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Ogni estate lo stesso tormentone…

caldo a roma
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Sono appena arrivate le prime giornate di caldo, quello vero, e torna puntuale come sempre, insieme all’Anticiclone delle Azzorre, il tormentone del meteo.

Stesso copione: i nomi dei fronti caldi terrificanti: Lucifero, Caronte, Scipione…le carte meteorologiche con macchie rosso cupo, quasi violette, l’agghiacciante mantra dell’umidità e della temperatura percepita per finire con i banali consigli di sempre: non pranzare con minestroni caldi, non uscire nelle ore calde, bere tanto, non indossare indumenti di lana…

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Che d’estate faccia caldo lo sappiamo da sempre e da un po’ di anni sappiamo pure che le temperature estive stanno crescendo; colpa dei gas serra, della deforestazione e del consumo di suolo ma anche degli allevamenti intensivi. E forse c’è pure dell’altro come l’attività solare, lo scioglimento del “permafrost” con emissioni di metano e qualche altra cosa che ha a che fare con l’astronomia.

Lo sappiamo ma stentiamo a farcene una ragione; è forse questo il motivo per cui i meteorologi con malcelato sadismo ci parlano ogni giorno delle tante sofferenze che dobbiamo affrontare nel corso della giornata: nei numerosi appuntamenti quotidiani si dilungano con un certo compiacimento di temperature sahariane, di fronti roventi, di temperature minime che sembrano massime, di condizioni siccitose da fare concorrenza alla Death Valley…

Per carità, rispetto agli anni passati non ci raccontano niente di nuovo, ma ciò non toglie che questi discorsi sono roba da far venire un colpo apoplettico più che un colpo di calore. Anziché rassicurare i poveri vacanzieri sul fatto che possono andare al mare o in montagna senza problemi, hanno il sapore di una sentenza dell’Inquisizione: il rogo sotto forma di una bolla di calore dal nome “Apocalisse”!

Peccato che nessuno ci ricordi mai che il pianeta di questi eventi in passato ne ha visti più d’uno: come il periodo del Caldo Romano o quello Medievale.

A cavallo della nascita di Cristo le temperature furono si dice molto alte tanto, per esempio, da far abbassare il livello del lago di Martignano di almeno 8 metri (ma probabilmente molto di più); oggi sul fondo del lago c’è una piccola foresta pietrificata con alberi ancora in posizione verticale.

Nel medioevo, tra il 1100 e il 1250 olivo e vite erano coltivati anche alle latitudini più estreme mentre i Vichinghi, avvantaggiati dallo scioglimento dei ghiacci, colonizzarono la Groenlandia.

Si tratta dei risultati di studi accurati e complessi condotti con il carbonio radioattivo anche sui “pollini” anche se non tutti gli scienziati sono concordi nel ritenere i due fenomeni, globali.

Nell’era attuale sappiamo che le temperature sono in crescita (almeno 1,3° negli ultimi quarant’anni) su tutto il pianeta e che dietro questo innalzamento c’è probabilmente, se non sicuramente, lo zampino degli uomini.

Il guaio è che al momento non possiamo farci proprio niente. L’unica cosa che possiamo fare, giusto per non sentire più caldo di quello che già sentiamo, fare opera di convincimento sui nostri bravi meteorologi al fine di ridurre se non le temperature almeno il “terrorismo meteorologico”.

Un esempio? Affibbiare a fronti e bolle di calore nomi come Auril (la Dea del Freddo), Chione (Dea della Neve), Nifheimer (la terra delle nebbie), Yeti, Borea (la personificazione del vento del nord) o Yuki-onna (creatura soprannaturale del folklore giapponese), giusto per esorcizzare un po’ il gran caldo in arrivo.

Francesco Gargaglia

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