Home AMBIENTE Roma, la capitale più verde (e selvatica) d’Europa

Roma, la capitale più verde (e selvatica) d’Europa

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Chissà se a qualcuno è capitato di passare in questi giorni per l’Auditorium; se così fosse si sarebbe accorto che quella striscia di terreno che separa il grande complesso di Via de Coubertin dal Villaggio Olimpico si è trasformata in un enorme e disordinato giardino fiorito.

Centinaia di metri di prato con enormi pioppi e cespugli fioriti che fanno pensare alle sponde del “Grande Fiume” in primavera.

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Se non fosse per quel basso prefabbricato inutilizzato da anni potremmo credere di essere in aperta campagna. Se poi si gira lo sguardo di appena 90 gradi le cose cambiano poco: collinette fiorite con giganteschi arbusti che fanno da contorno a splendidi lecci: una visione idilliaca.

Se vivessimo in una città come le capitali del Nord Europa probabilmente non potremmo godere di tutto ciò: avremmo marciapiedi puliti e senza erbacce, ordinate aiuole fiorite e prati rasati a zero. Non ci sarebbero cespugli ed erbe selvatiche alla base degli edifici e neppure canneti rigogliosi lungo le strade. Sicuramente saremmo costretti a camminare per strade prive di gradevoli olezzi e passeggiare su prati più simili ad un tavolo di bigliardo.

Chi vive nella capitale non si rende conto della grande fortuna che ha nel giovarsi di una amministrazione della città lento pede: se così non fosse si ritroverebbe a vivere in una metropoli ordinata con alberi potati e invasati, aiuole messe in riga e squallidi marciapiedi senza un filo d’erba.

Vuoi mettere la mattina alzarti per andare al lavoro ed avere la straordinaria fortuna di fare i primi passi della giornata tra mazzi di Artemisia vulgaris o di Calderina; fermarsi magari una oretta buona alla fermata dell’autobus e respirare il profumo dell’Ambrosia o dell’Acetosella

E che dire poi degli alberi in mezzo ai marciapiedi, sono veri e propri monumenti viventi che a forza di potarli si sono slanciati verso l’azzurro del cielo prendendo tutti le sembianze dei cipressi: platani-cipressi, pini-cipressi, pioppi-cipressi…

Ma il fascino dell’Ailanto o Albero del Paradiso, un alieno made in China, che prorompe da guard-rail è un qualcosa di straordinario che nessuna città al mondo può vantare.

Se non fosse che in questa città si viaggia sempre velocemente e nel traffico probabilmente avremmo la possibilità di renderci conto di questo “verde stupore” che ci circonda e ci abbraccia amorevolmente.

È proprio vero che “chi ha il pane non ha i denti” e che “non tutto il male viene per nuocere”; viviamo nella capitale più verde d’Europa e non ce ne accorgiamo per di più ci lamentiamo delle inefficienze del servizio giardini.

Di sicuro che vive ad Helsinky o Calgary non potrà mai, mentre cammina in una via della sua città, piegarsi a cogliere da una fessura del marciapiede un delicato fiore di Bellis perennis, più nota come Pratolina.

Francesco Gargaglia

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13 COMMENTI

  1. Non ci sono vie di mezzo: o capitozzano gli alberi, falcidiandoli in nome della cocciniglia (bastava curarli o no? In alcuni casi è stato fatto!), oppure lasciano tutto incolto. È un incredibile fiorire di edere, ringisosperno, erbacce varie, cespugli. Fatevi un giro sulla pista ciclabile da Ponte Milvio verso il Ponte della Musica, e anche lì vi immergerete nella savana. Ma, guardando in su verso le scoscese aiuole che bordano la strada scoprirete di essere nella Capitale: bottiglie di plastica, cartacce, erba alta e dulcis in fundo, accanto a una piattaforma di legno dove allestiscono un lounge bar estivo, una discarica di materiali plastici.

      • Non ho potuto correggere l’errore di battitura perché l’ho visto dopo aver inviato il post…. Era il rincospermo ovvero il falso gelsomino, profumatissimo. Quest’anno ne è piena la città.

