dell’area privata in questione.
Alla Tomba dei Nasoni si aggiungono anche i cinquemila mq di parco attigui al monumento, area verde che sarà pubblica e a servizio della Comunità.
Non parliamo quindi proprio di piccole opere insignificanti e per questo, al netto del diritto del privato di presentare un progetto sul proprio terreno, l’entità e la realizzazione di tali opere fanno diventare questa iniziativa una vera e propria rigenerazione urbana, allontanandosi dal concetto di mera speculazione edilizia, tra l’altro, ripeto, come detto prima, abbattendo di un terzo le cubature esistenti.
Ci tolga un’altra curiosità: tutto ciò va a compensazione o la società costruttrice verserà al Comune anche oneri concessori? A quanto ammontano?
La quantificazione del costo delle opere e degli oneri concessori non è in capo al Municipio e sono calcoli precisi che esegue il Dipartimento Urbanistica, ma in linea di massima posso dire che le opere pubbliche costano all’incirca cinque milioni e quattrocentomila euro, a cui si dovrebbero aggiungere gli oneri, poco più di sette milioni di euro.
L’ultima domanda: in tutta, assoluta sincerità, lei come valuta complessivamente questo progetto? Se fosse lei a dover decidere, pollice su o pollice giù? E perché?
Non si tratta di essere in accordo o in disaccordo, ripeto, si tratta di un intervento privato per cui lo stesso privato fa una lecita domanda, secondo le leggi vigenti, e al pubblico spetta il compito di verificare se questo diritto sia un diritto realizzabile, cercando il più possibile di fare in modo che, nonostante l’intervento sia privato, si possano migliorare le condizioni della zona. E’ il senso della rigenerazione urbana.
Quando mi si chiede come valuto complessivamente questo progetto posso dire che quello presentato nel 2021 non mi aveva convinto molto, perché per esempio non era chiaro dove ci proponevano di fare il parcheggio pubblico o addirittura non era chiara la cessione di un bene archeologico e storico così importante come quello della Tomba dei Nasoni.
Oggi, è altrettanto evidente che il progetto attuale mi convinca molto di più, e non convince solo me, tant’è che ha riscosso un notevole successo al Mipim, il più grande evento mondiale dedicato all’immobiliare e alla città.
Mi sembra paradossale che in una città come Roma, dove credo che in passato ci siano state veramente delle speculazioni edilizie, quando di fatto si trasforma un intervento privato in una vera e propria rigenerazione urbana di cui parlano addirittura gli ambienti internazionali come possibile esempio da seguire, non con poca superficialità c’è sempre il rischio che si avanzino critiche senza un approfondimento. Approfondimento che invece sta facendo la sua testata giornalistica.
C’è spesso una visione negativa delle iniziative private, frutto spesso di esempi passati non proprio fortunati; mentre i privati hanno spesso una concezione negativa di Roma a causa della grande burocrazia, perché sembra impossibile accogliere investimenti.
Credo che la sfida di Roma, e per Roma, e quindi anche dei Municipi, sia quella di accogliere le iniziative private facendo rispettare e migliorando i beni pubblici e il bene comune. Questo rimane il nostro obiettivo per questa vicenda, come per tutti gli altri progetti che in futuro arriveranno.
Claudio Cafasso
Flaminia, 360 nuove abitazioni fra tombe romane e un antico mulino
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Vista l”assoluzione della sinstra alla cementificazione c’è da sperare unicamwnte nelle varie sovraintendenze per bloccare questo abominio.
Ma si teniamo il vecchio mulino, ci va lei a fare le rosette ?
Troppo spesso si scarica su decisioni prese in passato, da altre amministrazioni, responsabilità che hanno pesante effetto nel presente e si dovrebbero contrastare non giustificare facendo di tutto per diminuire questo consumo di cemento e di aumento demografico in aree senza servizi.
