Giglio Gigli, classe 1935, presenza storica sulla piazza di Ponte Milvio, è un cavaliere esperto prestato al cinema. Ha partecipato a più di 120 film, tra cui gli ormai iconici spaghetti western, stando a fianco di famosi attori e registi italiani e internazionali.
Lo “corteggiamo” un po’ prima di ottenere un’intervista, poiché a Giglio, uomo schivo, pur avendo “portato in alto la cavalleria” piace mimetizzarsi tra la sua gente, gli amici di Ponte Milvio, luogo che sente come casa sua.
Riusciamo comunque a fare due chiacchiere con lui e vorremmo subito chiedergli come e quando cominciò la sua avventura nel cinema, ma lui ci frena e ci regala la prima “chicca” che riguarda Ponte Milvio e ciò che ama di più, i cavalli. “Vede lì, a inizio di via Cassia, dove ora c’è il bar gelateria Pompi? Beh, negli anni ’50 c’era la scuderia di un conte...”.
Undici in famiglia, oltre ai nitriti
Ripercorriamo insieme la sua vita. La famiglia Gigli viveva in zona via dell’Acqua Traversa ed era composta dai genitori e da ben 9 figli (5 maschi e 4 femmine). Tra loro e i cavalli c’era un legame stretto tramandato di padre in figlio: il padre di Giglio era infatti un maresciallo maggiore dei carabinieri a cavallo, insignito dal re Vittorio Emanuele III.
Sono proprio i cavalli e l’abilità nel condurli con o senza carrozze a “trasportare” Giglio e, anche alcuni dei suoi fratelli, nel cinema.
Peraltro, il cinema a quell’epoca aveva il suo cuore pulsante proprio in questo spicchio di Roma Nord, basti ricordare che in via della Farnesina, dove oggi si trova un elegante e riservato comprensorio, sorgevano gli studi della Titanus, prima casa di produzione cinematografica italiana, fondata a Napoli nel 1904 e operativa a Roma ancora prima di Cinecittà.
Il Palio di Roma
Prima di andare avanti col racconto Giglio ci tiene a ricordare il Palio di Roma durante gli anni ’50. Dal ’51 al ’53 il Palio si tenne nello Stadio dei Marmi e nella corsa delle bighe fu proprio la famiglia Gigli a vincere la gara tra rioni: i primi due anni Alberto, il terzo Amerigo, entrambi fratelli maggiori di Giglio, che si vede rifiutare la partecipazione a causa della giovane età.
In rete, grazie all’Archivio Luce Cinecittà, c’è un filmato storico di una “Settimana Incom” (cinegiornale italiano, distribuito settimanalmente nei cinema) dove viene ripresa la corsa delle bighe e dove viene inquadrato e menzionato proprio il vincitore “l’auriga Gigli” (Alberto) della squadra dei cavalieri di Ponte Milvio/Flaminio (clicca qui).
“Lì c’era un fagocchio!”
Giglio prosegue con i suoi ricordi della zona, ancora legati agli anni ’50: dove ora si trova il parcheggio e cortile della Farmacia Spadazzi, piazzale Ponte Milvio, “c’era un fagocchio”, un falegname che costruiva ruote e carretti, si chiamava Cesare (la nipote Anna gestisce ancora oggi, sulla piazza, un negozio storico di lampadari sin dagli anni ’60). Il fagocchio forniva anche il materiale per il cinema.
Gigli ricorda anche le famose scuderie di Simonella, dove fino ai primi anni ‘70 il cinema attingeva per nolo cavalli e carrozze di scena.
All’epoca, erano situate nell’area in cui oggi c’è l’asilo nido comunale in via della Farnesina e passando di lì, e meglio ancora per via Mambretti, era bello vedere tutte quelle carrozze esposte alla luce del sole.
Western e film in costume
In quegli anni le produzioni cinematografiche cercavano cavalieri esperti per girare i film più in voga. Volevano veri cow-boy, che sapessero andare a cavallo con abilità e destrezza nelle scene d’azione dei film western nostrani e in quelli in costume.
Per queste sue capacità e caratteristiche Gigli venne ingaggiato in numerosissimi film in alcuni dei quali a fianco di belle attrici italiane come Gianna Maria Canale e Virna Lisi. E parlandoci della prima ci racconta di come ebbe l’idea di girare la scena in cui lei conduceva una biga: in realtà, accovacciato e coperto dalla biga stessa, fu lui a guidare i cavalli.
Come non ricordare la sua partecipazione a Oggi a me domani a te (1968), Arrivano Django e Sartana…è la fine (1970), I quattro pistoleri di Santa trinità (1971), continuavano a chiamarlo Trinità (1971), solo per citarne alcuni.
Come non ricordare che ne Il marchese del grillo (1981), Alberto Sordi, il marchese, chiama Giglio per nome in una scena con la carrozza.
Come non ricordare che fece la controfigura di Ugo Tognazzi nelle vesti di cocchiere.
I registi con i quali ha collaborato? Ne citiamo due per tutti: Vittorio De Sica e Mario Monicelli.
Ciao cavaliere di altri tempi
Passeggiando passeggiando ritorniamo a Ponte Milvio. Gigli parla di casa sua, in via della Farnesina, di sua moglie, dei suoi figli, della vita e delle botteghe sulla piazza. “Fino agli anni ’80, c’erano le botteghe e si conoscevano tutti. Sul ponte, passavano pure i cavalli!”
Lo salutiamo, cavaliere di altri tempi che non tornano più.
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