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“Caro direttore, quand’eri piccolo ti diceva mai nessuno attento, chi si loda si sbroda. A me lo dicevano. Poi, da grande, ho scoperto un modo di dire molto ‘british’: ‘gli sciocchi lodano se stessi, i provinciali, i propri figli, i signori parlano solo dei loro cani e dei loro cavalli’.
Ebbene, sai che ti dico? Ho voglia di sbrodarmi e di fare lo sciocco. Però ho una giustificazione firmata niente meno che dal Capo dello Stato. Eh, sì, perché, vedi, questa lettera te la volevo scrivere già da qualche settimana, ma mi mancava il coraggio. Poi Mattarella nel suo discorso di fine anno ha citato la parola ‘rispetto’ che l’Istituto per l’Enciclopedia Italiana ha deciso essere la parola dell’anno per il 2024 e allora mi sono sentito autorizzato a dimenticare i rimproveri dell’infanzia e gli apprendimenti dell’età adulta.
Cito la notizia dell’Ansa: È “rispetto” la parola dell’anno nel 2024 per la Treccani. È stata scelta dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana “per la sua estrema attualità e rilevanza sociale” nell’àmbito della campagna di comunicazione ‘leparolevalgono’, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua.
E continuo: “Questa parola – spiegano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani – dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui, nelle relazioni internazionali.”
E io mi sentirei di aggiungere: nelle scuole e nei Pronto Soccorso degli Ospedali.
In un‘altra lettera che ti ho scritto a marzo dell’anno passato – già perché il 2024 è già l’altr’anno – te ne parlavo, anticipando la Treccani, insieme con la parola “cura”. Suggerendo che la cura per le cose e il rispetto per le persone fossero le due facce di una stessa medaglia. Qualcosa che ha a che fare con ‘educazione’, ‘buone maniere’, ‘progresso civile’, eccetera, eccetera.
Chiudevo chiedendomi se fossi solo io a sentirne la mancanza. Ebbene, ecco, vorrei vantarmi di ritenere che mi abbiano addirittura risposto il Capo dello Stato e forse il maggior istituto linguistico del Paese. Niente male, no?
Ma non so perché mi rimane un gusto amaro in bocca. Forse perché tutto ciò mi fa arrivare alla conclusione che nella splendida società nella quale viviamo il Rispetto nessuno sappia più nemmeno dove sta di casa. Con rispetto parlando…”
Michele Chialvo
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