A diciassette anni dal drammatico fatto, oggi, 30 ottobre, si è tenuta una commemorazione in ricordo della signora Giovanna Reggiani, massacrata, violentata e gettata in una scarpata il 30 ottobre del 2007 e morta due giorni dopo a causa delle gravi ferite.
La cerimonia si è tenuta all’altezza della rotatoria di via Camposampiero, a Tor di Quinto, dove è presente una lapide, installata anni fa dal Municipio XV, con la scritta “mai più“. Presenti il presidente del XV, Daniele Torquati, l’ex sindaco Gianni Alemanno, l’avvocato Giorgio Mori, promotore dell’iniziativa, gli assessori del XV Tatiana Marchisio e Tommaso Martelli, rappresentanti della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Polizia Locale di Roma col comandante del XV Gruppo, Barbara Luciani.
La tragica vicenda
Giovanna Reggiani, 47 anni, moglie di un alto ufficiale della Marina Militare, morì alle 19.34 di giovedì 1° novembre 2007 dopo essere stata violentata e massacrata due giorni prima, il 30 di ottobre, nel buio del solitario vialetto che conduce alla stazione di Tor di Quinto.
Erano circa le 19 quando la donna scese dal treno e s’incamminò lungo quei settecento metri che congiungono la stazione con via Flaminia. Non c’era un lampione. Di mezzi pubblici neanche a parlarne. Mentre li percorreva nel buio per arrivare alla fermata del bus 31 che l’avrebbe condotta a delle palazzine poco distanti, residenze di militari e dove c’era anche la sua abitazione, venne aggredita, trascinata in una baracca di un vicino insediamento di nomadi, violentata e poi infine gettata in una scarpata.
Poche ore dopo, scattato l’allarme per il suo mancato rientro in casa e attivate le ricerche, venne trovata in un fossato seminuda, il volto sporco di sangue, il corpo pieno di lividi. E già in coma.
Gli agenti del Commissariato di Ponte Milvio, dopo aver ascoltato alcuni testimoni oculari (in particolare un’anziana donna rumena che disse di aver visto il violentatore gettare il corpo nel fosso) arrestarono l’autore dell’aggressione, Nicolae Mailat, un romeno di 23 anni. Ad inchiodarlo fu il ritrovamento della borsa della vittima nella sua baracca. Al momento dell’arresto era ancora sporco di sangue e fango con numerosi graffi sia sulle braccia, sia sul volto. Segni di una violenta colluttazione.
Giovanna Reggiani morì quarantotto ore dopo in un letto del reparto di rianimazione dell’ospedale Sant’Andrea, il suo cuore si fermò alle 19.34.
Il processo di primo grado all’omicida si concluse con la condanna a 29 anni di carcere. L’Appello gli affibbiò invece l’ergastolo, confermato poi dalla Cassazione. Oggi Nicolae Mailat sta scontando la pena in un penitenziario in Romania dove è stato trasferito il 9 aprile 2015.
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Che brutta storia. Visto il trasferimento in Romania, mi auguro che le autorità italiane vigilino affinché questo assassino resti effettivamente in carcere fino alla fine dei suoi giorni!