
Anni di umiliazioni, maltrattamenti e violenze. Anni di sottomissione all’uomo brutale che aveva sposato. E con lei anche i figli hanno dovuto sopportare quel padre-orco che non esitava ad alzare le mani e la voce al minimo contrattempo, vero o presunto.
Due sere fa, la donna – che chiameremo Maria residente in Via Stefano delle Chiaje in zona Saxa Rubra – ha trovato la forza di telefonare ai carabinieri.
Le pattuglie dei militari si sono mosse sia dalla stazione Tombe di Nerone che dal Nucleo Radiomobile Trionfale e quando sono arrivate nei pressi dell’abitazione i carabinieri hanno notato la figura di un uomo che a grandi passi si stava allontanando, tentando di far perdere le proprie tracce profittando dell’oscurità della sera.
L’uomo – un ultracinquantenne italiano – è stato fermato e identificato da Maria come il coniuge che aveva appena smesso di picchiarla, costringendola a rifugiarsi in una stanza insieme al figlio più piccolo, ancora minorenne.
Nel suo racconto ai carabinieri gli anni di soprusi subiti da lei e dai figli e che avevano indotto un grave stato di ansia e di paura in tutti i componenti la famiglia. Nel corso della perquisizione i militari hanno recuperato nell’abitazione ben tre pistole e 240 munizioni. Una piccola santabarbara che è stata posta sotto sequestro.
Il magistrato ha disposto per l’uomo l’obbligo di firma in caserma con applicazione del braccialetto elettronico e divieto di avvicinamento alla moglie. E speriamo che la misura sia sufficiente e che il braccialetto funzioni, perché nel frattempo in Italia due donne hanno pagato con la vita il malfunzionamento del braccialetto.
Rossana Livolsi
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