![antonio paffumi antonio paffumi](https://www.vignaclarablog.it/wp-content/uploads/2025/02/antonio-paffumi.jpg)
Continua la nostra ricerca di quelli che abbiamo chiamato i pionieri del Far Nord. In realtà questa volta il pioniere non doveva essere Antonio Paffumi, il nostro interlocutore di oggi, ma Tommaso Iannone.
Antonio arrivò da lui come lavorante nel 1965. Esattamente 60 anni fa, quando Tommaso si era già trasferito da tempo a Vigna Clara, accanto all’antiquario. Fino a un paio d’anni prima la ‘barberia’ Iannone era in piazza Jacini, tra il bar (che allora, figurarsi, era una ‘succursale’ del Cigno dei Parioli) e il negozio che vendeva acque minerali e vini sfusi. Lì stava già dalla seconda metà degli anni ’50. Ma Tommaso era del ’23 e oggi non c’è più.
Sessant’anni di barba e capelli a Vigna Clara
E allora abbiamo dirottato la nostra attenzione su Antonio Paffumi, testimone anch’egli del mutare dei tempi e del quartiere. Un mutare scrutato dalle vetrine della sua barberia in via Coletti 27 fra le decine di chiacchierate quotidiane con i suoi clienti.
Antonio, tu, quando sei arrivato a Vigna Clara?
Nel ’65. Appena finito il servizio militare. Sono stato due mesi a Graniti, il mio paese in Sicilia, e poi sono venuto a Roma
E adesso nel tuo locale c’è Simone, il figlio di tua figlia. Sei contento di passare il testimone a lui?
Certo, sono contentissimo. Non me lo aspettavo. Io pensavo che lui, magari, studiasse. E invece lui, no. “Mi piace il mestiere tuo”. Ha fatto una scuola per parrucchieri, l’accademia, e poi ha cominciato a venire il pomeriggio qui da me.
Dove vivi adesso?
Vicino al Parco dell’Insugherata. Sopra l’Acqua Traversa
Quanto tempo è che hai aperto in via Coletti?
Qui ho aperto nel ’77. Questo negozio, sono 48 anni. E 11 sono stato in via di Vigna Stelluti
Sei arrivato che Tommaso stava già a Vigna Stelluti…
Si, nel ’65 e per 11 anni ho lavorato sotto Tommaso che prima stava a piazza Jacini e poi per problemi di affitto si è spostato a Vigna Stelluti, in un palazzo che era stato costruito da poco.
Quanti anni avevi Antonio, e come sei arrivato in questo quartiere?
23 anni. Avevo appena finito il militare, appunto. C’era un compaesano mio che aveva una barberia a Via del Corso. E Tommaso, dopo aver lavorato con lui, aveva aperto il suo negozio e cercava un lavorante. Qui era ancora periferia, non ci passava molta gente e allora aveva chiesto al collega di Via del Corso “se passa qualcuno che cerca lavoro, mandamelo”.
Io ero venuto a Roma perché mio zio, che era capostazione a Settebagni, mi aveva detto “vieni a Roma che qui è più facile”. E io lo ascoltai…
Ma avevi già fatto il barbiere prima?
Sì, certo, per tre anni prima di partire militare. In un paesino vicino a quello mio, sempre sottopadrone. Lui era malato di cuore e non ce la faceva. Dopo un anno e mezzo è morto e io per un altro anno e mezzo ho gestito il locale da solo. Lì c’erano gli abbonamenti. I clienti non pagavano ogni volta, pagavano a fine mese. Cera una rubrica dove si segnava tutto. A fine mese io portavo alla moglie la rubrica con i soldi.
Che ricordo hai di Vigna Clara di quando sei arrivato
Mah… io abitavo con mio zio a Centocelle, Tor de’ Schiavi. Due anni sono stato con lui. Per arrivare qua prendevo due mezzi. Il 14 e la ‘D’, che passava dalla stazione e arrivava a Monte Mario. Quella Rossa. Poi c’era quella Blu che invece si fermava a Vigna Clara. Io le prendevo tutt’e due…
Che effetto ti ha fatto arrivare a Vigna Clara la prima volta?
Beh, io arrivavo da un posto pieno di palazzi e qui c’erano poche case e ancora molti terreni non costruiti. La chiesa era stata costruita da poco e c’era ancora la casupola sopra la collina dove ora stanno i taxi. E mi dicevano che via di Vigna Stelluti fino a qualche mese prima era ancora sterrata. Via Ferrero da Cambiano era costruita solo a destra. Dove adesso c’è la Upim c’era un immenso canneto.
E a Largo Vigna Stelluti c’era lo stagno…
Sì, dove poi è venuta la casa albergo, sotto c’era acqua. E mi ricordo un ingegnere che abitava in una di queste palazzine che era dell’Ina, perché qui attorno era quasi tutto dell’Ina… veniva a farsi i capelli da noi. Lui aveva partecipato al progetto e mi diceva che sotto c’era la creta. Per questo ci furono parecchi problemi a costruire.
C’era tanta gente che veniva a farsi barba e capelli?
Di gente ce n’era abbastanza. Qualcuno veniva anche da fuori. C’erano tre barberie. Una era a Largo Belloni, una era vicino all’Euclide e poi c’eravamo noi… mi ricordo che via Pompeo Neri era ancora tutta sterrata. Quando pioveva ti dovevi mettere le buste di plastica ai piedi per non sporcarti…
Antonio, clienti famosi ne hai avuti?
Erano quasi tutti professionisti, avvocati, ingegneri, medici. C’era Magalli che abitava al comprensorio di Via Nemea, c’era Raimondo Vianello… Qualche volta veniva anche Saragat, sempre accompagnato da qualcuno.
Una volta il principale fu chiamato alla residenza dell’ambasciatore di Persia sulla Camilluccia per fare la barba allo scià, Mohammad Reza Pahlavi.
A Via Ronciglione abitava Berlinguer e si diceva che la polizia avesse cambiato tutti i sensi di marcia delle strade per fare in modo che lui potesse uscire più rapidamente.
Nello stesso palazzo della vostra barberia c’era un attore americano che faceva Maciste, te lo ricordi? Si chiamava Gordon Mitchel
Sì, veniva da noi, me lo ricordo. Poi s’era comprato dei terreni a Gaeta per costruire delle piccole case.. “Per far lavorare la gente”, diceva.
E’ cambiata Vigna Clara da allora?
Beh, intanto hanno finito di costruire. Mi ricordo che a via Bodio c’erano molti palazzi in costruzione. A piazza Carli non era come adesso. Era tutto al piano stradale. Poi c’è stato l’ingegner Acciardi che era al Comune, forse assessore… e che aveva ideato il giardino rialzato.
Mi ricordo che a via Mengotti c’era una lavanderia che lavorava molto con alberghi e ristoranti. Quando ci passavi vedevi lenzuola e tovaglie stesi sui fili che avevano messo nei campi.
Sei andato via da Tommaso perché lui ha chiuso?
Sì. ha chiuso e ha dato il locale a Ferrari, l’antiquario. Gli ha dato una buona uscita e lui si è fatto un po’ di conti e ha deciso di chiudere.
Quanti anni aveva Tommaso?
Tommaso era del ’23. Diceva sempre che la sua era la classe di ferro, ma ognuno pensa che la propria sia quella di ferro.
E via di Vigna Stelluti era già tutta piena di negozi come adesso?
Sì, ma erano negozi diversi. C’era Mimmo il gommista, Federico il giocattolaio, i tre macellai Bonifazi. Il primo ad andarsene è stato quello all’angolo con una buona uscita importante e ci è venuto un negozio di vestiti.
Ma tu che fai, hai appeso le forbici al chiodo? Non hai intenzione poi di riprendere?
No. ormai c’è Simone. Io ho 82 anni. Devo pensare a curare i miei problemi di cuore. L’altro giorno sono stato dal cardiologo. Non mi fa nemmeno girare in macchina. Solo intorno a casa e sempre con qualcuno accanto.
Tu hai seguito diverse generazioni della stessa famiglia. Ti sembrano cambiate le persone?
Sono arrivata alla quarta. Padre, figlio, figlio del figlio e figlio del figlio del figlio. Cambiate le persone? Poco. E direi sempre in meglio.
Non c’è da meravigliarsi. Antonio è sempre stato uno che guardava al lato positivo della vita. Ha costruito la sua e quella della sua famiglia con determinazione e con fiducia nel futuro. Ed è stato premiato.
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