Il problema delle nuove edificazioni in quartieri del Municipio Roma XV ripropongono il tema del privilegiare i servizi pubblici e non gli interessi privati. I costruttori per interessi economici e obblighi finanziari fanno in tempi certi le costruzioni che mettono in vendita per raggiungere il loro obiettivo prioritario: fare lucro. La realizzazione delle opere pubbliche di loro responsabilità troppo spesso non vengono realizzate trovando impedimenti burocratici o cavilli legali che liberano da questi oneri. L’elenco sarebbe lungo e negarlo non rispetterebbe la verità dei fatti.
Il progetto della società Vecchio Mulino srl non è nell’essenza un’opera di riqualificazione di un’area industriale dismessa ma una nuova edificazione venduta come nuovo quartiere. Scelte tutte fatte nella legalità ma con un orientamento politico che non privilegia gli interessi collettivi ma solo dei portatori di interesse diretti: costruttori ed eventuali compratori dei 736 appartamenti.
È vero che in sede di conferenza dei servizi il rilascio del permesso di costruire in convenzione resta condizionato al recepimento nel progetto di tutte le condizioni espresse nei pareri degli uffici ed enti partecipanti ed in particolare all’approvazione dei progetti delle opere pubbliche richieste:
– OP1 – Sistemazione di Via Flaminia
– OP2 – Parcheggio Pubblico
– OP3 – Percorso pedonale
– OP4 – Impianto di ricarica veicoli ed isola ecologica
– OP5 – Passerella pedonale di collegamento con la stazione
– OP6 – Sistemazione del verde pubblico della tomba dei nasoni
– OP7 – Messa in sicurezza del costone tufaceo prospicente la Via Flaminia di proprietà comunale (ricadente in zona R4)
– OP8 – Messa in sicurezza del costone tufaceo di proprietà comunale sul versante delle grotte.
Gli effetti critici più volte menzionati sono legati all’indefinizione e al rimandare i progetti esecutivi e realizzativi di tali opere pubbliche a tempi successivi alla costruzione dei palazzi. Poi con calma si vede come recuperare tali obblighi.
È stato fatto uno studio aggiornato sui volumi di traffico attuali con proiezioni sul futuro impatto dei nuovi insediamenti abitativi? Se sì, si ritengono sufficienti le misure proposte o si dovrà investire nel rendere la linea ferroviaria più efficiente trasformandola in metropolitana F come previsto nel PUMS della Città Metropolitana di Roma?
Che cosa si prevede per la sistemazione della via Flaminia. Ampliare le carreggiate? In che tempi?
Non è difficile prevedere che tali costruzioni renderanno più critica la mobilità nel quadrante e le opere previste non mitigheranno il problema esistente.
IIi vorrei aggiungere una domanda:il parco di Veio???Faccio parte da quaranta anni di una cooperativa che doveva costruire delle villette bifamiliari in unterreno dopo la nuova Paiseia.Tutto è sempre stato bloccato fino a che il comune ha deciso i confini del parco che partiva dalla Paideia e arrivava a Cesano.Abbiamo perso tutto,il comune non ci ha dato nemmeno una compensazione,come è possibile che ora si costruisca ovunque?Comunque nelle opere da fare, poiché mancano nella zona arree verdi e spazi x bambini,la prima parte del parco potrebbe essere attrezzaza con scivoli altalene e altro….Parlo x esperienza personale xchè ho un nipotino e l’unico posto dove posso portarlo sono i giardinetti della chiesa
Maria Alessandra Franco
Ma perché,a Via Città della Pieve (lato numeri dispari) le nuove costruzioni Via Roccaporena e Via Città di Cascia, le palazzine su Viale Tor di Quinto costruite abusivamente e poi utilizzate come alloggi dalla Marina Militare e la costruzione alla fine di Via Città di Castello? Evidentemente le varie amministrazioni locali non sono state in grado di difendere il patrimonio di verde del quartiere.
Siamo proprio sicuri che la L. 21/2009 (piano casa) sia stata applicata in maniera regolare? Le cubature autorizzate mi sembrano spropositate rispetto ai precedenti edifici.
