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Nella tenuta dei cavalli bianchi niente lupi ma piacevoli sentieri

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ArsBiomedica

Nelle scorse settimane dai media è stato dato ampio risalto alla notizia che un branco di lupi, dopo aver attaccato numerosi cavalli al pascolo, ha provocato la morte di alcuni puledri per sfinimento.

Il fatto è accaduto nelle campagne tra Monterotondo e Passo Corese, piccolo borgo sulla Salaria a circa 30 km da Roma; in queste campagne, dove sorge anche un centro del CNR c’è una stazione del CREA dove vengono allevati “cavalli lipizzani” (la caratteristica di questi cavalli è che nascono con il mantello scuro che poi da adulti assume un colore bianco).

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Del perché a Passo Corese ci siano dei cavalli lipizzani ne abbiamo già parlato in un articolo di alcuni anni fa: vi furono portati, alla fine della 2° Guerra Mondiale, da Lipizza a Pinerolo e poi a Passo Corese con un convoglio ferroviario; a predisporre questa incredibile operazione fu il Generale USA di Cavalleria George Patton, che temeva che a causa dell’avanzata delle truppe russe cavalli e libri con la loro genealogia andassero perduti.

Da allora i “lipizzani” sono rimasti in quel luogo ospitati in ampi recinti o ricoverati in antiche scuderie. L’attacco dei lupi sarebbe, se confermato, un fatto grave.

Abbiamo deciso di occuparcene perché chi scrive ha prestato servizio alla Scuola di Cavalleria di Montelibretti per  11 anni acquisendo, anche grazie alle numerosissime attività addestrative, una profonda conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche.

Si tratta nella realtà di un ampio territorio compreso tra la Valle del Tevere e i Monti Sabini, di bassa collina, utilizzato prevalentemente per le coltivazioni di alberi da frutta e olivi. Ovviamente non mancano le aree boscose anche se ( escludendo il bosco di Gattaceca nei pressi di Mentana) si tratta di aree di contenute dimensioni. Le campagne, divise in piccoli appezzamenti e con una discreta antropizzazione,  sono percorse da una fitta rete di strade bianche attraversate da pochi fossi , come il Rio Moscio affluente del Tevere.

La pastorizia, un tempo fiorente, ora è ridotta: uno degli ultimi pastori di Montelibretti, che ospitava le sue greggi nell’area militare, da un ventennio ha cessato la sua attività. In compenso tantissimi i cinghiali che in quel territorio trovano un habitat perfetto.

Negli anni trascorsi a Montelibretti, nonostante abbia percorso il territorio di giorno e di notte, a piedi, su mezzi ruotati o cingolati o anche a bordo di un elicottero, non mi è mai capitato di vedere dei lupi: cani sì, tantissimi.

Questo non  significa che i lupi non ci siano e che non possano trovare un ambiente ideale sulle pendici boscose di Monte Gennaro: il lupo, come scritto da Luigi Boitani, uno dei massimi esperti mondiali, è un “eccellente opportunista” e non è escluso che possa attaccare animali al pascolo brado.

Rimane sempre però l’interrogativo se a causare gravi danni agli allevamenti siano lupi-lupi o ibridi o cani reinselvatichiti (solo l’analisi del DNA potrebbe confermare un attacco di lupi).

Spesso sui media vengono mostrate foto di lupi in azione nei pressi dei centri abitati anche se si tratta di animali dai colori impossibili ( i lupi neri o bianchi sono solo quelli del Nord America, dell’Alaska o delle zone artiche).

Purtroppo il problema dei cani randagi, vaganti o reinselvatichiti in Italia non è mai stato preso in seria considerazione; già il Ministero della Salute decenni fa denunciava la presenza sul territorio di oltre 1,5 milioni di cani randagi, una “gravissima emergenza”. La presenza di così tanti cani ha di fatto favorito l’ibridamento con il lupo appenninico (canis lupus) generando una popolazione di cani-lupo più aggressivi e con poco timore nei confronti dell’uomo.

La scarsa conoscenza oltre ai luoghi comuni hanno fatto il resto; leggiamo ad esempio sul sito “wikihow” una lunga descrizione su “Come sopravvivere all’attacco di un lupo in 11 passaggi” (fare cerchio, accendere fuochi, contrastare l’attacco con bastoni……!).

Neanche nei tanti romanzi di Jack London si possono leggere simili cose.

Perfino nel sito del Comune di Arezzo è possibile leggere: “Se un lupo o un cane ti attacca…” o “ Nel caso, raro ma non impossibile che un lupo o un cane ti attacchi…”. Peccato che in tutta la letteratura scientifica degli ultimi due secoli non esiste un solo caso documentato di attacco di un lupo ad una persona.