  2. Visto che ci stiamo , a proposito di fruibilità e di verde selvatico
    c’è una porzione di verde zona Cassia , ampiamente frequentata e goduta con grande tranquillità e serenità in particolare modo da proprietari di cani e/o amanti del footing che è attualmente in condizioni decisamente disastrate.
    parlo dell’ ampio spazio verde su Via Due Ponti , confinante con il circolo del golf , comunemente indicato come “campi sperimentali”
    a differenza degli anni passati i campi non sono stati “rasati” con la conseguenza che a parte qualche “tratturo” la vegetazione ha raggiunto il 1,5mt di altezza , rendendolo quasi impraticabile oltre che “pericoloso” per annegamento di zanzare , zecche , pappataci , rettili eccetera nonché buon “nascondiglio” per i cinghiali come si può notare dai sentieri di erba “calpestata”
    possibile che il “solerte” Municipio intervenga ? anche se il terreno immagino sia privato ( oltre che anche ora “provato” )
    a parte il rischio di incendi che può provenire da tale stato

  3. I campi di Via dei due ponti sono di proprietà del CREA che li utilizza per coltivazioni sperimentali e che consente ai cittadini di accedervi. Chi va a correre o camminare deve sapere che si trova su terreni di un Ente e non in un parco pubblico.

  4. La mia era solo una “sommessa” richiesta.
    So perfettamente che quell’appezzamento è destinato a colture più o meno sperimentali , sarei curioso di conoscere i risultati tra l’altro
    Zandouri , triticum caucasico , Sorgo Food grade …
    Più che curioso poi anche interessato visto che il CREA è un Ente pubblico e visto che IO sono il “pubblico” pure pagante.
    So che non è un parco ma da qui a dire che mi fanno una concessione a fare due passi li ce ne corre
    Tra l’altro viste le attuali condizioni , diciamo che il “pubblico” ( ossia anche IO ) getta soldi .
    Considerati – risulta – anche i quasi 400.000.00,00€ che il “pubblico” elargisce
    Aspetto fiducioso

    • Zandouri , triticum caucasico , Sorgo Food grade … che cosa sono? Perché li utilizza per discreditare il CREA? E’ conoscenza di quello che è esattamente il CREA e di quale passato ha? In effetti mi sono sempre chiesto come mai in un campo sperimentale, che in alcuni periodi dell’anno è sede di esperimenti molto delicati, sia aperto al pubblico.

