Home ATTUALITÀ Ponte Milvio, addio all’architetto Eduardo Micheletti

Ponte Milvio, addio all’architetto Eduardo Micheletti

Eduardo Micheletti
Lettere al direttore

Nella sera di venerdì 7 febbraio, ci ha lasciati Eduardo Micheletti, tra i fondatori del Comitato Abitare Ponte Milvio e sua costante figura di riferimento. Profondamente colto, di pensiero analitico e critico, sempre generoso nell’offrirsi al confronto dialettico, amante della musica, della pittura, delle arti.

Architetto di professione e, soprattutto, nell’animo, ha coniugato la capacità progettuale e la cultura della città con l’impegno civico e, vivaddio, politico in difesa dell’abitare e del vivere gli ambienti urbani e i beni comuni con spirito democratico, inclusivo, accogliente e rispettoso gli uni verso i bisogni degli altri. In difesa del decoro, sia degli spazi fisici dell’urbs sia dei comportamenti nella civitas.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Ho avuto il grande piacere, e l’onore, di essere stato per alcuni anni in coppia con lui nel ruolo di co-portavoce del Comitato e molto abbiamo cercato di costruire insieme per il miglioramento della qualità della vita in questo quartiere squassato da una violenta, quanto devastante, trasformazione epocale che ha cancellato valori e significati sostituendoli con locali per consumo di cibo e bevande, e scellerata movida.
Di lui vale ricordare la freschezza giovanile delle idee e dell’approccio alla realtà.

Sono stati anni di intensa attività, spesa non soltanto per il nostro quartiere, ma anche in prima linea su molte altre criticità del centro storico di Roma.

Eduardo sempre pronto e attento, con la lucidità dell’analisi e la forza degli interventi, a volte persino irruenti. Purtroppo, a nulla gli sono serviti per contrastare l’invasione barbarica, proprio sotto le finestre della sua abitazione in viale Tor di Quinto, degli ennesimi locali e localetti di cibo e bevande dai quali, quasi applicazione terrena della regola del contrappasso, odori, profumi e schiamazzi di ogni tipo inondano allegramente gli ambienti della casa affacciati sul Ponte Mollo.

Negli ultimi anni, sopraggiunta un’età considerevole – dopo una vita ricca e densa, trascorsa circondato da una famiglia meravigliosa -, era facile vederlo, la mattina, seduto al bar di Massimo, subito all’angolo tra Piazza Ponte Milvio e Tor di Quinto, intento alla lettura, del quotidiano o di qualche libro, o a scrutare con curiosità e lo sguardo perennemente acuto il frenetico movimento nella piazza. Sempre con la stessa eleganza e il foulard al collo, suoi tratti distintivi (detto tra noi, ho sempre pensato che fosse anche un po’ vanitoso….il che non guasta…).

Non è retorico affermare che, con Eduardo, Ponte Milvio perde un’altra figura “storica”, una persona portatrice di valori sempre più in via di estinzione. La sua scomparsa rappresenta sicuramente ulteriore impoverimento per tutti noi.

Sono felice di avere avuto la fortuna di percorrere un tratto di strada insieme a lui. Mi rammarico di non avere “consumato” maggiormente la ricchezza della sua amicizia.

Il Comitato Abitare Ponte Milvio ed io personalmente lo ricordiamo con riconoscenza e affetto, stringendoci in un abbraccio sincero alla sua cara Paola, ai figli, ai nipoti e a tutte le persone che lo hanno amato.

Per chi avesse piacere di dare a Eduardo un ultimo saluto, martedì 11 febbraio alle 10.30 si svolgerà una cerimonia nella Cappella del Cimitero Acattolico di Roma, in via Caio Cestio 6.

Paolo Salonia
Portavoce Comitato Abitare Ponte Milvio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 commento

  1. Mi permetto di ricordare Eduardo con una poesia scritta per i suoi novanta anni.

    Genetliaco di Eduardo

    Ti ho conosciuto nella stagione amara.
    Quella in cui l’altrui iniqua azione
    si liquida con drastici commenti
    osceni o sbrigativi.
    Non più l’analisi e la disputa.

    Sì, la stagione amara,
    quella in cui l’estetica del classico
    è un comodo rifugio
    per occhi, un tempo, avvezzi alla ricerca.

    Quella in cui il medico
    pretende di convincerti
    che invece di guarire
    ti deve congedare.

    E i gesti delle donne si seguono
    per consuetudine,
    un poco timorosi
    di scoprir nuove coscienze.

    E’ quella, la stagione amara.
    Quella in cui l’apparire di non compresi giovanili slanci
    ci sembra insincero,
    non più degno di tenere attenzioni.

    Ma tu non sei così!
    Tu non sei dell’amara stagione un paladino.
    Tu scruti,
    tu contesti,
    tu indaghi.
    Con la stessa energia con cui,
    ieri come oggi, nello studio,
    sul tavolo da disegno,
    con maestria sposti la riga e tiri sicure rette.

    Tu, sei, fuori scala,
    time is out of joint,
    non hai seguito la norma,
    l’età non t’ha schedato.

    E se gli appuntamenti, anche i più ricorrenti,
    con disdoro fallisci, e la memoria impegni
    nelle casse o sopra mensole affastellate,
    non il taccuino ricercato
    ma la stessa ragione della sua ricerca.
    E quando, sadico e civile, passi tempo
    a voltar gli specchietti
    di piloti inurbani e inetti.

    Che importa.
    Tu sei sempre pronto al viaggio:
    quello che ti offre l’osservazione del design d’una coupè,
    o la partecipazione alla dispensa d’oboli
    a un corteo di afflitti.
    O quello a cui ti spinge il civile impegno a Ponte Milvio,
    la protezione di Paola e l’obbligo politico in sezione.

    Appari in viaggio, non stabile.
    Come i cittadini di Lucca descritti dal tuo concittadino Giuseppe,
    l’ermetico poeta, tuo preferito.
    In queste mura non ci si sta che di passaggio.
    Qui la meta è partire.

    Abbiamo vissuto nell’infanzia a due isolati di distanza,
    ma ci siamo incontrati,
    per via di un civico manifesto, assai tardi.

    In questa stagione che abbiamo detto amara.
    A me, amico, è stato dolce l’incontrarti.

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome