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Uno scempio irreparabile sui pini di Saxa Rubra

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Galvanica Bruni

Dall’architetto Paolo Salonia, residente a Saxa Rubra, riceviamo e pubblichiamo la seguente “lettera al direttore”.

Prima puntata. “Gentile direttore, come ricorderà, all’inizio del 2021 un gruppo di residenti di Saxa Rubra (nell’area compresa tra via di Quarto Peperino, via Adrianopoli, via Crisopoli e strade limitrofe), aderendo ad una iniziativa di raccolta fondi che avevo lanciato, resero possibile il trattamento endoterapico per curare i pini domestici della vasta zona dal durissimo attacco della Toumeyella Parvicornus.

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Nella totale assenza, inazione, omissione delle diverse Autorità Pubbliche preposte alla cura del verde e nonostante queste fossero state da me reiteratamente interpellate e richieste di pronto intervento, l’iniziativa dei privati salvò da morte certa ben 530 pini domestici (clicca qui).

Sono trascorsi poco più di due anni e, nonostante qualche sconsiderata iniziativa pubblica immediatamente bloccata sempre da me dato il costante monitoraggio della situazione, i 530 pini godono (oggi sarebbe meglio scrivere “godevano”) di ottima salute con chiome maestose, ricche e dense, di un verde bellissimo.
Fine della prima puntata.

12 maggio 2023, inizio della seconda puntata

Entra in scena l’iniziativa della Pubblica Amministrazione, senza che i cittadini siano stati minimamente avvisati. E’ dal 12 maggio che operai, evidentemente con scarsissima cognizione specifica, sono lasciati liberi di violentare i pini della zona con la scusa della potatura, per di più in assenza di qualsiasi minimo controllo.
Si tratta di lavoratori di Ditte che si sono aggiudicate gare del Comune di Roma (naturalmente con la regola del massimo ribasso) e stanno intervenendo sulle piante di competenza del Comune stesso.

Il primo giorno, 12 maggio, al suono della prima motosega in azione, rendendomi conto di quanto stava accadendo, ho immediatamente inviato una email a tutte le cosiddette “Autorità” preposte, sollecitando informazioni e interventi sulla base di circostanziati riferimenti di articoli del Regolamento del Verde e del Paesaggio che lo stesso Comune di Roma ha deliberato il 12 marzo 2021 e reso operativo dal 15 maggio dello stesso anno.

In particolare, in riferimento agli Art. 4, 5, 6 (Autorità preposte all’autorizzazione e al controllo), Art. 8 (cittadini informati), Art. 33 (potature e periodi dell’anno in cui NON effettuarli, comma 4 e comma 5 lettera b), Allegato 9 pag. 160/9 (indicazioni specifiche per pinus pinea).

Ad oggi non è pervenuta alcuna risposta, fatta eccezione di una comunicazione automatica del 12 maggio da parte della Polizia Locale con la quale veniva notificato il numero del ticket di “apertura della pratica”. Il 15 maggio seguiva analoga comunicazione automatica che notificava la chiusura dello stesso ticket. Come minimo, sbrigativi!

Inoltre, la Polizia Locale, come mi hanno spiegato telefonicamente, può solamente verificare la sussistenza delle necessarie autorizzazioni, senza entrare nel merito tecnico-scientifico dell’operato della Ditta autorizzata.

“Uno scempio irreparabile”

I giorni sono trascorsi e le squadre inviate dalle Ditte assegnatarie, liberamente e totalmente indisturbate, hanno potuto portare a termine uno scempio irreparabile sui pini, tra l’altro infliggendo la potatura in piena fase vegetativa con evidente presenza di getti sulle parti apicali delle loro chiome.

Le chiome maestose di 530 pini che avevano brillantemente superato gli attacchi della Toumeyella Parvicornus, grazie all’intervento di endoterapia dei primi del 2021, sono state ridotte in modo drastico (come dissennato costume in questa città), rimanendo a terra un’enorme quantità di rami di grosso diametro, mucchi pieni di aghi folti e verdi e di nuovi getti, lasciando i tronchi nudi, costringendo la pianta ad assumere una eccessiva altezza che ne comprometterà la stabilità (semplice questione di baricentro).

Subendo dunque  maggiore danno rispetto a quelli comunque già prodotti dalla eccessiva spalcatura (mediamente 6 o 7 metri), molto presente in tutti i casi.

