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Il mare del Lazio, un paziente da tenere sotto osservazione

Il record dell'inquinamento spetta a Roma e al suo litorale...

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Galvanica Bruni

Il mare del Lazio non è in salute. Anzi, è un paziente da tenere sotto osservazione. E’ il verdetto emesso da Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente – giunta alla sua 38esima edizione – che ha fatto tappa lungo le coste della Regione monitorando il benessere delle acque di questo tratto del Mediterraneo.

Oggi, mercoledì 10 luglio, a Ostia sono stati presentati i dati finali del monitoraggio effettuato tra il 24 giugno e il 6 luglio. Più del 60 per cento dei campioni prelevati è fuori legge: su 24 raccolti, dieci sono risultati fortemente inquinati e cinque inquinati. Nove sono rientrati nei limiti di legge.

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I punti più critici le fonti dei fiumi, a conferma del pessimo lavoro di depurazione che viene svolto nel territorio del Lazio. Osservato speciale è il mare fronte Foce fosso via Gibraleon a San Felice Circeo.

Allarmante è la situazione alla foce del fiume Marta a Tarquinia in provincia di Viterbo, dove tuttavia si possono consolare per il campione raccolto alla foce del fiume Flora, è risultato entro i limiti di legge.

In provincia di Latina, che vanta un litorale molto gettonato tra i romani, ben tre i campioni fortemente inquinati: foce Verde, a ponte Mascarello; il canale sant’Anastasia a Fondi; la foce del Rio Santa Croce a Gianola a Formia. Sotto stretta  osservazione, come detto, la foce Fosso in via Gibraleon, inquinati risultano essere la foce del fiume Portatore a Porto Badino a Terracina, la spiaggia in via Pilestra a Sperlonga e il mare di fronte alla Foce del Rio Recillo a Marina di Minturno.

Il record dell’inquinamento spetta comunque a Roma e al suo litorale: fortemente contaminata risulta la foce del canale in via Aurelia al Km 64 di Santa Marinella; la foce del Rio Vaccina a Ladispoli, la foce del canale altezza di via Filadelfia a Torvajanica; la foce del Rio Torto e la foce del Fosso Grande a marina di Ardea e il mare di fronte alla foce del canale Loricina a Nettuno; inquinata anche la foce del fiume Arrone a Fregene.

Insomma una strage di acque determinata dagli scarichi illegali e dal mancato funzionamento dei depuratori. Entrambi ci costano non solo un mare impraticabile con conseguenti danni alla salute dei bagnanti, ma anche multe salate da parte dell’Unione Europea. Quattro le procedure di infrazione emesse da Bruxelles e a carico dei contribuenti italiani per ben 142 milioni di euro. Non c’è alcun dubbio sul fatto che le sanzioni in futuro si aggraveranno.

L’abusivismo fognario e la cattiva depurazione possono essere sconfitti; in particolare si tratta di emergenze che vengono rilevate sempre negli stessi posti, quindi di facile persecuzione e poi prevenzione.

Nel Lazio ci sono ancora – a distanza di 30 anni dall’approvazione della legge Galli –  5 agglomerati ( Anagni, Civita Castellana, Fontana  Liri, Orte e Roma) che sono in procedura di infrazione.

Il PNRR individua interventi per la sistemazione della rete fognaria e di adeguamento dei sistemi di depurazione: in regione si tratta di ben 17 interventi. Che tuttavia aspettano ancora la messa terra, benché le tranches relative dei fondi europei siano state già acquisite.

Il monitoraggio del 2024 è perfettamente sovrapponile al 2023 e al 2022: a conferma che gli S.O.S lanciati negli scorsi anni sono caduti nel vuoto. Non si sono mosse le istituzioni, né gli enti di governo e di amministrazione. Insomma, inquino, dunque esisto.

Rossana Livolsi

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