Bambine e ragazze rapite, usate, tenute in gabbia, violentate. A centinaia, perché donne ma anche perché cristiane. Accade in Nigeria. E il giorno giusto per parlarne è stato l’8 marzo 2023, giornata dei diritti acquisiti ma anche giornata dei diritti negati. Come quello di poter abbracciare una religione che agli adepti del Boko Haram invece non piace.
Boko Haram significa «letteralmente l’educazione occidentale è peccato» ed è il nome con cui viene comunemente chiamato il movimento estremista islamico Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad (‘popolo impegnato nella propagazione degli insegnamenti del profeta e nel jihad’), un’organizzazione terroristica jihadista che ha sconvolto il nord della Nigeria rendendosi responsabile della morte di oltre 75mila persone negli ultimi 13 anni. E chi professa la religione cattolica è il suo primo obiettivo.
L’8 marzo 2023 è stato quindi anche il grido delle donne cristiane perseguitate in Nigeria; un sussurro in realtà, ma potente, nelle immagini evocate, come un grido violento. Lo è stato nella parrocchia Santa Chiara, a Vigna Clara, gremita alle 19.30 di sera come fosse stata la messa di mezzogiorno della domenica.
Nessun sermone, solo il racconto di Maria Joseph (19 anni) e Janada Marcus (22 anni), due ragazze nigeriane vittime della violenza degli estremisti perché cristiane.
Sfuggite agli aguzzini, sono state assistite da Don Joseph Fidelis, direttore del Trauma Center di Maiduguri (che questa sera ha fatto loro da interprete), un centro dove le vittime della violenza degli estremisti vengono curate da un team di professionisti.
Maria e Janada, schive, timide, in questi giorni sono a Roma per portare la loro testimonianza, per raccontare la loro storia – simile a quella di centinaia e centinaia di connazionali – per far conoscere all’occidente, agli uomini e alle donne “che hanno avuto la fortuna di nascere in questa parte della terra dove gli insegnamenti, la democrazia, la libertà, consentono di abbracciare liberamente una religione” che nel loro paese le donne vengono torturate, violentate, ridotte in schiavitù per lo stesso motivo, mentre gli uomini vengono sviliti e uccisi. Perché cristiani”.
Come accaduto al papà di Janada che avrebbe avuto salva la vita solo se avesse fatto sesso con la figlia. I terroristi sapevano che non avrebbe mai accettato. E infatti venne decapitato, e la testa consegnata ai familiari.
Maria Joseph e Janada Marcus questa mattina sono state ricevute da Papa Francesco, poi dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nel pomeriggio hanno preso il via gli incontri in alcune parrocchie di Roma a cominciare appunto da quella di santa Chiara a Vigna Clara, ospiti del neo parroco Mons. Andrea Manto e accompagnate da Sandra Sarti, presidente di “Aiuto la Chiesa che soffre” la fondazione cattolica che sostiene i fedeli cristiani ovunque siano perseguitati, oppressi o nel bisogno.
E a sentire il loro racconto oppressi eravamo anche noi che lo ascoltavamo.
Che l’8 marzo 2023 sia veramente il giorno del riscatto di Maria e Janada e delle centinaia di migliaia di Maria e Janada ancora in queste ore vittime della violenza fisica, verbale e psicologica. Non solo in Nigeria, ma anche Iran, in Afganistan, ovunque nel mondo i loro diritti vengano calpestati.
Claudio Cafasso
NdR: la storia di Maria e Janada in una scheda: cliccare qui
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