Inoltre, il massiccio svuotamento della chioma con il taglio dei “palchi” più bassi e di branche di notevoli dimensioni (diametro di 30/40 cm e oltre, ampiamente documentati fotograficamente) indebolirà fortemente le piante rendendole, quindi, meno pronte ad affrontare qualsiasi attacco parassitario, ancora peggio se della Toumeyella Parvicornus che, come noto, sta nuovamente dilagando per tutta Roma.

Il danno irreversibile creato alle singole piante ha lasciato le chiome ormai totalmente “disconnesse”. Sono rimaste branche completamente “sganciate” dalle chiome e non potranno più essere ri-compattate nel volume della chioma e, quindi, rappresentano un potenziale pericolo che si manifesta solamente ORA mentre NON era presente prima.

L’asportazione di grandissime aree comporterà naturalmente una riduzione significativa delle capacità nel processo di fotosintesi clorofilliaca proprio nel momento in cui i pini avranno maggiore bisogno di energia per gestire la reazione naturale al taglio dissennato producendo nuova vegetazione in altezza, come sopra già scritto. Dunque facendo ricorso alle proprie riserve energetiche, indebolendosi di conseguenza nei confronti dei sicuri attacchi parassitari.

In sintesi, l’incapacità manifesta degli esecutori materiali e la colpevole mancanza di controllo, di conoscenza, di attenzione di coloro che a queste Ditte hanno appaltato i lavori, cioè di coloro che sono preposti per compiti d’ufficio, o politici, alla salvaguardia del verde hanno sostanzialmente decretato la potenziale condanna a morte di questi pini.

“Uno schiaffo ai cittadini”

In tal modo, questi incontrollati e “ignoranti” interventi, tra l’altro, rappresentano un gravissimo schiaffo sonoro che la Pubblica Amministrazione ha piazzato sulla faccia di quei cittadini che nel 2021, la Pubblica Amministrazione completamente sorda e assente, si sono privatamente tassati per sostenere le spese necessarie al trattamento endoterapico di 530 pini domestici, così salvandoli e proteggendoli fino al 12 maggio 2023, data di inizio delle potature decise questa volta dalla Pubblica Amministrazione senza minimamente informare i cittadini stessi.

Zero controlli, zero informazione, zero dialogo

Mai, almeno per quanto è dato sapere, si è vista la presenza di un responsabile, di un agronomo, di un tecnico, di un controllo seppur minimo. Probabilmente qualcuno sarà pure intervenuto ma se così è stato, in verità, ancora più grave sarebbe se i pareri tecnici impartiti fossero stati finalizzati a questi esiti.

Né era stata data, sempre per quanto è dato saperne, la benchè minima comunicazione dei lavori di potatura, non fosse altro che per mettere al riparo i propri autoveicoli nelle vie interessate.

Questi interventi, oltre alla loro perniciosità per la salute complessiva dei pini, sono in evidente difformità rispetto a quanto previsto nel citato Regolamento del Verde e del Paesaggio del Comune di Roma, oltre che a tutta la normativa in materia stabilita a livello degli Organi  sovraordinati e alla letteratura scientifica esistente sul tema.

Esistono, poi, la Convenzione UNESCO sul patrimonio naturalistico del 1972 e quella sul patrimonio immateriale del 2003, il Programma MAB (Uomo e Biosfera), l’Agenda SDGs 2030 – Goal 11.4 e la New Urban Agenda e gli altri programmi e accordi internazionali per la tutela, promozione e valorizzazione dei patrimoni naturalistici. Né, per il momento, tratto la questione dell’avifauna.

Certo è che in questo periodo si ascolta un gran concerto di cinguettii diversi e non credo che i “maestri sinfonici” siano domiciliati altrove e vengano quotidianamente, come pendolari, ad allietarci. Sul tema specifico ho coinvolto la LIPU.

Inutili sono stati i miei ripetuti e quotidiani tentativi per discutere con gli operai cercando di contenere il disastro, invitandoli in tutti i modi ad operare con maggiore attenzione, cautela e consapevolezza (per altro, ricavandone risposte sgradevoli nella forma e nel contenuto).

Ancora l’incursione non è finita. Per fortuna, le potature riguardano solamente i pini domestici lungo le strade in carico al Comune, mentre quelli su proprietà private si sono salvati. Tralascio di sottolineare i danni sul verde privato, su alcune recinzioni, che una certa “baldanza” nelle modalità operative degli addetti hanno provocato, oltre alle condizioni in cui l’intera area è stata lasciata essendosi limitati ad asportare solamente “il grosso” ammucchiato in diverse raccolte.

