
Nelle prime ore di oggi, mercoledì 13 novembre, i militari della Guardia di Finanza hanno effettuato diverse perquisizioni negli uffici del Dipartimento dei Lavori Pubblici del Comune di Roma nell’ambito di un’indagine della Procura della Repubblica. Perquisita anche la sede di Astral, società interamente partecipata dalla Regione Lazio.
Le ipotesi di reato sono corruzione, turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture nell’ambito di appalti per il rifacimento del manto stradale e che riguarderebbe anche fondi per il Giubileo.
Otto gli indagati
Otto persone risultano indagate: cinque sono dipendenti del Comune di Roma, uno appartiene alla società Astral, e due sono agenti della polizia stradale. Come detto, le indagini si concentrano sugli appalti per la manutenzione stradale, settore in cui sarebbero state distribuite tangenti sotto forma di denaro contante e offerte di lavoro.
Il presunto corruttore, un imprenditore, è accusato di aver elargito mazzette e garantito posizioni lavorative ai figli di funzionari del Comune e di Astral, per ottenere vantaggi nella gestione dei contratti pubblici “pilotando” una serie di appalti.
Strade riparate con materiali scandenti
L’imprenditore, secondo quanto riportato da La Repubblica, controllava di fatto 15 società intestate a prestanome. Secondo l’accusa, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto Lorenzo Del Giudice, i lavori svolti dalle sue aziende avvenivano al risparmio, tagliando i costi sui materiali bituminosi utilizzati per il manto stradale.
Questo approccio avrebbe reso le superfici sottili e fragili, contribuendo alla rapida riapertura delle famigerate buche di Roma dopo breve tempo. Una situazione che non solo aggravava le condizioni della viabilità cittadina, ma aumentava anche la spesa pubblica per interventi di manutenzione successivi.
Le modalità corruttive, secondo i magistrati, comprendevano il pagamento di tangenti in contanti e l’offerta di posti di lavoro per i figli dei dipendenti comunali e di Astral. Inoltre, le indagini hanno rivelato che l’uomo avrebbe mantenuto una sorta di “accordo” con due poliziotti della stradale, che avrebbero consentito ai camion della sua impresa di circolare senza il rischio di sanzioni, anche quando superavano abbondantemente i limiti di peso per il trasporto di materiali edili.
Le accuse in dettaglio
Queste le accuse nei riguardi del 46enne imprenditore al centro dell’indagine nel proseguo della quale potrà fornire la sua versione dei fatti e difendersi dalle contestazioni. Stando alle accuse, egli avrebbe costituito un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati – turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione, riciclaggio e autoriciclaggio -, tra l’altro volti ad ottenere appalti per l’asfaltatura stradale da Roma Capitale.
Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, l’imprenditore avrebbe commesso frode nella pubblica fornitura di appalti conclusi col Campidoglio – per esempio in via della Serenissima, in via della Magliana e a piazzale De Bosis, al Foro Italico -, non adempiendo agli obblighi contrattuali previsti e ponendo in essere espedienti ingannevoli per far apparire l’esecuzione del contratto conforme agli obblighi assunti, con particolare allo spessore del manto di asfalto e alle qualità del materiale impiegato.
Secondo quanto ipotizzato dalla Guardia di Finanza, in sintesi, è stato “possibile rilevare la partecipazione delle società appartenenti al ‘gruppo’ a numerose procedure di gara per lo più inerenti a lavori di rifacimento del manto stradale, con la conseguente aggiudicazione, che nella maggior parte dei casi hanno avuto quale controparte ‘Roma Capitale’ per importi di circa 100 milioni di euro”- In particolare le intercettazioni e i successivi accertamenti, “hanno consentito di far emergere l’esistenza di un unico disegno criminoso e di un’associazione per delinquere”.
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