Dieci anni, tanto è durato il regno di Maurizio Gubbiotti – storico esponente dell’ambientalismo italiano e tra i fondatori di Legambiente – a RomaNatura, ente pubblico italiano preposto alla tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico presente nel territorio comunale di Roma. E non solo. Sedicimila ettari terrestri – più le secche di Tor Paterno – di cui circa la metà rientranti in proprietà private, per lo più aziende agricole.
Dieci anni, un soffio. Prima da commissario, poi da presidente dell’ente con sede a Villa Mazzanti, nel cuore del Parco urbano di Monte Mario, a due passi dal centro di Roma.
Dieci anni e sembra ieri…
Dieci anni molto intensi. Un doppio mandato e non era mai successo. Però devo dire che il tempo è volato. Appunto, un soffio. Che somiglia ad una traversata più che ad una passeggiata.
Le sfide che abbiamo raccolto – racconta Gubbiotti – sono state tante. Molte nate dalle emergenze. Altrettante volute da noi per mettere il sistema dei parchi nelle condizioni di affrontare il futuro e di attrezzarsi per le tante crisi che l’ambiente ci impone.
Cos’è cambiato rispetto a dieci anni fa?
Dal punto di vista amministrativo e della funzionalità, l’ente dieci anni fa era in una condizione molto critica, appesantita dalle modalità burocratiche che soffocavano spirito e vocazione dei parchi.
C’era un totale distacco tra parchi, territorio, comunità e residenti. Questi erano vissuti con fastidio dalla struttura dell’ente; un’inutile appendice. Quello che mi sono imposto di fare e’ stato riportare i parchi nella loro sede naturale, il territorio, la comunità, le associazioni.
Il mio vero orgoglio è questo: essere riuscito a rendere protagonista il parco nel territorio, come è testimoniato dalla partecipazione delle realtà imprenditoriali dentro i parchi, dal numero delle convenzioni locali che abbiamo stipulato; dai volontari che abbiamo mobilitato e dal numero dei fruitori.
Il sistema dei parchi urbani ed extraurbani di Roma è tra i più estesi al mondo. Cosa resta ancora da fare?
Bisogna che la politica prenda davvero sul serio la gestione dei parchi urbani e periurbani come volano per venire a capo del nodo del cambiamento climatico; per rendere le città davvero più resilienti, capaci di rispondere con efficacia anche attraverso la mitigazione dell’impatto delle emissioni, alle nuove sfide che il pianeta sta e deve affrontare.
I parchi sono i luoghi e gli spazi dove questa battaglia per la terra può essere vinta. A cominciare dalle iniziative per conservare e valorizzare la biodiversità. Ma siamo purtroppo ancora molto distanti.
Dal cambiamento climatico al pane di RomaNatura, Gubbiotti rivendica con fierezza i piccoli e grandi traguardi raggiunti in questi dieci anni…
Il nostro pane non è una favola, o uno spot; è la rivendicazione di un modo di fare agricoltura che innova e insieme recupera il passato, le antiche tecniche.
Questo lo facciamo nel comune agricolo più grande d’Europa. Il tutto sperimentando anche risparmio idrico ed energetico. La sostenibilità è anche questo.
Come e’ cambiata la fruizione dei parchi in questi dieci anni?
Non abbiamo numeri certi perché in città con punti d’accesso molteplici, è complicato registrare le visite. Tuttavia la pressione è diventata altissima. Quello che va migliorato è il sistema di accoglienza del visitatore, compresa la cartellonistica che spesso lascia a desiderare.
Ma su questo tema insiste il nodo della doppia titolarità: RomaNatura e i proprietari privati dei fondi che rientrano nel parco. Non è mai molto chiaro a chi spetta fare cosa, compresa l’accoglienza dei visitatori che i privati non sempre gradiscono.
Monte Mario e Insugherata, due polmoni verdi di Roma Nord. In che condizioni li lascia?
In buone condizioni dal punto di vista naturalistico e delle iniziative promosse da RomaNatura all’interno dei parchi. Siamo riusciti ad ottenere una variante dei parchi della via Francigena che entra a Roma, tanto che oggi al 1081 di via Cassia è possibile entrare con la Francigena all’interno della riserva dell’Insugherata per percorrerla ed entrare dentro la riserva di Monte Mario ed arrivare a San Pietro.
Due sono le criticità più forti: la manutenzione difficile e complicata dalla grande estensione di entrambe le riserve con vaste aree boscate. L’altra riguarda la presenza dei cinghiali. La vastità degli spazi verdi, incontaminati fin dentro gli spazi urbani più consolidati e la presenza di molteplici corridoi ecologici – in se un fatto molto positivo – rendono la città aggredibile da parte della fauna selvatica.
Al momento quella con i cinghiali non è una battaglia vinta?
Assolutamente no. Il corridoio ecologico del parco di Veio porta in città gli ungulati che vengono dalle zone boschive più marginali e lontane. I ritardi accumulati sono troppo forti. Mentre eravamo ancora alle prese con i tentativi di contenimento della specie – che per forza di cose prevedono l’abbattimento – siamo stati travolti dalla peste suina. Tuttora in circolazione: abbiamo appena ritrovato all’Insugherata l’ennesima carcassa di cinghiale”.
Fin qui l’intervista a Maurizio Gubbiotti.
Intanto in questi giorni e fino alle ultime ore, il nuovo governo regionale starebbe definendo il quadro dei nomi indicati come commissari degli Enti Parco. Al posto di Gubbiotti è stato designato Marco Visconti, ex assessore all’Ambiente nella giunta Alemanno bis del 2011.