  5. Mi piacerebbe poter condividere al 100% l’ironia con la quale Francesco Gargaglia affronta “lievemente” la questione del verde in questa città.
    E lo invidio per questa sua capacità che gli permette, comunque, di denunciare con chiarezza il drammatico livello che connota l’attenzione, o meglio la cura, che questa Amministrazione (certamente anche le precedenti, ma questa si impone nella classifica) riserva al patrimonio verde, in un grottesco festival di incapacità, irresponsabilità, incuria, incultura, ignoranza. Una miscela di comportamenti devastanti i cui esiti nefasti ci allietano quotidianamente.
    Comportamenti, tra l’altro, che dimostrano anche una notevole dose di schizofrenia: il Comune di Roma, infatti, è il primo soggetto che, con le sue decisioni, azioni e interventi appaltati, non rispetta quanto previsto nel Regolamento del Verde e del Paesaggio che il Comune stesso ha approvato nel gennaio 2019 e adottato nel maggio 2021.
    Le descrizioni possibili di fatti, circostanze, luoghi sarebbero talmente tante che è veramente difficile operare scelte e selezioni. Tutte ugualmente efficaci, quanto dolorose.
    Procedo con due soli piccoli “assaggi”, precisando che ciascuno, anche se non lo dichiara esplicitamente, rappresenta comunque una denuncia senza appello.
    Mi viene naturale iniziare dall’esperienza personale che ho “consumato” a Saxa Rubra fin dall’estate 2020.
    Lunghi anni di lotta e impegno per la salvezza di 530 pini domestici, abbandonati alla famelicità della cocciniglia tartaruga e, molto peggio, alla latitanza dell’Amministrazione e, ancora “peggio al quadrato”, alle incoscienti iniziative della stessa che appalta lavori che non dovrebbe appaltare, a Ditte alle quali questi non dovrebbero essere affidati, inoltre evitando accuratamente di essere presente sui luoghi per controllare l’esecuzione di opere i cui costi sono sostenuti dalla comunità.
    Una perfetta fotografia sulla posizione irresponsabile dell’Amministrazione, sulle azioni responsabili dei cittadini e su come sia intesa e praticata la cura del verde. Questioni anche da Corte dei Conti.
    Ma evito di scrivere nuovamente quelle storie e quei fatti edificanti e altri assolutamente censurabili dei quali, in questi anni, ho già ampiamente scritto e commentato su VCB.
    Mi limito a riportare alcuni link che rimandano a tali precedenti, in modo che chi volesse approfondire trova abbondante “pane per i suoi denti”.
    E consiglio vivamente di “addentarlo”.
    Ne esce uno spaccato molto edificante di cosa vorrebbero legittimamente i cittadini, di quali siano le (non) risposte dell’Amministrazione, ancora peggio quando queste invece arrivano in modo devastante:
    https://www.vignaclarablog.it/20230531111348/uno-scempio-irreparabile-sui-pini-di-saxa-rubra/
    https://www.vignaclarablog.it/20230627111681/saxa-rubra-cocciniglia-potature-mordi-fuggi-poveri-pini/
    https://www.vignaclarablog.it/20230605111401/pini-di-saxa-rubra-fra-interviste-e-lettere-aperte-monta-la-protesta/
    Usciamo da Saxa Rubra e andiamo nel Centro Storico (non mi stancherò mai di ricordare sito del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO).
    In questi ultimi anni l’intero Centro Storico è interessato, suo malgrado, da continui interventi di taglio indiscriminato di alberi, soprattutto di pini domestici, a quanto pare i più odiati in questa guerra non dichiarata, ma sicuramente agita, da parte dell’Amministrazione nei confronti del verde verticale (come sta avvenendo in tutto il bel paese di una volta). Nè è dato sapere se tali operazioni siano o meno concordate con la competente Soprintendenza, per garantire le necessarie sostituzioni arboree e, soprattutto, il mantenimento delle straordinarie e uniche caratteristiche ambientali, paesaggistiche e storico-culturali di Roma.
    Il mantra si concentra su poche, ma efficaci, keywords: la pericolosità, il fine vita (quanto di più ignorante possa essere affermato, tanto privo di contenuto scientifico è la locuzione), gli alberi killer (questa senz’altro la migliore, non a caso ben “megafonata” dai più avveduti ed allineati mass media).
    Concentrando l’attenzione, tra i tanti giardini storici, su Villa Borghese, esattamente sul Pincio, una volta che ci siamo ripresi dalla costernazione e dal dolore di fronte a tale barbaro sterminio di pini maestosi plurisecolari e di altre essenze di pari bellezza, in ottima salute (come le tracce sulle ceppaie superstiti dimostrano), l’unica cosa da fare è correre immediatamente presso la Procura della Repubblica e denunciare l’orribile delitto ai danni del paesaggio storico e della cultura.
    Il tutto, come sempre, nel più assoluto silenzio e nella più totale mancanza di informazione preventiva alla cittadinanza. Ma, si sa, in fondo viviamo in democrazia!!!
    Vogliamo parlare di un’altro albero caratterizzante l’ambiente storico di Roma, i platani?
    Di come sono stati ridotti con le selvagge potature/capitozzature (e non vengano fuori ,adesso, i “precisini” con le loro puntualizzazioni “in punta di sapienza” sul termine “capitozzatura”) che ne hanno sfigurato anche la dignità.
    Potrei andare avanti chissà quanto ancora.
    Concludo, rivolgendo un ultimo doveroso pensiero a quei poco più di trenta pini che fiancheggiano il tratto della via Flaminia da Corso Francia al Centro Euclide, arrivando fin sotto le finestre della sede del Municipio XV.
    Sono ormai praticamente morti tutti, definitivamente “seccati” dalla cocciniglia tartaruga e, ancora una volta, dalla colpevole e totale assenza delle Amministrazioni.
    Senza nulla togliere alle responsabilità e al silenzio del Comune, in questo caso la responsabilità diretta è dell’ANAS cui compete quel tratto di strada.
    Dal 2020, anche prima, quei pini hanno iniziato a mostrare segni distinguibilissimi di sofferenza, di essere sotto attacco della maledetta cocciniglia tartaruga.
    Non è intervenuto nessuno! Gli anni sono trascorsi e i primi segnali sono virati in manifestazioni esplicite di grave, gravissimo deterioramento. Niente, nessuno intervento, nonostante le denunce continue. A cominciare dalle mie.
    Quando finalmente Italia Nostra ha chiesto conto ad ANAS in modo diretto e per iscritto, ANAS ha risposto – anch’essa per iscritto – che le cure erano state somministrate recentemente.
    A parte gli obbligati commenti su quel “recentemente” – dal 2019/2020 al 2024…..che tempestività!!! verrebbe da dire – quello che più inquieta è dovuto al fatto che quei pini non mostrano alcun forellino lungo una circonferenza a circa un metro da terra, a circa venti centimetri l’uno dall’altro, come segno inequivocabile del trattamento endoterapico che ANAS dichiara di avere effettuato.
    E il Comune e il suo Regolamento del Verde che impone l’”obbligatorietà” del trattamento di cura, sia per il pubblico sia per i privati, dov’erano nel frattempo?
    A cosa serve l’obbligo se poi chi l’ho prescrive non ne controlla il rispetto?
    Imparagonabile il costo della cura con quello che si renderà necessario per l’abbattimento e il conferimento dei materiali del taglio nelle discariche speciali. Dovrebbe interessarsene, ancora una volta, la Corte dei Conti.
    Concludo veramente con questa bella fotografia che testimonia della preoccupazione della nostra Assessora all’Ambiente di fronte alle “isole di calore” dovute alla mancanza dell’ombra benefica garantita dagli alberi (che fa tagliare inopinatamente).
    Nell’estate 2023 si impegnò a far distribuire nel centro della città vasi con giovani alberelli per mitigare la sosta dei poveri cittadini e degli amati turisti. Nel giro di pochi giorni tutti seccati vistosamente (intendo i giovani alberelli)!
    Ecco la prova, cliccate qui

    È proprio vero che, come scrive Gargaglia, “chi ha il pane non ha i denti” e che “non tutto il male viene per nuocere”; viviamo nella capitale più verde d’Europa e non ce ne accorgiamo e per di più ci lamentiamo delle inefficienze del servizio giardini.
    Paolo Salonia
    Portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio

  6. Ha ragione Aragorn….il fatto è che qui non siamo nei paesi del Nord Europa dove il verde pubblico e privato è accessibile a tutti dal momento che la “natura” viene considerata un bene della collettività…tenuto conto dei rifiuti, delle bottigliette vuote di plastica delle migliaia di cacche di cane non raccolte direi che il CREA ci fa una grande concessione.

  7. Gent.le Sig. Salonia, posso solo dirle, parafrasando Pasolini, che il mio amore per la Natura che è la mia forza implica “ironia e leggerezza” che sono la mia debolezza….

  8. @Antonacci
    Ignoro assolutamente cosa siano quelle colture ma altrettanto assolutamente non è mia intenzione “denigrare” alcunché , riportato solo quello che è indicato sui cartellini ( anche perchè non avrei proprio motivo )
    Per evidenziare il tipo di colture sconosciute “ai più”
    Che siano “molto delicate” non saprei visto che sono alla mercè dei cinghiali o volatili
    Hanno installato le usuali recinzioni di dissuasori con fili elettrici ma da giorni sono crollati parecchi paletti e nessuno è intervenuto
    Una maggiore attenzione da parte degli interessati non sarebbe male , per loro interesse
    Così come il “taglio” dei prati , per interesse di molti
    Le persone che frequentano quel luogo , non gettano cartacce , lattine , buste , mozziconi , non fanno graffiti o incidono gli alberi , non è un luogo di perdizione alcoolica o oppiacea o sessuale … della serie non è un pontemilvio erbaceo
    Tranquilli , per correre, passeggiare , magari con il cane , senza problemi di biciclette , monopattini eccetera
    Tutto qui

    @Venza
    Povera Roma nostra , riferito a cosa ?

  9. Gentile Francesco G., condivido l’amore sterminato per la Natura e per tutto ciò che è verde (e colori derivati) che considero esseri viventi sicuramente superiori all’uomo, piccolo e arrogante con le sue velleità antropocentriche.
    Per questo motivo, l’ironia – che pure mi sarebbe congeniale – sfuma davanti a certi spettacoli, sopraffatta dall’indignazione.
    Come questa mattina che sono passato per via Guido Reni e ho visto, inerme, lo spettacolo dei tagli indiscriminati dei platani secolari che davano carattere, ombra e bellezza alla strada…….ma si sa, lì si deve fare spazio al cantiere che trasformerà le ex caserme – di fronte al Maxxi, testimonianza di archeologia industriale perché, prima ancora, industria automobilistica dei primi del ‘900 – nel nuovo quartiere finanziato da Cassa Depositi e Prestiti di orripilanti palazzine residenziali intorno alla “foglia di fico” di una struttura di pochi ettari destinata, nientepòpòdimenoche, a “Museo della Scienza”….e continuiamo a farci prendere in giro…….al piano stradale si apriranno locali cibo&bevande con tanti dehors negli spazi finalmente liberi da inutili platani e che “alzeranno il livello della qualità della vita” (leggere per credere: https://www.vignaclarablog.it/wp-content/uploads/2024/05/COMUNICATO-FIPE.pdf)……..ecco perché “povera Roma nostra”, riferendoci a tutto, niente escluso…..
    Paolo Salonia

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