In questo periodo la campagna e la montagna sono ricoperte di colori sgargianti e a prevalere è soprattutto il “giallo”; non solo i grappoli dorati del Maggiociondolo ma anche i bellissimi fiori della Ginestra, un arbusto che può raggiungere i 2-3 metri di altezza i cui rami sono sottili e giunchiformi con foglioline verdi e che a primavera inoltrata si ricopre di fiori che emanano un intensissimo profumo dolciastro molto gradevole.
La sua radice può raggiungere anche i due metri e questa prerogativa ne fa una pianta eccellente per mantenere compatti i terreni; viaggiando nel nostro paese la troviamo infatti lungo le strade, specie quelle che attraversano territori scoscesi e aridi.
La Ginestra è originaria dell’area del Mediterraneo e pertanto la si trova praticamente dovunque spesso associata alla tipica vegetazione costiera: leccio, carrubo, mirto, lentisco, corbezzolo.
In Calabria esistono dei veri e propri “ginestrai” dove l’arbusto viene coltivato al fine di ottenere dai fiori le essenze profumate che poi vengono usate in cosmetica (in passato è stata usata sporadicamente per usi medicinali ma non i suoi semi che sono velenosi)
Della Ginestra, pianta rustica e resistente che sopporta il sole e non richiede grandi quantità di acqua, si usa il fusto per ricavare una fibra tessile simile al lino. In passato fu molto apprezzata dai romani per produrre miele mentre nel medioevo fu destinata ad usi meno nobili: come scopa o “scopino” per la pulizia delle canne fumarie ma anche per costruire le capanne dove vivevano i carbonai.
Se nel linguaggio dei fiori la Ginestra è simbolo di modestia e umiltà donarne un mazzo fiorito è sempre un gesto di “amore incondizionato”.
Francesco Gargaglia
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