Non è che nel calcolo delle cubature preesistenti sono stati inseriti anche i Silos (che rappresentavano almeno la metà di quanto esistente?
Ricordo che la legge del piano casa consentiva di cambiare destinazione d’uso ad edifici non a silos…. è come dire che trasformare un deposito di container in un centro residenziale…
A villa bianca (quartiere trieste) pochi giorni fa il consiglio di stato ha annullato il permesso di costruire proprio per una casistica del genere (valutazione folle delle cubature preesistenti).
Chissà che qualche Comitato di Quartiere locale non provi a fare altrettanto ricorrendo al Tar…
riqualificare li levando quell’eco mostro del vecchio mulino va bene però non palazzoni cosi .. come i papillo … sarebbero 1000 auto in più sulla Flaminia che già è impercorribile.. senza nemmeno un marciapiede! la Flaminia va allargata, vanno creati altri sottopassaggi come a corso francia e servono nuove strade e rotonde come quella davanti al nuovo supermercato pim e villa claudia. E’ diventata invivibile questa zona anche perchè non ha la metropolitana e la stazione di vigna clara con pochi treni e la mancanza della chiusura dell’anello ferroviario è inutile . sempre meno alberi.. sempre stesse strade piccole e sempre nuovi palazzoni brutti. tra l’altro !
A proposito della “RIGENERAZIONE URBANA” del Presidente Torquati riporto quello che il Premio Nobel Konrad Lorenz, medico, filosofo, etologo scriveva nel 1983 ne “Il declino dell’uomo”: “nel pensiero tecnomorfo esiste un meccanismo nevrotico coatto: la semplice possibilita’ di realizzare un determinato progetto viene scambiata con il dovere di porlo effettivamente in atto…si tratta di un vero e proprio comandamento della religione tecnocratica: tutto cio’ che e’ in qualche modo realizzabile deve essere realizzato!”
Anche al Fleming ci hanno privato dell’unica area verde rimasta per fare gli interessi del palazzinaro di turno. L’unica cosa che i nostri amministratori hanno a cuore, almeno nel nostro quadrante della città, sono gli interessi dei costruttori.
Comunque l’ultima domanda non era complicata per il Presidente Torquati…
Gli si chiedeva se avesse dovuto decidere lui e risponde nuovamente col solito mantra “scarica barile” (quello che si usa sempre in politica del “è colpa di quelli che c’erano prima”) che non poteva fare nulla, che la legge lo prevede, ecc.
Evidentemente c’è qualche problema di comprensione del testo da parte del Presidente Torquati…
Ma l’inedificabilità nel Parco di Veio vale solo a seconda di chi chiede di farlo ?
Se lo faccio io, è no ?
Se lo fanno i palazzinari, è sì ?
Avevo già commentato la notizia di questa ennesima devastazione del territorio prossima ventura e confermo quanto affermato all’epoca, punto per punto, rincuorato anche dal fatto che alcuni dei concetti da me espressi sono, in qualche modo, ripresi dal Direttore Claudio Cafasso nella sua introduzione all’intervista al Presidente Torquati.
Ma proprio questa intervista, per le risposte che lo stesso Presidente da alle domande semplici chiare e lucide poste da Cafasso, mi costringe a tornare a scrivere ulteriori commenti.
Sinceramente devo dire di essere rimasto all’inizio sconcertato. Ma poi, riflettendo meglio e allargando lo sguardo a tutta la gestione di questa città sotto l’attuale Amministrazione Gualtieri miracolata dai fondi PNRR e Giubileo (noi cittadini decisamente meno), non mi sono meravigliato più di tanto.
Anzi, direi che tutto torna, è rintracciabile una (nefasta) coerenza. Ai miei tempi si diceva “essere funzionali al sistema”.
Questa è l’aria che tira.