Di chi è la responsabilità?

A fronte di quanto fin qui esposto, va sottolineato che:

– non risulta l’esistenza del “carattere d’urgenza” che avrebbe giustificato l’intervento in un periodo dell’anno non idoneo (tranne, a posteriori, confezionarlo lì bello e pronto),

– le piante così devastate sono state rese fragili (in modo irreversibile?) per la loro futura staticità,

– le piante così devastate sono state fortemente indebolite per l’eccessiva potatura che ha impoverito le chiome e di conseguenza l’apparato radicale, rendendole più facilmente aggredibili da parassiti (i tagli aperti delle branche sono autostrade di accesso), ancora peggio dalla Toumeyella Parvicornus,

–  oltre al danno di tipo botanico e biologico, l’intero paesaggio è rimasto violentato da queste “potature” selvagge.

Mi chiedo se dobbiamo continuare a tollerare che la cura dei pini venga lasciata nelle mani di persone inesperte che lavorano per conto di Ditte che, come minimo, si aggiudicano le gare praticando ribassi insostenibili.

Mi chiedo anche per quale motivo i cittadini debbano subire la violenza di vedere il loro ambiente di vita e il paesaggio urbano, generale e di prossimità, sistematicamente stuprato e irrimediabilmente alterato senza che vi sia una qualche Autorità che intervenga, sovraintenda, controlli, disponga, corregga, punisca.

Mi chiedo, inoltre, se è corretto che i cittadini siano sistematicamente esclusi da qualsiasi processo decisionale (o almeno dal minimo flusso informativo), a fronte delle continue roboanti e retoriche dichiarazioni degli amministratori sull’importanza della concertazione e della partecipazione degli amministrati.

Ho eseguito una capillare documentazione fotografica durante l’esecuzione dei lavori, dei materiali residui rimasti a terra, del “dopo trattamento”.

E’ stata, ed è, mia intenzione stabilire un tempo t0, adeguatamente documentato, rispetto al quale riferire successive situazioni che, temo, interesseranno questo patrimonio inestimabile.

Inestimabile proprio perché, alla fine, si potrebbe configurare anche il danno erariale (quanto sta accadendo proprio in questo periodo nei Comuni di Empoli e di Castelfiorentino grazie all’intervento della Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Firenze, sicuramente storia per certi versi diversa – tagli immotivati di altra specie di alberature -, comunque precedente significativo e testimonianza della percorribilità di azioni anche di tipo legale).

Alla fine, dovrà pure essere stabilito di chi è la responsabilità dei danni compiuti sul patrimonio.

A tutti i cittadini residenti nell’area penso sia doveroso da parte della Pubblica Amministrazione dare una risposta, anche se, purtroppo, non è possibile tornare indietro per praticare una giusta ma adeguata potatura secondo le modalità – e le tempistiche – prescritte nel più volte citato Regolamento. La sera del 29 maggio ho scritto nuovamente alle stesse “Autorità” preposte, per denunciare quanto ormai avvenuto e chiedere venga fatta piena chiarezza sull’accaduto.

Aggiornamento dell’ultima ora

La mattina del 30 maggio, verso le 8 sono ricominciate le operazioni di potatura e altri alberi sono stati devastati. Sono nuovamente andato a fare fotografie.

Ne è nato un vivace alterco con gli operai (del resto ci sono soltanto loro) che mi volevano impedire di fotografare. Alla fine, uno di loro, sceso dal cestello, ha fatto alcune telefonate e i lavori si sono drasticamente interrotti. Per ora sono riuscito a bloccare – ahimè tardivamente – la mattanza.

Intanto e dopo

Non so quali saranno le decisioni che saranno assunte nei prossimi giorni relativamente ai lavori di potatura. Né so se ci sarà un’apertura di confronto o semplicemente una risposta alle mie email da parte della Pubblica Amministrazione, decisamente incline a scavalcare – comunque ad ignorare – i cittadini amministrati .

So perfettamente che, in ogni caso, sono determinato ad andare avanti continuando con tutte le iniziative necessarie e assumendone di nuove per inchiodare la Pubblica Amministrazione alle sue responsabilità.

