Home CRONACA Vigna Clara, nuova vita per la casetta di via del Podismo

Vigna Clara, nuova vita per la casetta di via del Podismo

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Galvanica Bruni

In via del Podismo, a Vigna Clara, c’è un piccolo edificio di una quarantina di metri quadri di proprietà pubblica abbandonato al degrado e così malmesso che, tranne un caso durato poche ore, non è stato mai appetibile nemmeno a eventuali occupanti abusivi.

Fagocitato dalla vegetazione stile giungla, imbrattato, vandalizzato, con crepe evidenti sulle facciate e topi vaganti sul piancito esterno. Questa è l’istantanea attuale del manufatto la cui totale ristrutturazione avvenne la prima volta nel 2007, durò due anni e costò ai romani 150mila euro per poi cadere in stato di completo abbandono e a rischio crollo.

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Ma la notizia di queste ore è che hanno preso il via nuovi lavori di ristrutturazione. Costeranno poco meno di 100mila euro e dureranno circa 4-5 mesi.

I lavori e la destinazione futura

Si tratta a tutti gli effetti di un intervento di manutenzione straordinaria mirata a restituire piena agibilità e disponibilità e del piccolo immobile. Oltre a opere di consolidamento e ristrutturazione è prevista l’eliminazione delle infiltrazioni, la totale ripulitura delle facciate interne ed esterne, il ripristino dei servizi igienici e dei circa 470 metri quadri di area verde recintata.

I lavori, iniziati in queste ore, dovrebbero concludersi prima della prossima estate. Così riferisce a VignaClarablog.it Alessandro Cozza, vicepresidente del Municipio XV, in un sopralluogo odierno svolto con l’assessore alla Cultura Tatiana Marchisio e all’Ambiente Marcello Ribera.

A lavori ultimati, la casetta verrà assegnata per due anni all’associazione Cassandra, gestita da ragazze e ragazzi impegnati nella valorizzazione della presenza dei giovani nella società italiana, per la realizzazione di un CAG, centro di aggregazione giovanile inteso come spazio di comunità e ritrovo. Il tutto sulla base di un progetto presentato dal Municipio XV che si è aggiudicato una gara della Regione Lazio.

I destinatari del progetto saranno i giovani che risiedono nel Municipio XV che potranno così partecipare a  laboratori artistici e di scrittura creativa, a interventi di cura del territorio, a incontri dedicati ai libri e alla lettura, a cineforum e/o eventi musicali (nella misura di uno al mese e solo nel periodo estivo) e ad altre attività. A tal fine l’associazione si avvarrà della collaborazione di alcuni istituti scolastici e di comitati locali.

La storia, come nel gioco dell’oca

Come nel gioco dell’oca, la vicenda di questo piccolo edificio prende le mosse dalla sua inagibilità e dopo 17 anni torna al via come nel gioco dell’oca.

Un gioco dell’oca che coinvolge anche la nostra testata, visto che il primo articolo pubblicato il giorno della sua “nascita” – era il 27 marzo del 2007 – trattava appunto delle sorti di questa casetta.

Si tratta di una vicenda kafkiana che inizia nel 2007 quando l’allora Municipio XX  decide di ristrutturare la casetta dopo che era diventata pericolante e covo di sbandati. Ci vogliono due anni e 150mila euro per farlo e poi viene assegnata tramite bando a un’associazione che ne fa un assai poco frequentato sportello dell’Ufficio diritti degli animali.

Dopo quattro anni la casetta torna ad essere libera ma rimane inutilizzata per i successivi tre. Arriviamo a novembre 2016 e viene assegnata, previo bando, ai ragazzi dell’associazione “So.R.Te. Solidarietà Romana sul Territorio” per realizzare un progetto con finalità sociali. Ma poco dopo l’assegnazione ecco la sorpresa: la casetta presenta diverse crepe nelle mura. Morale, l’associazione non può prenderne possesso, è pericoloso.