Per cui un Presidente di Municipio, di antica militanza di centro-sinistra, rispondendo alla prima domanda relativa alla congruità del progetto, può candidamente cavarsela affermando che non si tratta di andare a cercare congruità, perchè “… tale cubatura è già esistente e riconosciuta…(poichè)…il progetto è presentato in riferimento alla Legge regionale n.21 del 2009 – il cosiddetto Piano Casa…”. Il solito ritornello, dunque, del “sono stati gli altri”, dimenticando che il (benedetto) Piano Casa, nel suo lungo percorso, dal centro-sinistra è passato al centro-destra (Polverini) per ripassare e terminare con la Giunta Zingaretti (se non sbaglio dello stesso partito di Torquati) che lasciò indenni i ritocchi della Polverini, soprattutto in ordine di aumenti di cubature. In altra sede mi farebbe piacere conoscere quali siano state le “…vittorie che tra l’altro hanno migliorato la stessa legge…” delle quali parla Torquati.
Forse sarà necessario un classico “accesso agli Atti” per verificare con certezza un po’ di date e procedure.
Tra l’altro declassando lo spessore politico che si presuppone dovrebbe rappresentare l’azione di un Presidente di Municipio a semplice attività notarile di “presa d’atto” di fatti superiori e stabiliti da istanze sovraordinate.
Quindi abdicando ad un ruolo proattivo e decisivo che non sarebbe male fosse esperito nell’interesse dei cittadini amministrati.
Leggendo le risposte alle incalzanti domande successive, desolatamente il quadro si complica.
Apprendiamo, infatti, che evidentemente per il Presidente Torquati esistono differenti cementificazioni del suolo, a seconda di chi le propone.
Qui compare la parola magica, poi riproposta in vari altri passaggi: rigenerazione urbana.
Ormai questa è diventata il grimaldello che gli amministratori politici utilizzano, senza conoscerne il significato corretto nelle scienze urbane, per mascherare – molto impropriamente – le più svariate nefandezze ai danni della città, del territorio, dei cittadini.
Sarebbe lungo aprire il tema, ma non è questa la sede.
Mi limito a comunicare al Presidente che una volgarissima e abituale speculazione edilizia (per chiamarla con il suo vero nome) non cambia il suo impatto negativo sul territorio definendola virtuosa operazione di rigenerazione urbana.
Vuoi vedere che adesso dobbiamo pure ringraziare il Signor Casillo, benefattore della città.
I cittadini non hanno l’anello al naso e riescono ancora a capire cosa accade intorno a loro.
E, quindi, a capire anche il trucchetto delle “prescrizioni” che condizionano la concessione ad effettuare si meritorio intervento privato di “rigenerazione urbana”.
Si tratta, giammai di un “ponticello”, bensì di un “storico ponte sulla Flaminia che il Municipio e i cittadini….. aspettano da anni”.
Ci si chiede perchè, confermato l’inderogabile carattere di “interesse pubblico”, il Municipio non abbia provveduto prima, stante quanto affermato dallo stesso Presidente a proposito di eventuali interventi sulla Stazione Due Ponti, “… un’opera che avrebbe potuto fare direttamente il pubblico…”. Forse perchè troppo impegnato per l’attivazione dell’ascensore del ponte in ferro di qualche centinaio di metri prima (quello costruito a seguito del crollo del precedente portato via da un camion troppo alto).
Ma poi “… si aggiunge l’opera estremamente complessa e costosa della messa in sicurezza del costone del Monte delle Grotte, tutelato da svariate Sovrintendenze e Parco di Veio…”, pensate quanti oneri per il povero Casillo (toh!!!, compaiono anche le Sovrintendenze – addirittura svariate, e quante mai saranno? – e nientepòpòdimeno che il Parco di Veio, da queste parti un vero convitato di pietra).
Ma di quale opera estremamente complessa parla il Presidente? E a fronte di quale emergenza che richieda una messa in sicurezza del costone?
Se non sbaglio, l’Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Roma, Ornella Segnalini, a seguito degli eventi di metà gennaio 2025 e dei conseguenti sopralluoghi effettuati da ANAS, Protezione Civile, VVFF, tecnici del Campidoglio, dichiarò testualmente che “…La collina non è stata soggetta ad alcuna frana, ma a un lieve scivolamento di materiale provocato probabilmente dalla fauna selvatica…”.