Sto predisponendo una raccolta di firme tra i residenti dell’area, gli stessi che si autotassarono nel 2021. Già si sono dichiarati favorevolmente in molti.Inoltre, ho inviato un documento analogo a questo testo ad alcuni quotidiani e agenzie di stampa, a Italia Nostra, a Salviamo il Paesaggio, a Carteinregola e, come detto, alla LIPU. Soprattutto ho chiesto il coinvolgimento del Gruppo di Intervento Giuridico, storica associazione di legali impegnati sui temi ambientali.

Direttore, questo è quanto. La ringrazio per lo spazio concessomi. Con i miei migliori saluti,
Paolo Salonia

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11 COMMENTI

  1. Gli interventi dell’Arch. Paolo Salonia a favore dell’ambiente e nel caso specifico dei pini sono encomiabili e vanno sostenuti in ogni modo.
    Purtroppo quello che ci racconta non è altro che l’ennesimo episodio di mal governo e di mala gestione del territorio da parte di chi non ha capacità e professionalità per governare.

  2. Zero controlli, zero informazione, zero dialogo . Per quanto mi riguarda = zero voto…ovvero : VOTO ZERO alle prossime elezioni .
    Per il discutibile, ma non discusso , abbattimento di due provvidenziali platani , il mio appartamento ha cambiato temperatura . Di contro la trattoria sottostante ospita una settantina di avventori da marciapiede ( postcovid). Tutta gente felice di stare finalmente insieme all’ aria aperta . Il fetore delle friggitrici credo sia percepito solo da me , che non ho avuto covid , dalle zanzare, dai sorci e dalle blatte .
    Ma non datemi retta : parlo cosi’ perche’ ho ottanta anni e un olfatto anteguerra.
    Grazie Salonia

  3. Il fiore all’occhiello del Comune di Roma era il suo servizio giardini cui si accedeva da una serissima scuola comunale di giardinaggio. I giardinieri, così formati, si prendevano cura delle piante anno dopo anno con grande professionalità, esperienza ed amore perchè erano creature che crescevano sotto i loro occhi e grazie alla loro cure. Naturalmente questa scuola, dato che funzionava molto bene, è stata smantellata. Pinuccia Montanari, quando era assessore all’ambiente, mi disse che il comune di Roma aveva in forza solo 80 giardinieri per tutta la città di Roma che non sarebbero bastati neanche per la sola Villa Borghese! In compenso si danno appalti a squadre di “boscaioli”che intervengono sporadicamente senza alcuna competenza, senza alcun controllo da parte di persone esperte e senza alcun amore per le piante: nel loro DNA c’è la distruzione delle piante e non la loro crescita. Tanto di cappello all’architetto Paolo Salonia, cui stringo idealmente la mano, che ha intrapreso questa impresa donchisciottesca contro non i mulini a vento ma le pale eoliche della nostra becera ed ignorante amministrazione. Solo un suggerimento: raccolga le firme in tutta la città tramite qualche organizzazione perchè, anche chi non abita in zona, soffre a vedere lo scempio perpetrato ai danni delle nostre piante e del nostro verde che ci permettono di respirare

  4. Bravissimo il tenace architetto! Purtroppo dobbiamo constatare che la approssimazione ,figlia spesso della scarsa conoscenza regna sovrana!

