
Luca Steinmann è un giornalista e corrispondente di guerra; è stato uno dei pochissimi (si contano sulle dita di una mano) giornalisti occidentali a documentare la guerra in Ucraina al seguito delle truppe russe senza subire peraltro censure o particolari limitazioni.
Dopo aver pubblicato nel 2023 “Il fronte russo” ora torna in libreria con un lungo reportage: “Vite al fronte” (Ed. Rizzoli, 262 pag., 18 euro).
Steinmann nel 2024 ha viaggiato dal Libano alla Siria e poi il Nagorno-Karabakh e il Donbass raccogliendo le testimonianze di soldati, civili, guerriglieri ed ex terroristi.
Il risultato è un lungo racconto di guerra e di sofferenza perché come sempre accade a pagare il peso dei conflitti sono i civili: uomini, donne e bambini sottoposti ad ogni tipo di violenza. Dagli ebrei ucraini ai profughi palestinesi, dai cristiani del medio oriente agli armeni in fuga dalla Siria.
Luca Steinmann è un “lupo solitario”: si muove tra le macerie della guerra o nei campi profughi con la sola compagnia di un interprete (che inevitabilmente diventa un compagno di viaggio) documentando con una prosa lucida e avvincente le traversie di chi combatte ma soprattutto di chi subisce la guerra.
Amare e sconvolgenti soprattutto le testimonianze raccolte nei campi profughi dove una umanità senza speranza a volte convive con i propri carnefici.
“Vite al fronte” racconta quello che spesso i media occidentali non possono e non vogliono raccontare, e lo fa con straordinaria obiettività: la guerra è in fin dei conti un palcoscenico allestito dalle grandi potenze, USA- Russia- Europa e Israele che perseguono i loro interessi politici ed economici con incredibile cinismo mentre le marionette sono i popoli senza voce né giustizia che la subiscono.
Una triste realtà che emerge in modo drammatico dalle pagine di “Vite al fronte”.
Francesco Gargaglia
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