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Via di Grottarossa come il tabellone del Monopoli

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Se si percorre oggi Via di Grottarossa in direzione della Via Flaminia il panorama ci ricorda un po’ le vaste pianure del Texas dove un tempo sorgevano centinaia di tralicci di metallo per l’estrazione del petrolio; qui non c’è petrolio ma solo terra e al posto dei tralicci ci sono le gru, quelle che servono per costruire i palazzi.

Perché in Via di Grottarossa si costruisce un po’ dappertutto: si costruisce all’interno del S. Andrea ma anche nelle sue immediate vicinanze; si costruisce in Via di Valle Vescovo e ai piedi della Torre Molinario; si costruisce in Via della Cava Bianca. Al momento si sta anche spianando una porzione di terreno sulla sinistra della via all’altezza dell’Ufficio vendite “Pietre Bianche”; le macchine lavorano tra alti pini facendo alzare in volo continuamente un gruppo di aironi guardabuoi.

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Ci dicono che il terreno è privato e che in quel luogo si costruirà. Nulla da ridire, ma quello che ci lascia perplessi è che la situazione attuale di Via di Grottarossa, un ampissimo polmone verde, contrasta fortemente con quello che ci viene ripetuto continuamente da studi, rapporti, convegni e annunci della politica.

Nella Regione Lazio si è costruito troppo e a Roma si continua a costruire troppo; gran parte dei mali che affliggono la città arrivano proprio dell’eccessivo consumo di territorio e dalla cementificazione: le conseguenze sono siccità, aumento delle temperature, patologie dovute al calore eccessivo, dissesto idreogeologico, alluvioni…

Una situazione grave se non addirittura infernale messa in evidenza ogni giorno da scienziati, giornalisti, ambientalisti ma soprattutto politici; sono proprio loro a ricordarci ad ogni occasione i rischi gravissimi dell’eccessivo consumo di territorio e di conseguenza delle misure urgenti da mettere in cantiere.

Quali siano le misure per Via di Grottarossa non lo sappiamo e neppure le vediamo; nel frattempo,  dopo il nuovo edificio facente parte dell’ospedale, il centro commerciale e le decine di villette, altri fabbricati spuntano come funghi.

Si sa i funghi crescono in una notte, non cosi però il parco pubblico  frutto di compensazione edilizia  destinato ai cittadini  e che in dieci anni è riuscito appena da embrione a diventare feto.

Non bisogna essere scienziati per capire che Roma Nord, all’interno del GRA, è protetta da una fascia verde che comprende il Pineto, Monte Mario, l’Insugherata, la Veientana, la Giustiniana, Grottarossa, Tor di Quinto. Questa fascia è una protezione naturale dallo smog, dalle polveri sottili, dalle alluvioni; è una vera e propria fascia sanitaria per i residenti e in modo particolare per i bambini maggiormente esposti alle conseguenze dell’inquinamento. Anche la sola perdita di un ettaro di terreno è una sconfitta.

Francesco Gargaglia

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