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L’ultimo commosso saluto a Davide Marinali

funerali Davide Marinali
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Immagini dolorose oggi a Vigna Clara, sul sacrato e dentro la parrocchia di Santa Chiara dove centinaia e centinaia di giovani e adulti sono venuti a dare l’ultimo saluto a Davide Marinali, deceduto nella notte fra venerdì 6 e sabato 7 dicembre in un tragico incidente avvenuto a piazza Ankara, al Flaminio, all’altezza dell’incrocio con viale Maresciallo Pilsudski.

In sella al suo SH 150, alle 3 di notte si è schiantato con violenza contro uno spartitraffico, morendo pochi minuti dopo. Gli esami autoptici hanno accertato che è stato un improvviso malore al cuore a fargli perdere il controllo dello scooter.

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Sul sacrato, su tutta la piazza Giochi Delfici il silenzio è totale già da prima dell’arrivo del carro funebre. Ci si guarda negli occhi, la commozione è tangibile di chi si chiede perché morire a 24 anni.

Davide, figlio di Claudio Marinali, capogruppo PD in XV Municipio, era un ragazzo serio, affabile, benvoluto da tutti. Un gran bel ragazzo dal sorriso luminoso e dagli occhi buoni e profondi. Un giovane brillante, impegnato nella politica giovanile, nel sociale, nel civile, nello studio delle relazioni internazionali, basti pensare che anche l’ambasciatore USA a Roma ha espresso il suo cordoglio (Davide era infatti membro dello Youth Council dell’Ambasciata).

Ma un malore improvviso, il fato, un destino che qualcuno vorrebbe predestinato, hanno deciso diversamente. Lasciandoci qui a chiederci dov’è, se esiste, la giustizia divina. A chiederci come potranno sopravvivere due genitori dopo aver perso l’unico figlio.

C’è qualcosa contro natura perdere un figlio giovane. La morte di un figlio è la più dura prova che dei genitori possano affrontare nella vita. Nessuno si aspetta di sopravvivere ai propri figli, nessuno è mai preparato a un simile dolore. Perdendo un figlio tutto perde di significato, e diventa inutile, effimero, vacuo, un incubo nel quale i genitori si chiederanno mille volte perché, perché è successo?

Arriva il feretro e inizia la cerimonia funebre. La chiesa è gremita all’inverosimile, come tre volte la messa domenicale. In tanti sono dovuti restare fuori ma seguono compunti la cerimonia.

“Ci sono delle cose che uno non vorrebbe mai fare, una è questa, stare qui ad assistere al dolore indicibile dei genitori di Davide” esordisce il parroco, don Andrea Manto.

“Di fronte a una morte come questa non esistono parole, c’è solo il silenzio. Quando accade un evento così siamo schiantati; una cosa possiamo dirla non dipende da noi ma da qualcosa più grande di noi, dall’essere in comunione con Dio. Non ci sono parole che possano consolarci dalla morte di Davide ma abbiamo la certezza che la pienezza della sua giovane vita non finisce con lui, va oltre la nostra capacità di comprensione va oltre la morte, lui ce la consegna come un messaggio. Tutto quello che lui ha fatto continuerà a vivere dentro di noi e lui ci guarderà dall’alto, come i droni che amava far volare”.

Seguono le preghiere, il Padre Nostro, la comunione, la benedizione della salma. “Con dolore affidiamo Davide a questo abbraccio di tenerezza, vorremmo tenerlo qui con noi ma non possiamo, lo consegniamo a Dio nella certezza che lo ritroveremo tutti fra le sua braccia” conclude il parroco.

E poi arrivano i ricordi. “Caro Davide – dice una zia – mai avrei immaginato di scrivere queste parole; ti abbiamo visto crescere e diventare uomo, unico nipote maschio in una famiglia di donne fra zie e cugine, non ci diamo pace, ci siamo fatte tante domande ma la sola che resta senza risposta è come faremo ad andare avanti senza di te?”

Le fa eco una cugina di Davide che con voce tremante ricorda i loro giochi da bambini, le loro avventure e i loro sogni e lo saluta dicendo “grazie per esser stato mio fratello”.

“Ci mancherà sognare con Davide” aggiunge una componente del gruppo “Giovani Democratici” del XV Municipio affermando che la sua morte rappresenta “una perdita enorme per noi, per voi genitori e parenti, per Roma, per il Partito Democratico”.

Il feretro esce dalla chiesa. Un lungo, caldo applauso lo accompagna, come un enorme abbraccio fraterno.

Claudio Cafasso

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