Home ATTUALITÀ “C’era una volta la Collatina antica”, viaggio tra passato e presente

“C’era una volta la Collatina antica”, viaggio tra passato e presente

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Non è una guida. Non è un manuale. “C’era una volta la collatina antica” di Stefano Marinucci e prefazione di Cinzia Tani per le edizioni Intra Moenia, è un viaggio.

Un viaggio tra il passato remoto, quello prossimo e il presente lungo un tratto di strada, una quindicina di chilometri da Porta Tiburtina fino all’antica città di Gabii.

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L’autore-viaggiatore impiega dieci tappe per spostarsi verso la città di Collatia: da San Lorenzo a Portonaccio, da via Salviati al Parco della Cervelletta, da Ponte di Nona al Castello di Lunghezza. Nomi e luoghi che ci rimbalzano dalla cronaca quasi quotidianamente ma che restano ignoti, perché ne ignoriamo l’anima. E Marinucci scrittore dell’ambiente ci fa scoprire il senso di questi spazi ormai invasi dalla contemporaneità sfacciata ed anonima.

Appassionato cultore delle storie e delle identità dei luoghi Marinucci, che realizza anche opere di videoarte ed arricchisce il libro di straordinarie foto della Collatina, ci accompagna in questo minuzioso percorso storico-naturalistico, facendoci innamorare di ogni tratto, di ogni squarcio tra cielo e terra.

“L’inizio della Collatina – questo più o meno l’incipit – è l’espressione allegorica della città stessa: slum, asteroidi, baracche e fabbriche vuote, lavoratori e spacciatori, movida malsana e inquinamento acustico… ma non è un mucchio di sassi senza significato, un ammasso di pietre senza traccia…”.

Un pellegrinaggio laico su per gli scassati serci, mentre sotto i nostri occhi sfilano quartieri, spicchi di città contemporanea mischiati a triangoli  di campagna romana, fonte illimitata di tesori paesaggistici e archeologici, spesso umiliati.

Da un caseggiato all’altro, da un bottegaio ad un artigiano, Marinucci ha imparato a conoscere chi vive la Collatina. Chi sa com’era, oltre il presente. E ad ogni tappa del viaggio c’è un accompagnatore. Un po’ filosofo, un po’ narratore, un po’ tombarolo, il Caronte contemporaneo che ci porta sin nella pancia di questi pezzi di città mista tra le glorie del passato e l’abbandono metropolitano.

Si indovinano splendidi scorci di Roma, con le sue cattedrali di ferro e cemento ridotte a scheletri abitati da fantasmi, il biancore dei marmi che si rincorre tra la vegetazione selvaggia.

In questo quadrante Roma fu anche industriale, conobbe le sue glorie manufatturiere ormai avvolte dal degrado. Di tappa in tappa, la necropoli di Fullonica, la Marranella intubata, l’Acquedotto Vergine ancora maestoso e imponente, i contorni dello SDO molto chiacchierato e mai realizzato, la necropoli della Serenissima: un paesaggio disseminato di ruderi e detriti, il basolato mangiato dalla vegetazione selvaggia e ingoiato dai campi rom.

La struggente bellezza di Roma, raccontata in poche, magnifiche pennellate. Un cammino da fare.

Rossana Livolsi

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