  5. Il paesaggio romano cambia e non certo in meglio. Il caso dei pini aggrediti dalla cocciniglia tartaruga che stanno cambiando aspetto non solo a Saxa Rubra e non da pochi anni, è una amara realtà di portata nazionale.
    Il Municipio, l’ente territoriale concepito proprio per costituire un più diretto e immediato dialogo con i cittadini, viene forse liberato da responsabilità a seguito di questa vasta presenza nel Paese del fenomeno? Assolutamente No.
    Il rilievo nazionale, eventualmente, ne agevola l’operato poiché, nel caso specifico, consente al Municipio di non improvvisare e non iniziare uno studio una ricerca ma, di godere di pregresse conoscenze, di esiti di dibattito svolti, e di concrete esperienze per quanto sinora messo in atto.
    E tra le conoscenze mettere in conto, particolarmente, quanto ha esposto Salonia, non perché lui debba essere ritenuto detentore del Vero, ma perché fa, in scienza e coscienza, quanto gli compete come cittadino consapevole: mettere a disposizione conoscenze ed esperienze alla propria struttura politica e amministrativa. Una struttura che ha capacità operativa e poteri per agire. I luoghi deputati per il colloquio esistono: invito nei lavori delle Commissioni, i Consigli, le riunioni di Giunta, i colloqui fattivi con assessori e consiglieri….
    Ora sono gli organi Municipali che devono fare la loro parte in termini di scelte, di norme, di coinvolgimento di altri attori interessati. Agire, essere operativi. Questa è l’urgenza.. E questa azione è una prerogativa e un’operatività propria del Municipio, non del singolo cittadino.
    Detto in modo brutale è tempo che al Municipio si abbandoni il liberatorio “non è compito mio/nostro” e si inizi a fare sul serio, (nessun s’offenda) su questo problema come su tanti altri.
    Si faccia in Municipio la piccola parte di diretta competenza, e si inneschino le singole azioni positive verso gli altri operatori coinvolti. Quali? Ad es. i Dipartimenti, le Sovrintendenze, l’Avvocatura, anche la questua presso assessori comunali e presidenti di commissione. Le oceaniche conferenze di servizio vanno preparate. Se mi posso permettere è richiesto solo un cambiamento di postura. Alzare le terga andare, se funzionale, e dialogo.
    Avere come obiettivo, lo stesso del cittadino: la migliore soluzione del problema, in tempi compatibili con la speranza di vita del richiedente.
    A mio avviso è questa la vera battaglia contro o per migliorare in efficienza ed efficacia la Burocrazia.
    E’ una dura battaglia combattuta dall’interno dai singoli responsabili facendo valere le proprie ragioni, nonché il senso e l’obiettivo del Bene Comune.
    E vediamo così se almeno contro la cocciniglia la battaglia alla Burocrazia la vinciamo. Coraggio Municipio.

  6. Mi permetto di postare “anche” un commento. Non è proprio un’azione elegante dopo tutto lo spazio di cui ho potuto fruire grazie alla generosità – e alla sensibilità – del Direttore Claudio Cafasso.
    Ma devo assolutamente un ringraziamento alla Signora Isabella Colace (anche tutti gli altri lo meritano comunque, ma li comprendo in questo).
    La Signora Colace, cogliendo in pieno il senso della mia, prima di tutto, profondissima e inarrestabile indignazione, dalla quale scaturiscono le iniziative intraprese e quelle in cammino, lancia un appello che non deve cadere nel vuoto: raccogliamo le firme in tutta la città!
    Che significa dire: indignamoci tutti!!!
    Finalmente.
    E rendiamo azione concreta la nostra indignazione, coordinandoci, facendo rete, assumendo iniziative tra loro coerenti.
    Contro la mancanza di cura del verde, i platani scapitozzati, i pini massacrati, i parchi storici devastati, il Cimitero del Verano vergognoso, i ciuffi d’erba che si fanno strada nei marciapiedi del Centro Storico (per chi lo avesse dimenticato, Patrimonio UNESCO) sui quali continuo è il rotolamento dei trolley di turisti barbari che occupano i b&b che hanno trasformato le abitazioni del centro in un unico alberghetto a due stelle, i dehors, il continuum di locali per mangiare e bere, i minimarket per riciclare il denaro della criminalità organizzata che la fa da padrone indisturbata dove crede, dal centro alla periferia, la malamovida dilagante a questo sistema funzionale…….Devo continuare?
    Chi sono i responsabili di questo inarrestabile e insostenibile degrado?
    Gli Amministratori, Comunali e Municipali, dove sono?
    Loro tacciono.
    Ma il loro silenzio che significato ha? Distrazione? Menefreghismo? Superbia o senso di superiorità? Vigliaccheria? Incapacità? Inadeguatezza? Oppure….???
    Noi cittadini non abbiamo diritto ad avere risposte? Forse che non siamo cittadini? Pensano che siamo solamente elettori o, ancor meglio, stupidi consumatori?
    Beh, se proprio non abbiamo diritto ad essere riconosciuti come cives in un rapporto di ruoli e di rispetto reciproco, allora mettiamola così: noi siamo i loro datori di lavoro.
    Quindi indignamoci e facciamo crescere il numero dei don chisciotte, alla fine qualche mulino a vento smetterà di girare le sue pale come meglio gli va…..
    Per i pini di Saxa Rubra, penso che arriverà presto una terza puntata……….
    Grazie Isabella Colace, grazie Paola Porry Pastorel e grazie a tutti gli altri (più o meno approssimativamente).
    Paolo Salonia
    ps: l’accostamento dei titoli nella home page di VCB tra i rifiuti abusivi, i pini scempiati, gli occhi che non vedono e i cuori che non si dolgono restituisce pienamente il quadro drammatico, ma anche deprimente, di questa povera città…….toc toc amministratori…c’è nessuno????

