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Il Centro Habitat Mediterraneo di Roma

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Lettere al direttore

Il CHM della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) di Roma si trova ad Ostia, proprio nel punto dove fino agli anni ‘90 sorgeva una grande discarica a cielo aperto; oggi grazie all’impegno di tantissimi volontari e alla comprensione delle pubbliche amministrazioni il Centro, nonostante la limitata estensione, è una importante realtà a livello nazionale ed internazionale.

Per arrivare al CHM, che si trova proprio davanti all’ingresso del porto turistico e poco distante dalla Torre Michelangelo, si deve percorrere il GRA fino all’uscita 28, raggiungere il lungomare e girare a destra (direzione nord) fino ad una rotonda dove si deve svoltare obbligatoriamente; alla fine della via si deve girare a sinistra fino a raggiungere il parcheggio del porto.

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L’area dove sorge l’Oasi faunistica comprende anche un parco pubblico dedicato al grande  scrittore e poeta Pier Paolo Pasolini.

La storia del CHM

La storia del CHM è  la dimostrazione di come a volte buona volontà e tenacia riescano ad ottenere quello che nessuno darebbe per scontato; sulla discarica esistente  si sarebbe voluto realizzare un “oceanario” (“una sorta di zoo-lager per animali che avrebbe distrutto l’intera foce del Tevere”, come scritto nel sito della LIPU) e solo la difficile battaglia portata avanti dai volontari della LIPU di Ostia ha consentito invece la realizzazione di un particolarissimo ecosistema rappresentato da uno “stagno costiero”; nell’oasi sono state censite addirittura 200 specie di uccelli, alcune nidificanti come l’Airone Rosso (qui c’è la più importante colonia del Lazio).

La ragione di un così incredibile successo la si deve soprattutto a come è stato pensato e realizzato lo stagno: nonostante sia costretto tra il porto e alti edifici la vegetazione offre una totale protezione (anche alla vista); inoltre la piantumazione di oltre 800 essenze tipiche della vegetazione costiera e la presenza di alcune isolette hanno fatto il resto.

Osservare senza disturbare

Dai capanni posti lungo uno stretto sentiero è possibile osservare senza alcun disturbo gli uccelli che si trovano all’interno di un’area totalmente sicura e protetta. A fotografarli vengono studiosi e birdwatcher da tutta Europa; qui sono state effettuate tantissime riprese per gli straordinari documentari di Wild-Italy, realizzati dal notissimo naturalista Francesco Petretti.

Tra le tantissime specie che frequentano il CHM oltre all’Airone Rosso, il Tuffetto, il Tarabusino, il Cavaliere d’Italia, la Schiribilla, il Falco di palude e la rara Moretta tabaccata.

L’Oasi oltre ai capanni per l’osservazione dispone di un piccolo centro visite (in via di ammodernamento) dove si svolgono eventi e conferenze.

Quando e come andare

Al CHM si può accedere nei giorni di lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 10 alle 13; durante la settimana è invece possibile prenotare visite guidate o accessi singoli (fotografi, studiosi, birdwatcher) contattando il numero 3755206522 o scrivendo a chm.ostia@lipu.it.

Se decidete di visitare il Centro Habitat Mediterraneo di Ostia e lo raggiungete in auto per il rientro vi consigliamo di fare, sempre dal lungomare, Via dei Pescatori: vi ritroverete a percorrere un itinerario di particolare bellezza e interesse.

La via che vi porta sull’Ostiense segue un grande canale che costeggia la Pineta di Castel Fusano e che poi va a morire tra le campagne; a qualche centinaio di metri dal mare c’è un piccolo porto con una antica darsena mentre dalla parte opposta sorge il “borghetto dei pescatori”, una serie di caratteristiche abitazioni sorte intorno ad una piazzetta dove al centro c’è una statua di S.Nicola, donata dalla città di Bari come protezione per i pescatori e marinai (qui non mancano neppure un paio di buoni ristoranti).

Proseguendo lungo la via si passa accanto ad un piccolo parco con un laghetto affollato di anatre e si prosegue poi tra pinete e campagne dove lo sguardo si perde nella bellezza di una rigogliosa natura; fino a quando la realtà della Via Ostiense non vi riporterà con i piedi per terra.

Francesco Gargaglia

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