
La moglie Sonia, il figlio Leonardo, e poi suo fratello, la sorella, i nipoti, diversi colleghi, gli amici, i conoscenti, numerosi cittadini di Vallerano. A dare l’ultimo saluto a Massimiliano Morelli erano in tanti nel pomeriggio di giovedì 20 marzo. Non c’era un solo banco vuoto nel Santuario della Madonna del Ruscello.
Giornalista e scrittore, direttore responsabile della nostra testata, Massimiliano – o meglio Moremassi come amava firmare i suoi pezzi – è deceduto per un malore ancora non accertato (due giorni fa è stata effettuata l’autopsia su richiesta della famiglia). È stato trovato senza vita dal figlio Leonardo la sera dell’11 marzo. Da un paio di giorni non rispondeva al telefono, ma i familiari pensavano che si trattasse di un periodo di riposo dopo l’operazione all’anca. Il suo cuore, però, aveva smesso di battere. Lo stesso destino che nel 2018 colpì Emiliano, suo primogenito, scomparso a soli 23 anni a causa di un infarto fulminante.
Funerali svolti in silenzio, nella commozione generale. Difficile farne la cronaca. Preferiamo invece riportare le parole del suo amico fraterno Alessandro Tozzi che così lo ha salutato a fine esequie.
Lui le ha chiamate parole sbagliate non essendocene di giuste per salutare un amico che se ne va così. A noi invece son sembrate più che giuste, Massimiliano le avrà sicuramente apprezzate.
Massimiliano, nessuno di noi qui stasera credo abbia le parole giuste per l’occasione, semplicemente perché non esistono. Eppure, molti in questi giorni hanno scritto sui social ricordando sinceramente con parole semplici e belle i momenti personali della loro amicizia con te; i ricordi più belli ma anche quelli che spesso nessuno degli altri può capire fino in fondo.
Leo, Sonia, i fratelli, i parenti, gli amici, i colleghi: ognuno ha i suoi, e se li porterà dentro fino a che la memoria consentirà, fino a che il peso delle assenze non sarà troppo da doversi portare dietro.
E allora non avendo parole giuste da dire, ne dirò qualcuna sbagliata.
Simpatico, bonaccione, disponibile, troppo buono nella vita e nel lavoro: eri così. In questo mondo tutto questo non sempre è solo un pregio, speriamo lo sia nell’aldilà. Un mestiere complesso quello del giornalista, tanto più in questi tempi bui, tanto più se sei free lance a Viterbo, hai la 60 di taglia non hai la coscia lunga e sei rigorosamente fuori da consorterie di vario genere; come giornalista sportivo poi non eri nemmeno tifoso della Roma ma del Cagliari: come pensavi di essere apprezzato in questa regione?
Ma il lavoro per te negli ultimi tempi era solo un diversivo per cercare di non pensare a Emiliano, che abbiamo salutato qui solo pochi anni fa e già sembrano millenni; eppure ci pensavi in ogni momento, forse anche quando giocava il Cagliari, o quando Leo parava un rigore.
Vorrei averti qui davanti per salutarti con un buffetto sulla pancia, vederti entrare in macchina mentre mi dici “ti scrivo stasera”; ognuno vorrebbe averti qui a modo suo, per una parola, un bacio, una carezza, qualcuno forse anche per un pugno per come te ne sei andato troppo presto senza nemmeno salutare.
Oggi sono qui a ricordarti solo con parole sbagliate, perché non esistono le parole giuste da dire per un amico che se ne va, anche se sappiamo che ci incontreremo di nuovo, quando Dio vorrà.
Noi saremo appena arrivati dopo il viaggio e ci staremo stropicciando gli occhi, guardandoci intorno per capire dove siamo. Lo vedremo arrivare da lontano controsole con le sue meravigliose scarpe gialle, forse con la maglia numero 11 di Gigi Riva o forse addirittura con Riva accanto, tutti e due giovani e belli; Massimiliano avrà un panino burro e nutella in mano e un giornale nell’altra, perché lui scriverà anche nell’aldilà per lo più inventando, come fa Dio jazzando con le nostre vite e seguendo un copione improvvisato, o forse no, chissà.
Poi mentre ci stiamo abbracciando, d’improvviso ci farà il gesto di salutare anche noi verso un punto qualche decina di metri lontano, e lì scopriremo che c’è anche Emiliano con la cinepresa a riprenderci, sorrideremo tutti e tre dividendoci quel panino con la nutella e saremo felici.
E forse allora, quando tutto sarà finalmente perfetto, troveremo quelle parole che oggi nessuno di noi è in grado di dire. Ciao Massi.
E ciao Moremassi lo diciamo anche noi ricordando quel giorno del 2009 quando ci siamo incontrati, conosciuti e piaciuti tanto che ti affidammo subito l’incarico di direttore responsabile della nostra testata che sotto la tua guida e grazie ai tuoi insegnamenti si è affermata negli anni come una valida voce del territorio di Roma Nord.
Da oggi per noi sarai il nostro direttore responsabile ad honorem; sul campo, invece, ti succederà Claudio Cafasso. Ciao Massi, ti abbiamo voluto bene e te ne vorremo sempre.
Claudio Cafasso e Fabrizio Azzali
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Grazie Massimiliano per la professionalità e per il coraggio di aver trattato gli argomenti del mio libro con profondità e con oggettività. Solo un un un giornalista competente poteva farlo.
Che Dio ti accolga anche per i tuoi meriti di umanità e di generosità. Mancherà la tua unicità.
Taty Labruna