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Ponte Milvio sotto o sopra poco cambia

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Nel suo percorso urbano il Tevere è scavalcato da 20  ponti ma il più caratteristico e affascinante e soprattutto il più antico è Ponte Milvio che con la sua splendida Torretta Valadier è anche uno dei  luoghi dove i giovani amano radunarsi.

Il fatto che sia il più antico non vuol dire che sia anche ben tenuto, anzi lo stato di trascuratezza che lo affligge è evidente e il fatto che sia molto frequentato non è una giustificazione, semmai è un’aggravante.

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Oltre ai lucchetti che imperterriti frequentatori della movida continuano ad agganciare dove capita, a rendere sciatto il povero Ponte Milvio sono i graffiti sui marmi, le erbacce in terra e sui parapetti (che in qualche caso avviluppano anche i pali della luce), i rifiuti e la sporcizia.

Ma non è tutto, perché sotto le arcate della Torretta le scritte imbrattano tre delle quattro porticine; la quarta in realtà non c’è più, sostituita da una lastra di metallo alla faccia del rispetto dovuto a questo monumento.

Affacciandosi dal Ponte così sfregiato, è poi possibile vedere sulla riva destra una baracca mentre sulla sinistra un materasso. Scendendo, la situazione sotto si fa drammatica. Le baracche che solitamente vengono costruite sotto la piccola arcata all’inizio del ponte (lato viale Tiziano) sono state spazzate via da una non lontana alluvione; al loro posto sono rimasti i detriti di quello che fu un insediamento abusivo.

Poco distante, tra la vegetazione spontanea, c’è anche una sorta di bagno pubblico, le tracce in terra non lasciano dubbi.

Fortuna vuole che siano pochi quelli che scendono sotto il  ponte, lo fanno giusto gli incivili che soddisfano i loro bisogni fisiologici “en plein air” e quelli che si disfano di rifiuti ingombranti. Chi rimane sul ponte è graziato da questo spettacolo, ne ha già abbastanza fra scritte e cartacce.

Francesco Gargaglia

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