Sabato 25 marzo, alle 17.30, il Museo Crocetti – via Cassia 492 – apre le sue porte all’importante personale di Antonio Secci Sul filo del fare, a cura di Antonello Tolve.
Organizzata negli spazi al primo e al secondo piano del museo, tra le opere e i progetti del maestro Venenzo Crocetti con cui si crea un rapporto di partecipazione lungo il sentiero di un lavoro attento a definire la pratica dell’arte come teoria dell’arte, la personale di Antonio Secci è un potente cortocircuito che riattiva cromaticamente ogni singolo ambiente, innescando piacevoli e spericolati punti di vista, vie di fuga che si aprono a riflessioni sulla forma, sull’icona, sulla figura.
«Determinate da una ritmica interna che si dispone per ascisse e ordinate, per generose obliquità, per intrecci intrusioni intromissioni influssi incrinature interferenze sovrapposizioni o stratificazioni, le superfici messe in campo da Antonio Secci sono increspature che accolgono con eleganza la sfida dell’estroflessione, portando la pittura a un livello plastico la cui ulteriorità è data dalla volontà di spazializzare, di creare risalto, risacca e risalita cromatica» (Tolve).
Nato a Dorgali (NU) nel 1944, Antonio Secci si forma in un clima culturale animato dal desiderio del viaggio, della fuga verso nuovi orizzonti visiva da conquistare e assimilare. Spinto da Gianni Dova e Guy Haloff, nel 1966 si trasferisce a Milano dove frequenta l’entourage di Lucio Fontana e avvia un sodalizio con Roberto Crippa di cui sarà negli anni il principale collaboratore. È questo il momento in cui l’artista apre la pittura alla terza dimensione con stratagemmi linguistici che lo avvicineranno, negli anni, alla pittura analitica.
La mostra è accompagnata da un catalogo (Edizioni Kappabit) con un testo di presentazione di Carla Ortolani Presidente Fondazione Venanzo Crocetti, una introduzione di Antonello Tolve curatore della mostra e una ricca antologia critica.
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Sul filo del fare di Antonio Secci
Inaugurazione: sabato 25 marzo ore 17.30
Visitabile a ingresso gratuito dal 25 marzo al 15 maggio
Orari: da lunedì a venerdì 11-13 e 15-19 / sabato 11-19 / domenica chiuso
Museo Crocetti – Via Cassia, 492
www.museocrocetti.it – tel. 0633711468 – mail: info@fondazionecrocetti.it
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L’artista è cresciuto artisticamente nella scuola/laboratorio di Roberto Crippa a Milano e il riferimento artistico all’opera di Lucio Fontana. Vedere i quadri esposti a chi, come me, non ha una conoscenza approfondita della storia dell’arte moderna e contemporanea, pone domande su come si riconosce il valore dell’artista e su quali criteri si può capire il messaggio che mandano. Il bellissimo catalogo aiuta ad inquadrare e capire il percorso seguito dall’artista e le libere interpretazioni invitano a studiare e a capire meglio le ispirazioni e i possibili significati condivisi che le opere artistiche vogliono trasmettere. Con Antonio Secci condivido il paese di nascita e le radici culturali di prima socializzazione. La cultura è l’insieme delle conoscenze, dei simboli, dei valori che l’umanità ha inventato per dare un senso alla vita, al mondo e a tutto ciò che si pensa e percepisce. Ma ogni cultura lo fa a modo suo e ogni interpretazione passa per l’essere unico di ogni persona. Antonio Secci è consapevole di quello che crea. Ma una volta che l’opera è esposta non gli appartiene più e ognuno di noi la vive e la sente con i propri parametri e le proprie conoscenze. Ma è evidente anche il riconoscimento che ha avuto la sua carriera da parte non solo del mondo artistico specialistico con cui condivide visione e metodi ma anche di chi ama le sue opere per quel che soggettivamente fanno sentire. La percezione dei concetti fondamentali del conoscere e dell’esistere: spazio, tempo, cambiamento, movimento, conflitto e armonia, bene e male, natura e cultura. E come ognuno di noi fa fatica a definire che cosa queste parole significano. E spesso sono i segni dell’arte che le fanno sentire, intuire, comprendere. Non tanto razionalmente ma come sentimento, emozione, contemplazione estetica che ci fa star bene. Almeno per qualche momento. I riferimenti della storia dell’arte avvicinano le opere di Secci allo spazialismo che attraverso l’arte propone la percezione dello Spazio, inteso come somma delle categorie assolute di Tempo, Direzione, Suono e Luce, natura, umanità. Una visione universale che in Secci è nata attraverso la forma originale attraverso cui ha imparato la sua prima lingua, ha dato senso a ciò che ha visto fin da bambino: il rapporto con la natura e la ricerca di senso dei diversi segni che formavano la sua cultura e la sua capacità di comunicazione. “Sul filo del fare” è il titolo della mostra; “pensando con le mani e realizzando con la testa”, dove il lavoro manuale e quello intellettuale si mischiano e diventano una cosa sola. Spazio e tempo, limiti ed immensità, durata ed eternità, spirito e fisicità: tutto si mescola e si tenta di dare senso ordine a quello che i gesti dell’artista hanno costruito. Una cosa a me ha colpito maggiormente nelle opere di Antonio Secci: gli squarci e i tentativi di ricucitura. La ricerca di una nuova dimensione oltre le tre conosciute dai nostri sensi. Il fare intravedere nel vuoto del taglio che esiste qualcosa dietro. Squarci o strappi simbolo di qualche significato da scoprire. A me hanno ricordato un mito che ho sentito dagli indio Yanomami dell’Amazzonia brasiliana: “ La malvagità degli uomini ha stracciato il cielo e tutto rischia di cadere distruggendo la vita nella terra. Gli sciamani con il loro lavoro di cura cercano di ricucire gli strappi e permettono all’umanità di sopravvivere”. Senza sciamani, senza poeti, senza artisti il cielo cadrebbe e l’umanità non avrebbe più vita. L’arte e la conoscenza servono a questo: “Sola la bellezza ci può salvare”.