    • Penso che il significato del loro silenzio sia…Oppure….??? Come già detto in altro commento su altro argomento.

  7. Che nella pubblica amministrazione e negli enti locali in particolar l’approssimazione regni sovrana e la scarsa trasparenza anche è certamente vero. Nel merito degli interventi sui pini di Saxa Rubra non ho competenze così specifiche e non sono un tuttologo per poter sostenere se tali interventi andavano o meno eseguiti e con quali modalità, però non posso non constatare l’estrema pericolosità dei pini in generale, come testimoniano i numerosi crolli di grandi rami su auto e persone accaduti anche recentemente proprio a Roma, spesso con conseguenze tragiche. Leggo anche che, prima della potatura, i pini di Saxa Rubra presentavano delle “Maestose Chiome” e questo, per quanto neofita in materia, mi lascia pensare che qualche tipo di intervento, magari più professionale, andasse comunque fatto anche, se non soprattutto, a salvaguardia della pubblica incolumità. A titolo di cronaca, mi permetto di andare (in parte) controcorrente rispetto alle pur legittime e in parte sacrosante considerazioni dell’articolo e dei commenti , avendo avuto una persona a me molto vicina che a causa di un grosso ramo di pino ha rischiato di rimanere paralizzato ed ha svolto terapie riabilitative per lunghi mesi.

    • All’inizio avevo immaginato di procedere con una raccolta firme circoscritta ai soli residenti dell’area di Saxa Rubra. E intanto questa la porterò a termine.
      Nel frattempo sono stato raggiunto da alcune sollecitazioni da altre parti della città che, come a tutti noto, vengono ugualmente “scempiate”, o lo sono già state, irrimediabilmente.
      Si tratta di organizzare diversamente una ben più ampia raccolta. Gli strumenti esistono.
      Spero di trovare aiuti di buona volontà per gestire l’operazione ad una più ampia scala territoriale.
      In questo tentativo confido anche in VCB come efficace strumento di moltiplicazione del messaggio.
      Restano comunque confermate tutte le ipotesi di verifica della percorribilità di altro tipo di azioni.
      Paolo Salonia

  8. Vorrei fosse finalmente abbandonata questa leggenda metropolitana degli alberi killer, i pini, poi, i più spietati.
    E mi piacerebbe si riflettesse, invece, su quanta responsabilità, sciatta e cialtrona, sia attribuibile alla dissennata mancanza di cura che noi Uomini riserviamo alla Natura in generale.
    Nelle nostre città in modo particolare.
    I crolli, di grandi rami o di intere piante, sono molto spesso la normale conseguenza della spaventosa incuria (leggi anche “cura inappropriata”) che viene sistematicamente riservata al verde urbano. Ma non si deve dire.
    Non desidero essere un tuttologo neanche io, tanto meno spacciarmi per un esperto (semplicemente posseggo un possibile bagaglio di conoscenze della materia per averla “frequentata” fin dagli anni universitari e, successivamente, continuato a coltivarla con molta passione, anche per motivi professionali), ma mi sento di poter ribadire, confortato dagli esperti da me interpellati, quanto già qui scritto: i pini di Saxa Rubra (per rimanere nel fatto) hanno acquisito una loro pericolosità adesso, dopo i barbari interventi incontrollati di “potatura”.
    Prima non presentavano alcun elemento di rischio evidente per la pubblica incolumità (informazione che, comunque, si sarebbe dovuto comunicare e rendere notizia pubblica e accessibile per i cittadini residenti).
    Tanto è vero che, al momento, le squadre incaricate se ne sono improvvisamente andate via – credo in seguito ai miei quotidiani controlli fotografici – lasciando, per fortuna, il lavoro incompiuto.
    Infine, l’aggettivo “maestoso” da me attribuito alle chiome ante-operam, non contiene alcun significato “dimensionale” (che comunque semanticamente non possiede), ma unicamente quello rintracciabile nel vocabolario Treccani (emulo il Ministro Lollobrigida): “…Severo e solenne insieme, tale da ispirare riverenza o stupefatta ammirazione…”…
    Perchè, dunque, andare a segare le gambe del trono di Sua Maestà?
    Anche se ieri era la Festa della Repubblica non mi sembra un buon motivo!
    Paolo Salonia

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