Quindi, sempre l’attivissimo Signor Casillo al massimo si dovrà dare un po’ alla caccia.
Ma anche si volesse proteggere il costone con i notossimi sistemi di rete di contenimento, sappiamo tutti essere questi interventi assolutamente ordinari. Nuovamente ci si chiede perchè non sia intervenuta la mano pubblica prima.
Sulla questione archeologica, Tomba dei Nasoni, paesaggio, parco pubblico, eccetera, meglio stendere un velo pietoso, per carità di Patria. E torniamo a ricordare i poveri cinque pini che stanno tranquillamente morendo privi di qualsivoglia cura e attenzione.
Viene poi introdotta la notazione sulle cubature, addirittura “…abbattendo di un terzo le cubature esistenti…”. Cosa vuol dire “esistenti”?
Anche il tema “cubature” meriterebbe opportuni approfondimenti, alla luce dell’operazione che l’Amministrazione Capitolina sta portando a termine con le pesanti – e significative – modifiche agli articoli delle NTA del PRG del 2008 (l’ormai vicinissimo 7 aprile scade il termine per presentare osservazioni da parte delle Associazioni, dei Comitati, dei privati cittadini).
In questo senso, all’inizio osservavo che “tutto torna” e vi è coerenza (nefasta).
Del resto, a convincere il Presidente ancora di più sulla “qualità” del progetto Casillo è il successo che questo ha riscontrato “…al Mipim, il più grande evento mondiale dedicato all’immobiliare e alla città…”.
Tradotto questo pensiero significa che chi ci amministra giudica il “bello e buono” per la città sulla base di quanto viene applaudito in un incontro tra operatori privati nella più grande fiera su scala globale per il real estate, l’edilizia e il mercato immobiliare.
Ma guarda che combinazione? Chi mai se lo sarebbe aspettato che tra imprenditori si diano una mano!!!
Onestamente non rimango molto soddisfatto di cotanta vision su quale debba essere la corretta amministrazione dei beni comuni.
Ci sarebbe ancora molto da commentare, ma temo di avere – come semopre – abusato dello spazio.
Due ultime notazioni.
La prima relativa agli innegabili problemi di traffico che il mostruoso insediamento (utilizzo quell’aggettivo con profonda convinzione e la precisa volontà di dare un giudizio “estetico” del rendering in circolazione) inevitabilmente comporterà sull’asse di via Flaminia Nuova, già sufficientemente aggravata in determinati orari.
Ma, a giudizio del Presidente, la pressione che deriverà da 360 nuovi appartamenti (vogliamo calcolare due auto per appartamento?), è paragonabile al fatto che la proprietà (Casillo) “… già produceva traffico in passato perché servita all’epoca dai mezzi pesanti della Romana Macinazioni e da tutti i dipendenti che lavoravano all’interno di quei locali…”.
Non so se tale affermazione sia stata pronunciata come battuta o seriamente.
Basterebbe fare due semplici moltiplicazioni, magari aiutandosi con un pallottoliere.
L’ultima osservazione è in verità una domanda: qualcuno si è posto il problema della sicurezza in termini di salute (rischio tumori polmonari)?
Come è noto, infatti, il tufo (si tratta della roccia vulcanica all’interno della quale ci troviamo) è noto per essere straordinariamente ricco di radon (Rn), un gas inerte e radioattivo, e molto insidioso, di origine naturale.
L’insediamento in via di autorizzazione appare beatamente adagiato (sarebbe più proprio dire “attufato”) in una conca accogliente scavata nel tufo. Che volere di più?
Concludo veramente con una certa amarezza.
Quando, infatti, un guizzo di coraggio politico e di assunzione di responsabilità contro corrente, che probabilmente sono scarsamente premiali dal punto di vista del consenso, ma connotano certamente una capacità di visione realmente orientata alla salvaguardia del bene comune e della qualità della vita dei cittadini?
Paolo Salonia
Portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio