![Dino Duca con i figli](https://www.vignaclarablog.it/wp-content/uploads/2024/04/dino-duca-con-i-figli.jpg)
Non mi era mai capitato di fare la recensione di un’opera d’arte. E non credo che sia capitato a molti. Già, perché Dino Duca, l’orafo orologiaio di cui forse qualche nostro lettore ricorderà l’intervista tra i pionieri del ‘Far Nord’, non ha scritto un libro, ha cesellato un gioiello.
Lui dice che non vuole elogi ma solo critiche, perché solo le critiche aiutano a crescere. Ebbene, una gliela facciamo subito.
Il titolo è sbagliato: Vita e peripezie di un artigiano. Errore. Lui, checché ne dica, è un artista. Lo è pure quando si mette a scrivere la sua biografia. Tutta scritta a mano e piena di fotografie, di cui evidentemente ama fare collezione.
Si scusa alla fine di qualche errore di grammatica e di sintassi, si scusa per la calligrafia non sempre ‘Kalli’, ma il risultato è quello che conta. Un libro che più suo di così non poteva essere. Cinquanta copie già regalate agli amici.
Comincia con la raffigurazione di tutti i problemi fisici che ha avuto. E non sono pochi. Ma mica li racconta. No. Ha fatto lo schizzo di una figura umana e ha segnato tutti i punti dove i medici sono dovuti intervenire, in rosso quelli che rappresentano i mali più gravi.
E poi c’è tutta la sua vita. Dalla prima enterocolite a un anno. E poi dalla straordinaria avventura del negozio a Vigna Clara, quando intorno non c’era praticamente nulla. I successi professionali, i pubblici riconoscimenti, anche internazionali, gli amici e colleghi pionieri della prima Vigna Clara, i fallimenti e le gioie famigliari, i 55 anni di tennis che ricorda ancora con uno strano sorriso.
Forse perché non è proprio normale che un omone con una gamba e mezza, come dice lui, diventi un animatore di circoli sportivi – cinque – inventando, giocando, e spesso anche vincendo tornei di tennis e gare di ballo.
E le peripezie, come dice il titolo. Quattro cause. Tutte vinte, recita il sottotitolo del capitolo. Due rapine, più da Far West che da Far Nord. E le due o tre volte che ci stava per lasciare le penne, se non fosse intervenuto il suo amico di sempre, Toni. La statuetta di Sant’Antonio sempre accanto a sé.
E i viaggi, tanti, in quasi tutti i continenti, con la famiglia e con gli amici, che considera come il tesoro più importante che gli ha riservato la sua lunga e proficua vita.
Ma sempre e comunque, sopra a tutto, il suo lavoro. Il suo doppio lavoro di orafo e orologiaio svolto costantemente con competenza e con artistica, non artigiana, creatività.
E, infine, una cosa è certa, con la sua Duca Srl, e i suoi 18 dipendenti, ai figli non lascerà un negozio – tra altri novant’anni – ma un’impresa. E ora anche un prezioso, preziosissimo album di ricordi.
Michele Chialvo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fatico a trovare persone come lui al giorno d’oggi.