E Legambiente lancia un appello: non disperdere le migliori esperienze e iniziare subito l’iter per generare una governance corretta, con Presidenti, Direttivi e Comunità dei Parchi.
Oggi più che mai – dichiara Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – sosteniamo la necessità di un rafforzamento del nostro mondo dei Parchi e ci rivolgiamo alla Regione, in primo luogo per chiedere di non disperdere le migliori delle esperienze costruite in questo decennio, fatte di persone e competenze grazie alle quali si è generata una grande sinergia tra amministrazioni, territori, associazionismo, enti parco, cura e salvaguardia delle risorse naturali; e poi perché non nasca una fase commissariale ma si avvii subito ogni iter necessario a gestire nella maniera corretta gli enti parco, con Presidenti, Consigli Direttivi e Comunità dei Parchi, dove sia rappresentato l’ambientalismo nella maniera migliore, per tutto ciò che di positivo rappresenta, il suo portato culturale e di grandi competenze per le Aree Protette Regionali del Lazio”.
Rossana Livolsi
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Mi auguro che cambi, ma ci vuole davvero poco per far cambiare lo scempio che si vede in giro, parlo dell’area intorno al cimitero dei Francesi, del K2 (da Via de Amicis alla Leopardi)), dell’area del Don Orione, complesso boschivo bellissimo fino a 8 anni fa, che dalle Officine Farneto (coi lavori del galoppatoio che si addentrano nell’area protetta) portano fino al Don Orione. Non ci sono più segnaletiche caratteristiche della Via Francigena, alcuni punti sono delle discariche a cielo aperto, e pensiline divelte, panchine staccate, steccati (ormai non è rimasto più niente delle recinzioni di legno a “X” che fino a otto anni fa rendevano bellissimo ogni singolo posto dell’area descritta)distrutti, ciclisti acrobatici che rendono il posto pericolosissimo perché arrivano a velocità supersoniche, cinghiali a strafottere. Chicchetta dietro Villa Stuart (sempre nel complesso del “verde” incanto) c’è una Simca sepoltra tra lamiere e ethernit, e una vasca con gradino per anziani. Giusto per ogni evenienza. Avevo fatto una pagina prima per segnalare le rarità verdi ivi presenti, ma molto presto il bello è stato soppiantato dall’orrore, e avendo fatto presente le criticità, mi hanno bloccato sui loro social. Che dire? Era amministrazione esemplare? Io direi che chiunque potrà fare meglio. Basterebbe anche impedire ai ragazzi che raggiungono in macchina il belvedere dalla Leopardi fino alle casette dietro villa Stuart di bivaccare e consumare i loro trasudi amorosi lì, perché ci va anche tanta brava gente che ricorda com’era una volta quel paradiso ora cumulo di inefficienze appalesate. Ma per carità…
Il vero problema è che in Italia i Presidenti e i Direttori dei Parchi sono in genere politici e non tecnici; il principio che vale è che serve un “manager” e non uno scienziato…..con quelli che sono poi i risultati.
Insugherata e Monte Mario (ma anche altre aree) sono in condizioni di grave abbandono; niente segnaletica, niente tabellonistica, nessuna manutenzione, pochi guardiaparco e pochi controlli, danneggiamenti, nessuna pubblicazione scientifica e cartografica, poche iniziative, mancata pulizia dei sentieri…..La presenza di amianto nell’Insugherata è un evidente segnale di questo stato di cose.
Si dirà allora che le risorse sono poche e mancano i fondi: può darsi, ma allora a cosa serve un “manager”?
Ha ragione. Purtroppo non solo i Presidenti ed i Direttori dei Parchi non sono tecnici ma politici, ma anche Ministri ed altri Amministratori, ad ogni livello, che dovrebbero esserlo.
Bravissimo, ma io vivo qui dal 2015, e un degrado (che già denunciavano i residenti che mi hanno accolto) così veloce non lo avevo mai visto. Peccato che non si possono caricare le foto, ma è talmente doloso e doloroso che, come giustamente hai sottolineato te, sono ‘poltroncine’ politiche, non tecniche né specifiche a vocazione naturistica. Ho anche incontrato una Signora qualche anno fa (ancora si poteva percorrere qualche tratto del K2) dell’AIO (Ass. Italiana Orchidologia) che voleva riperlustrare le zone dove erano state identificate orchidee autoctone, e dopo cento metri è tornata indietro dicendo: “Inutile andare avanti, degrado, cinghiali e sgommate di copertoni eliminano ogni speranza di ritrovare il sottobosco di un decennio fa…” e questo è tutto. Dilapidare un patrimonio di questo tipo lavandosi l’anima comprando le patate bio che senso ha? E ancora parlano di saluto, di meriti, di conservazione…ma davvero sono mai stati nei posti che rappresentano? Non ci voglio credere.
Si dovrebbe vergognare invece che autopromuoversi..il parco di montemario il k2 il” cimitero dei francesi” lì frequento da più di 20 anni un degrado negli ultimi 2/3 con panchine rotte o immerse nell’erba sentieri non più percorribili..erba alta come una savana..altro che cinghiali..il mio cane ha paura di inoltrarsi nella foresta e cammina mogio mogio sui sentieri sterrati
…allora sicuramente ci siamo visti lì. Ultimamente si sono presentate le guardie forestali (so che non è esatto chiamarle così ma non ricordo il sostantivo corretto)perché? Io pensavo per i cinghiali…no! Cercavano le persone che avevano sfalciato l’erba dei sentieri senza permesso. Passo e chiudo 🙂