
Il ventiquattrenne romeno ferito da un colpo di pistola sparato dalla guardia giurata ieri sera sulla Cassia non ce l’ha fatta, è morto questa mattina all’ospedale San Filippo Neri.
Dopo essere stato centrato alla testa era stato soccorso in gravissime condizioni, non cosciente, e sottoposto nella notte a un lungo intervento chirurgico.
Dopo aver ricostruito la dinamica di quanto accaduto, il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e il PM Roberto Santoni questa mattina avevano deciso di indagare la guardia giurata per tentato omicidio. Dopo la morte del ragazzo, sarà ora omicidio l’accusa che la Procura di Roma muoverà contro il vigilante.
La vicenda
Intorno alle 19 di ieri, giovedì 6 febbraio, una banda di quattro persone entra dal balcone di un appartamento al primo piano di una palazzina nel comprensorio di via Cassia 1004, poche centinaia di metri dopo l’incrocio fra via Cassia e via di Grottarossa.
All’interno la proprietaria viene immobilizzata e i quattro dopo aver individuato la cassaforte tentano di smurarla con una mazza ferrata.
I rumori però attirano l’attenzione della guardia giurata che sta rientrando nel suo appartamento, confinante con quello dove sta avvenendo la rapina. Il vigilante si avvicina ma improvvisamente si ritrova davanti i rapinatori in fuga.
Due saltano giù dal balcone, gli altri due scendono dalle scale. In quel frangente gli spari. Dieci colpi esplosi con la pistola in dotazione al vigilante. Sono infatti altrettanti i bossoli trovati sul luogo dell’accaduto.
Uno dei rapinatori è colpito alla fine del vialetto condominiale, mentre sta scavalcando il cancello, e stramazza a terra dopo aver compiuto un volo di alcuni metri.
Gli altri tre complici riescono a fuggire sulla vettura con cui erano arrivati e si dirigono, stando alle testimonianze verso la vicina Riserva Naturale dell’Insugherata dove poco dopo si concentra parte delle ricerche delle forze dell’ordine che hanno setacciato tutta la zona.
Il vigilante nelle prime dichiarazioni spiega che con quella macchina avrebbero tentato di investirlo. Ma per i magistrati le cose sarebbero andate diversamente e l’ipotesi accusatoria è che i dieci colpi siano stati sparati alle spalle dei rapinatori, quando erano ormai in fuga e non c’era alcun pericolo o minaccia che giustificasse l’uso dell’arma, che gli è stata sequestrata.
Giorgio Bilachi
AGGIORNAMENTO
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