Home ATTUALITÀ La Ferrovia Roma Nord ha 90 anni. E li dimostra tutti

La Ferrovia Roma Nord ha 90 anni. E li dimostra tutti

ferrovia roma nord
Galvanica Bruni

Ha appena compiuto 90 anni. Taglio del nastro il 28 ottobre 1932. Voluta fortemente dal regime per celebrare il decennale della marcia su Roma. E che per questo impose ai cantieri e ai 4500 dipendenti al lavoro, ritmi insostenibili. Riuscendo nell’intento.

I 102 chilometri della Ferrovia Roma Nord che dovevano congiungere  la capitale a Viterbo, vennero inaugurati in tempo per celebrare la marcia.

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Fu vera impresa. Ingegneristica e realizzativa. Una meraviglia della tecnica i due chilometri di galleria scavati a picconate per consentire la penetrazione dentro Roma. E ancora il ponte in cemento armato sul Tevere.

La squadra si imbatte’ ripetutamente in ritrovamenti archeologici che vennero tranquillamente bypassati. Fino all’incontro con l’acquedotto Vergine, intatto e funzionante, che venne spezzato in più punti per consentire alla Ferrovia di tagliare il traguardo del 28 ottobre.

102 chilometri tappezzati di stazioni. Più di trenta, oggi quasi dimezzate. Il percorso si snodava lungo un territorio di grande fascino, da saxa Rubra ai castelli della Flaminia, Gallese, Soriano, Bagnaia e, dopo 102 chilometri, Viterbo.

Per diverse generazioni il fischio dei suoi treni in arrivo e in partenza, ha scandito i tempi dell’orologio della vita quotidiana per migliaia di persone residenti a nord di Roma. Secondo Lorenzo Grassi si trattò della prima vera e propria metropolitana di Roma.

Lo storico Gianfranco Lelmi che alla Ferrovia ha dedicato un poderoso ed informato volume, sostiene che “la Roma Nord abbia salvato Roma dalla fame. Tutti prendevano il treni per andare nelle campagne viterbesi per rifornirsi di cibo e generi alimentari”.

Su quel treno salivano anche tanti ragazzi e ragazze delle colonie e dei campi estivi. La prima Ferrovia romana, la prima a connettere Roma e i romani con il territorio circostante.

Tra le memorie da far sopravvivere il disastro ferroviario del 15 novembre del 1943. Più di cento le vittime. E solo due targhe apposte in tempi recenti a Rignano per ricordare uno dei più gravi incidenti ferroviari della storia.

Nel dopoguerra cominciò la costante e vincente concorrenza delle auto. Alla quale la Ferrovia rispose facendo saltare le corse e “tagliando” le stazioni. Un disastro.

Dal 2015 sulla tratta non esiste più un treno diretto tra la capitale e il capoluogo della Tuscia. La velocità di percorrenza è aumentata dalle due ore e 37 minuti alle oltre 3 ore di oggi. Il passo del gambero. Benché la popolazione residente si sia moltiplicata, così come gli utenti: dai cinquemila/ diecimila degli anni 40 si è passati ai 75mila di oggi. Una medio/piccola città italiana che quotidianamente si sposta e che sta perdendo popolazione.

Il bacino di utenza potenziale è di 200mila/ 250mila persone. Dal 2011 la rete ferroviaria del Lazio ha perso il due per cento di utenti, a differenza del resto d’Italia che ha guadagnato il 5 per cento di passeggeri.  E la perdita del Lazio è tutta da attribuire alla disaffezione per la Roma Nord.

Dovrebbe essere il fiore all’occhiello della politica trasportistica regionale  e invece “siamo al disastro più totale” secondo Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio che enumera i black point: oltre 100 corse sospese al giorno, assenza di informazioni e trasparenza verso l’utenza, totale cesura tra ciò che è dentro Roma e ciò che sta fuori, la vetustà pericolosa dei mezzi circolanti.

“Una linea che – aggiunge Fabrizio Bonanni, presidente dell’attivissimo Comitato Pendolari – viene lautamente remunerata.  Il contratto di servizio stanzia 90 milioni di euro a favore del gestore del servizio che oggi è Cotral”.

Da anni, denuncia Scacchi, sentiamo annunciare investimenti milionari. Ma in 15 anni non si è visto un euro. E se i vagoni sono arrugginiti, le stazioni sono fatiscenti e infrequentabili dai disabili.

Assurdo il governo della linea: per andare da Roma a Viterbo e viceversa, dopo l’introduzione dei c.d. punti di rottura, bisogna salire e scendere dal treno tre volte ed acquistare tre diversi tipi di biglietto. Stazione intermedia di questo assurdo traffico, Catalano. Un’officina che per disposizione burocratica è diventata una stazione. Per arrivare nel nulla.
Attorno sferragliano treni di 40 e passa anni. Sporchi, imbrattati, freddi di inverno, infuocati d’estate.

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