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1 maggio archeologico da Livia o da Costantino

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Galvanica Bruni

Clima permettendo, visto che le previsioni meteorologiche non sono certo delle migliori, ecco un modo diverso per trascorrere la Festa dei Lavoratori: andare alla scoperta di due dei più bei siti archeologici di Roma Nord.

E’ vero, sulla Flaminia (in via Vitorchiano), ci sarebbe anche quello del Mausoleo di Marco Nonio Macrino, la cosiddetta Tomba del Gladiatore, un sito di rara bellezza e di grande interesse, ma purtroppo è chiuso al pubblico.

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Godiamoci quindi i siti archeologici di Prima Porta e di Malborghetto che, grazie alla Soprintendenza Speciale di Roma per questa nuova occasione di partecipazione e conoscenza del nostro grande patrimonio naturalistico e culturale, lunedì 1 maggio saranno aperti al pubblico gratuitamente e senza prenotazione dalle 9.30 alle 13.30 (ultima entrata ore 12.30).

Arco di Malborghetto

Uscendo da Roma, oltrepassato il cimitero Flaminio, la Flaminia inizia a essere costeggiata sul lato destro dalla ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo, che in alcuni punti s’interrompe con dei piccoli passaggi per permettere il transito alle automobili dirette verso la campagna.

Poco prima della stazione di Sacrofano, al Km 19.400, uno di questi valichi immette su una stradina parallela che conduce a Malborghetto, un posto dove archeologia, storia e natura si armonizzano in modo unico e dove rivive la tradizione secondo la quale Costantino, accampatosi proprio lì, abbia visto al tramonto nel cielo il segno della croce.

Il giorno dopo, il 28 ottobre del 312, Costantino sbaragliava vicino a Ponte Milvio l’esercito del rivale Massenzio. Diventato imperatore, Costantino per celebrare la battaglia e il sogno premonitore fece erigere a Malborghetto un arco quadrangolare la cui struttura è ancora oggi visibile. L’area archeologica è impreziosita da un piccolo museo.

La Villa di Livia

La Villa di Livia, i cui resti sorgono in via di Villa di Livia 187 (l’ingresso è all’interno del parco comunale di Prima Porta), regala l’emozione della scoperta di quelle che furono le stanze della moglie di Augusto con gli ambienti privati e la zona di rappresentanza, un piccolo giardino interno e una grande terrazza da cui si poteva ammirare il Tevere.

Per questa villa c’è una leggenda, riportata da Plinio, secondo la quale un’aquila lasciò cadere dall’alto nel grembo di Livia una gallina di straordinario candore, che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Consigliata dagli aruspici, Livia allevò il volatile e piantò il rametto, da cui nacque un bosco.

Grazie alle ricerche archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma, è stato possibile scoprire buona parte delle strutture antiche. Varcata la soglia della Villa, ci si immette negli ambienti privati dove sono ancora visibili le camere da letto, cubicula, di Livia e dell’imperatore, l’atrio e un piccolo giardino interno, e la zona di rappresentanza, costituita da grandi ambienti.

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