A gennaio 2017, prende il via un’attività di monitoraggio della struttura il cui esito finale, si legge nella relazione tecnica, “ha evidenziato un graduale e costante incremento delle lesioni misurate non riconducibili ad un singolo episodio ma riferibili ad un cinematismo di rottura che è ancora in corso di evoluzione”.
Insomma, la casetta si sposta, scivola verso il basso. Viene quindi giudicata “non agibile per gli usi previsti dal bando“ e si rende necessario valutare “le azioni da intraprendere per fronteggiare il fenomeno statico riscontrato“.

Passano così altri quattro anni e finalmente, ad aprile 2021, l’allora giunta pentastellata  con la Deliberazione n.10/2021 approva un progetto di ristrutturazione per un importo di 120mila euro per il quale però occorre prendere un mutuo. Ottenutolo due mesi dopo dalla Cassa Deposito e Prestiti, ad agosto – con Determinazione Dirigenziale 1539/2021 – si dà il via alle procedure di scelta della ditta a cui affidare l‘appalto dei lavori.

Passano i mesi, passa la pandemia e la gara viene aggiudicata. Però poi si scopre che problemi amministrativi impediscono di assegnare i lavori al primo in graduatoria e che si rende necessario ricorrere al secondo. Tutto questo con i tempi della burocrazia, tempi lunghi com’è noto. E così arriviamo a gennaio 2024, con l’avvio dei nuovi lavori di ristrutturazione. Dopo 17 anni dai primi.

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8 COMMENTI

  1. E’ facile prevedere l’ennesimo spreco di risorse pubbliche, con l’assegnazione dell’immobile a fantomatiche attività culturali che si spegneranno in breve tempo. I precedenti non ci hanno insegnato nulla. Converrebbe spianare il tutto per consentire quantomeno di tenere pulita l’area.

  2. Converrebbe spianare il tutto. Bislacca proposta la sua, egregio/a Aris, come se abbattere una casa rimuovere le macerie e portare tutto a verde non costasse denaro. Forse le ignora che una volta abbattuto un manufatto in tempi successivi non lo si può più ricostruire. Mi dica ora, se lei fosse il proprietario di una casetta malandata in campagna spenderebbe soldi per abbatterla e piantare cavoli o per risistemarla continuando a godere della sua proprietà ?

    • Infatti risistemare e mantenere costa meno! E chi li spende i soldi annuali in manutenzione le mie tasse? No grazie. SI faccia una spesa per abbatterlo – chiusa la pratica. Si faccia due conti Sig. Urbano!

      • Bel ragionamento egregio sig Felizi. Applichiamolo a tutte le proprietà pubbliche. Quella scuola necessita di manutenzione? Rasiamola al suolo, costa meno. Quelle case popolari sono vecchie e non hanno l’ascensore ? E chissene, buttiamole giù. Il Colosseo piange a manutenzione ?? Ma vogliamo scherzare ? Spendere le tasse per un coso così vecchio ?? Abbattiamolo, costa meno ! Bel ragionamento davvero. Stia bene.

  3. Caro Urbano, dipende. Se avessi possibilità di andarci, e quindi di godere dell’investimento, la ristrutturerei. Altrimenti sarebbero soldi buttati. Qui abbiamo già buttato (tutti noi) 150mila euro, e ci prepariamo a spenderne altri 120mila. Mi auguro davvero che questa associazione Cassandra, della quale non so nulla, abbia le capacità e le risorse per fare buon uso dell’immobile. Se dovessimo basarci sulle esperienze passate, i dubbi sarebbero legittimi. Il rischio è di vedere nuovamente quell’area in mano a erbacce, vandali e topi, come è stato negli ultimi decenni.

  4. Dal 18 gennaio giornio di apertura del cantiere l’attività è stata quasi nulla.
    Massimo tre giorni di lavori all’inzio.
    Intanto da oltre 30 giorni una parte dei parcheggi è occupata inultilmente dall’ingresspo al cantiere
    Vorrei tanto sapere chi controlla.

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