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Corso Francia, due indagati per la morte di Leonardo Lamma

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Galvanica Bruni

Accogliendo l’opposizione dei genitori, lo scorso 15 febbraio il GIP aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura basata su una perizia secondo la quale Leonardo Lamma quel 7 aprile del 2022 era deceduto “perché correva troppo” e non per aver perso il controllo della sua moto dopo essere passato su un tratto di Corso Francia ammalorato.

Respingendola, aveva fatto di più, aveva iscritto nel registro degli indagati, con la pesante accusa di omicidio stradale, ditte e Uffici del Comune di Roma al tempo dell’incidente responsabili dei lavori effettuati a Corso Francia.

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Lavori a seguito dei quali – questa è l’ipotesi da sempre dei genitori di Leo suffragata da video e testimonianze – il giovane cadde dalla sua moto un attimo dopo esser passato sul rattoppo stradale col quale era stata provvisoriamente chiusa una voragine apertasi giorni prima a causa di una dispersione idrica.

Nel provvedimento il GIP non aveva indicato alcun nome come indagato ma aveva circoscritto il perimetro entro cui la Procura avrebbe dovuto effettuare i nuovi accertamenti per ricostruire le cause dell’incidente mortale.

Accertamenti che a distanza di un mese e mezzo hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati di due nomi sui quali però vige, al momento, il più stretto riserbo da parte degli inquirenti.

Stando a quel che scrisse il GIP, e cioè che per avere chiarezza sulla dinamica dell’infortunio è necessario accertare se ci sia stata “l’omessa, tempestiva, errata manutenzione della tratto di strada” è lecito supporre che sotto i riflettori degli inquirenti siano finiti il Simu, il dipartimento capitolino allo Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana, e l’Acea.

Il primo perché responsabile della manutenzione ordinaria e straordinaria delle 599 strade romane, circa 800 km, ricadenti sotto la definizione “grande viabilità” fra le quali Corso Francia; la seconda perché fu una ditta incaricata da Acea a intervenire nel primo pomeriggio di domenica 27 marzo, all’altezza del civico 159 quando si aprì una voragine a causa di una perdita idrica.

Ci vollero cinque giorni per richiuderla; venerdì 1 aprile il cantiere venne rimosso e la corsia riaperta al traffico. Ma, a detta di automobilisti e testimoni locali, l’asfalto non sarebbe stato ripristinato a dovere. Una sorta di rattoppo venne lasciato sulla strada al termine dei lavori, forse per la fretta di riaprire l’intera carreggiata alla circolazione visto il caos traffico che il restringimento aveva causato nei giorni precedenti.

Su quel rattoppo, una gobba che nel frattempo si era pure crepata a seguito del passaggio di migliaia di auto e centinaia di bus dei giorni precedenti, si trovò a passare Leonardo Lamma nel pomeriggio del 7 aprile perdendo un attimo dopo il controllo della moto. E la vita.

Agli atti ci sono testimonianze e video, anche del TGR Lazio, che nei giorni e nelle ore precedenti l’incidente denunciavano la pericolosità di quel breve tratto di Corso Francia.

Corso Francia, una targa in ricordo di Leonardo Lamma

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