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    “Il dono perfetto” di Fabrizio Falconi

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    Ogni cosa nella vita di una persona è destinata a ripetersi, ma le cose che cambiano veramente il destino sono quelle che accadono una volta sola.

    Scritto durante la pandemia, pubblicato nel 2023, “Il dono perfetto” (Santelli Editore) di Fabrizio Falconi è una trasposizione in chiave completamente moderna, della vita, dei reali fatti e del carattere di Juliette Récamier, conosciuta nella prima metà dell’Ottocento come “la più bella donna di Francia”. I suoi amori, la solitudine, la volontà di rinviare molto a lungo, nonostante i pretendenti più vari – giovani poeti squattrinati, filosofi, aristocratici – la concessione della sua verginità, ovvero del suo dono perfetto.

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    Nel libro, l’azione si svolge dal giorno dell’attentato ad Andy Warhol (3 giugno 1968) ai primi anni del duemila. Ed è una rivisitazione degli anni ruggenti del Novecento, attraverso il ritratto di Nina, una giovane donna bellissima e affascinante, sempre in bilico tra tormenti e seduzione. Un matrimonio volutamente “in bianco” sembra metterla al riparo dai moltissimi pretendenti. Ma Nina è affamata di vita: sono gli anni ruggenti del Novecento e lei vuole sperimentare, vuole riconoscere il genio, prima di concedersi.

    In un’intervista, a Falconi è stato chiesto com’è stato costruire il personaggio di Nina. “Nina è molto ispirata al carattere di Juliette: non volevo creare un personaggio del tutto empatico e non volevo che il lettore fosse subito conquistato da lei o che si immedesimasse in tutto. Volevo che ci fosse più distanza da parte del lettore, nell’avvicinarsi a una donna che fa scelte strane e provocatorie. Volevo che non fosse un personaggio sin da subito: Nina ha degli elementi che sicuramente la rendono molto austera, e mantiene sempre una distanza nei confronti dei suoi amanti e di suo marito. Si sposa molto presto, ma con questa condizione di avere un matrimonio bianco. E’ insomma una scelta molto particolare che rappresenta anche una grande sfida: attualizzare questa storia significa renderla ancora più estrema, soprattutto perché è ambientata nell’epoca della massima libertà femminile. Il fatto che una donna, in quel momento, facesse una cosa scelta così anticonformista mi sembrava ancora più estremo”.

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