Home TEMPO LIBERO Monte Mario, tre giorni a tutto jazz ricordando Massimo Urbani

Monte Mario, tre giorni a tutto jazz ricordando Massimo Urbani

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Galvanica Bruni

Torna anche quest’anno il festival jazz in memoria di Massimo Urbani, che giunto alla sua quinta edizione si terrà il 5,6 e 7 luglio all’interno del Parco Santa Maria della Pietà a Monte Mario con un ciclo di spettacoli, incontri e dibattiti con personalità del mondo artistico e culturale.

Le serate, presentate dal regista Pino Leoni, avranno come filo conduttore il ricordo e l’omaggio a Massimo Urbani nonché la celebrazione del linguaggio jazzistico nelle sue inesauribili espressioni.

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Il programma

Tanti gli ospiti e i musicisti che si alterneranno sul palco del Festival. Nella serata inaugurale in programma il 5 luglio alle ore 21 Stefano Saletti, Barbara Eramo & Baobab Ensemble proporranno il loro spettacolo “Cantare il Mediterraneo” rivisitando alcuni brani jazz in chiave etnica mentre alle 22:30 si esibirà il Bright 6tet di Antonio Ottaviano, vincitore assoluto dell’edizione 2022 del Premio Internazionale Massimo Urbani.

Sabato 6 luglio sarà la volta dei grandi standard del Jazz con il Daniele Pozzovio Quartet (ore 21), e la formazione Retro Sax di Red Pellini (ore 22:30) con un repertorio che spazierà dal 1920 ai primi anni del 1940. Chiude la serata lo spettacolo dj set di musica swing, jazz tradizional, rhythm blues, boogie e rock&roll proposto dalla DJ Bunny Donowitz.

Chiude la rassegna musicale domenica 7 luglio il Gasp Quartet di Pasquale Iannarella (ore 21) con un repertorio che a partire dagli standard  jazz attingerà alle proposte musicali dei nostri giorni, e il Maurizio Urbani Quintet (ore 22:30)  con lo spettacolo “I remember Massimo”,  musica e ricordi che esalteranno il legame inscindibile di Maurizio con suo fratello Massimo.

Il programma giornaliero del Festival prevede l’apertura alle ore 20.30, con la presentazione dei programmi musicali e l’intervento di prestigiosi ospiti: Mario Donatone, Stefano Sabatini,  Giorgio Rosciglione, il maestro Mauro Conti sono solo alcune delle personalità che  animeranno i momenti pre e post esibizione.

Della Porta: “cultura come strumento di crescita collettiva”

La manifestazione, realizzata a cura della Associazione Ponte Milvio, è a ingresso gratuito e interamente finanziata dal XIV Municipio il cui Presidente, Marco Della Porta, così dichiara: “Siamo pronti per una nuova, appassionante edizione del Festival Jazz dedicato a Massimo Urbani. Un progetto che nasce per valorizzare la storia del nostro territorio perché crediamo nella cultura come strumento di crescita collettiva. Un progetto che rientra nella tante attività culturali che stiamo realizzando al Santa Maria della Pietà: un luogo simbolico che vogliamo trasformare nell’epicentro culturale del quadrante nord-ovest della nostra città.”

Massimo Urbani, orgoglio di un quartiere

Ma sarebbe riduttivo considerarlo solo tale. Perché lui è stato uno dei maggiori interpreti del jazz a livello nazionale. Il suo immenso talento fu riconosciuto ed apprezzato dai più grandi maestri italiani ed internazionali. In Italia suonò nei più importanti festival jazz e collaborò con moltissimi artisti. Inoltre la sua interpretazione di Everything Happens To Me, dall’album The Blessing, è considerata la migliore mai realizzata.

Fin da giovane, però, iniziarono a manifestarsi in lui i primi sintomi di quel disagio esistenziale che lo avrebbe condotto lentamente all’autodistruzione. Consumato da alcool e droghe, morì il 23 giugno 1993 per un collasso cardiocircolatorio.

In suo onore fu istituito nel 1996 il Premio internazionale Massimo Urbani, riconoscimento sacrosanto a colui che aveva contribuito ad aprire una strada imponendosi come protagonista di un genere che a partire dagli Anni ’70 iniziò ad essere apprezzato anche dal grande pubblico e studiato nei conservatori da una generazione di ragazzi che in esso vedeva un canale di sfogo più colto del rock per manifestare la propria protesta giovanile. Forse perché già allora il rock aveva perso la sua spinta propulsiva e iniziava a ripiegarsi su se stesso. E allora c’era bisogno di nuovi sbocchi.

Urbani fu uno dei precursori e Monte Mario uno dei laboratori in cui quella rivoluzione veniva sperimentata. Il sassofonista era solo la punta dell’iceberg di una scena in costante fermento e il quartiere, quell’anima jazz non l’ha mai smarrita. Così come non ha mai smarrito il patrimonio di storie, percorsi, aneddoti e personaggi che a quell’anima erano e sono legati. Quanto forte ancora lo vedremo nel weekend ma è lecito aspettarsi che, ancora una volta, passato e presente si rincorreranno per ritrovarsi uniti in un solo istante.

 

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