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Parchi d’affaccio a Ponte Milvio, proseguono i lavori

muraglione PM
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L’allerta “arancione” della Protezione Civile sembrerebbe essere rientrata; le piogge nella zona di Roma non sono state troppo abbondanti e il livello del Tevere, con le sue banchine che sono state off-limits per un paio di giorni, ha raggiunto livelli più che accettabili.

Approfittando di una tregua che ha portato una bella giornata di sole vediamo qual è lo stato dei lavori sulle banchine all’altezza di Ponte Milvio.

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Per il Giubileo 2025, da marzo 2024 sono partiti lavori – dovrebbero concludersi entro fine 2024 inizio 2025 – per la realizzazione di due cosiddetti “parchi d’affaccio” a monte e a valle di Ponte Milvio la cui Torretta Valadier sarà trait d’union. A sinistra, lato Tor di Quinto, nascerà un’oasi naturalistica che si estenderà fino al ponte Flaminio. A destra, il parco di affaccio che, lungo via Capoprati, si estenderà fino a ponte Duca d’Aosta.

Per la realizzazione dell’oasi naturalistica, circa 6,5 ettari, si sta procedendo alla bonifica della vegetazione, la riforestazione, la realizzazione di due belvedere, di un’area archeologica e di un’area di aggregazione con vista verso Ponte Milvio.

Nel parco di affaccio che sta nascendo a destra della Torretta Valadier, nell’area golenale compresa tra Ponte Milvio e Ponte Duca d’Aosta (circa 2 ettari) sono in corso di realizzazione piazze attrezzate con sedute, alberi e percorsi.

Siamo scesi sulla banchina, e vedere i muraglioni del Tevere con le lastre di marmo fino a ieri imbrattate di scritte finalmente puliti e candidi è uno spettacolo al quale i romani non sono abituati.

Al momento sono stati “sbiancati” i marmi nei pressi di Ponte Milvio e si sta provvedendo a sistemare le banchine rifacendo il piano calpestabile con sanpietrini dal momento che la furia delle acque ne aveva divelti a centinaia.

Quello che si vede fa veramente bene al cuore: costretti ad osservare anni di mancati interventi e di grave trascuratezza, oggi quel piccolo tatto di banchina risplende sotto i raggi del sole.

Diversa la situazione a monte di Ponte Milvio dove i lavori procedono più lentamente; l’assenza di operai al lavoro ci ha permesso di raggiungere i margini del cantiere dove sono state accatastate montagne di rifiuti e detriti.

Al momento solo una cinquantina di metri di banchina è stata riportata alla luce; anni di mancati interventi hanno creato uno strato di fango e sabbia alto almeno un metro e mezzo. Ma la sua rimozione ha consentito di riportare alla luce splendidi ritrovamenti archeologici molto importanti: si tratta degli antichi argini del Tevere in tufo, risalenti al I secolo a.C., di un tratto dell’antica via Flaminia con il tradizionale basolato imperiale e di un tratto di sanpietrini del ‘900.
Con loro, è stato finalmente “resuscitato” anche il famoso cippo, più volte portato all’attenzione dell’opinione pubblica e più volte caduto nell’oblio, preda dei rovi.(Per foto e descrizioni clicca qui).

A fine lavori, i circa 6,5 ettari saranno trasformati in un parco lineare con tre oasi di affaccio: una con un giardino d’acqua, la seconda con una spianata con pavimenti in legno e la terza, quella con i ritrovamenti, sarà una zona di interesse archeologico. A oggi però la riva destra fino al Ponte Flaminio, dopo l’area archeologica, è ancora da bonificare, vero però che mancano ancora 4-5 mesi al termine dei lavori.

Comunque, visto che da decenni nessun intervento era stato effettuato dalle varie amministrazioni in carica, questi lavori sono un fatto eccezionale che regaleranno a Roma Nord un pezzo di Tevere tutto da godere.

Francesco Gargaglia

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3 COMMENTI

  1. Bene! Speriamo non sia la solita opera iniziata e lasciata a metà come tante altre. Ma di tutto il degrado che c’è sulla parte superiore della sponda (Piazza di Ponte Milvio) qualcuno se ne occuperà o costringiamo i turisti a rimanere lungo gli argini per non farli rendere conto di come vivono quotidianamente i residenti?

  2. Vediamo, una volta terminati i lavori, quanto durerà l’opera, in particolare le lastre di marmo riportate al loro originario candore. Anche gli interventi periodici di manutenzione speriamo siano più frequenti di quelli attuali che hanno cadenza venticinquennale.

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