Nel 1986, proprio Luigi Boitani, impegnato nell’operazione di salvataggio del Lupo appenninico, l’ “Operazione S.Francesco”, scrisse un libro kult oggi introvabile (ma io lo posseggo!) “Dalla parte del Lupo”. Le sue conoscenze derivavano dal tempo trascorso in attività negli USA e poi nei lunghi mesi di osservazioni trascorsi sul Passo S.Leonardo, vicino Pacentro.

Oltre a descrivere la biologia del Lupo, sfatava nel  libro le innumerevoli leggende nate sul suo conto. Oggi Boitani, che continua ad occuparsi della salvaguardia della fauna mondiale, afferma che non c’è nessun problema di convivenza tra l’uomo il lupo, l’orso e la lince. Secondo la sua esperienza vanno applicati determinati protocolli (che solo in casi estremi possono prevedere l’abbattimento).

Oggi il Lupo in italia (con forse i suoi 1500 esemplari) è una realtà che non può e non deve essere cancellata.

Che i lupi possano vivere ai margini dei centri abitati è una possibilità che non va esclusa (vivono ad esempio nel Parco di Veio che però non è certo un parco pubblico), ma è una fatto che non va preso a pretesto in ogni occasione.

Può darsi che ad attaccare i cavalli lipizzani di Passo Corese siano stati dei lupi o forse degli ibridi o dei cani reinsalvatichiti; anche il mitico Fulco Pratesi, Presidente Onorario di WWF Italia, scriveva  che sono pochissimi quelli che in Italia sarebbero in grado di identificare un lupo semplicemente osservandolo.

Nelle campagne vivono un gran numero di cani vaganti che il gruppo e la fame rendono spesso aggressivi; è stato proprio Boitani a scrivere più volte che il vero pericolo per i lupi non è l’uomo, ma il cane.

E cosi siamo tornati nelle campagne tra Montelibretti e Passo Corese  proprio per renderci conto di quanto può essere accaduto; raggiungere il centro del CREA è facile. Dalla Via Salaria si sale alla periferia di Montelibretti e poi seguendo le indicazioni si scende verso l’allevamento dei lipizzani.

Il paesaggio negli ultimi anni è molto cambiato; tante le abitazioni isolate molte delle quali adibite a B&B. I terreni sono per la maggior parte coltivati con olivi, vite e alberi da frutta, soprattutto pesche e ciliegie.

I “cavalli bianchi” a gruppi di 6-8 sono rinchiusi in vastissimi recinti; i maschi, isolati, invece in recinti molto più stretti. Di puledri nessuna traccia, forse ospitati in qualche scuderia.

Eccezion fatta per qualche tortora o gazza la campagna è deserta e non si nota nessun movimento; su alcuni tratti di strada fangosa abbiamo cercato delle tracce ma quelle che abbiamo visto sono di cinghiali.

Abbiamo provato a citofonare ad una delle grandi fattorie senza ricevere risposta; poco distante però abbiamo incontrato un “locale” a cui abbiamo chiesto informazioni.

Si, i lupi ci sono, almeno 200 e sono un grande problema, ci dice il nostro interlocutore che afferma essere un cacciatore. In effetti tutta la zona nei pressi di Montelibretti è un’area faunistica-venatoria. Quante le aggressioni? Almeno 3, due cavalli e una pecora. Un po’ poche per duecento lupi affamati. Ma non è tutto….a dire del cacciatore la colpa è dei “militari” che in passato hanno introdotto 9 coppie di lupi per liberarsi dei cinghiali nell’area demaniale.

Anche se l’ipotesi delle 9 coppie di lupi ha del fantascientifico dimostra però come racconti privi di qualsiasi fondamento scientifico ma anche di buon senso vengano poi spacciati per veri. Un po’ come la bufala delle vipere lanciate dagli elicotteri dentro ceste di vimini…

Sull’aggressione ai puledri lipizzani non siamo riusciti a fare luce, certo è che qualche dubbio rimane. In compenso abbiamo scoperto come l’area dei cavalli lipizzani sia stata trasformata dal Comune di Montelibretti in un bel parco con quattro sentieri diversi: il Percorso dei Salici 1,8 km, il Percorso del Miele 1,5 km, il percorso dei Cavalli bianchi 5,7 km e il percorso del Garibaldino 2,5 km.

Si tratta di sentieri pianeggianti che attraversano una campagna magnifica sfavillante di colori; un luogo, anche in assenza di lupi, da vedere sicuramente.

Francesco Gargaglia

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