Home ATTUALITÀ L’emendamento safari alla legge di Bilancio, far west in città?

L’emendamento safari alla legge di Bilancio, far west in città?

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Alla seconda notte dedicata alle sorti economiche del Paese è spuntato l’emendamento pro caccia. Anche se i fautori rifiutano la definizione.

Sta di fatto che tra uno slalom e l’altro, tra Rdc, Pos, 110 per cento, App18 e quota 103, si è fatto vivo, ben protetto, l’emendamento alla legge di Bilancio che promuove il contenimento della fauna selvatica nelle aree urbane e nei parchi.

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I contestatori l’hanno ribattezzato “l’emendamento safari”. Una forzatura. Ma certo le criticità non mancano. Intanto c’è una generica formulazione sulla fauna selvatica, quindi compresi lupi, orsi, volpi ed altre specie protette che potranno essere liberamente impallinate. In secondo luogo si tratta di una norma ordinamentale che ha poco a che fare con la legge di bilancio e la manovra.

Gli autori dell’emendamento a cominciare da Tommaso Foti, capogruppo FDI e primo firmatario, si giustificano sostenendo che occorreva intervenire per uniformare una disciplina sin qui affidata a regioni e provincie autonome. Se passerà l’esame delle aule parlamentari la disposizione consentirà di avviare “abbattimento e cattura” degli animali che potranno anche essere consumati previo via libera delle autorità sanitarie.

Naturalmente non si è dato il via libera alla libera caccia di condomini e cittadini. Per poter procedere all’abbattimento e alla cattura bisognerà essere cacciatori provetti ed autorizzati. Il tutto coordinato dagli agenti di polizia regionale e provinciale.

Le attività  venatorie – che potranno essere esercitate anche in periodi di divieto o di “silenzio” – potranno essere affidate anche alla polizia locale. Un semaforo verde che ha ottenuto il plauso di tutte le associazioni di categoria legate al mondo agricolo e che è stato severamente bocciato dai movimenti ambientalisti, con i Verdi che hanno annunciato un esposto all’unione per quello che considerano un attacco alla biodiversità, protetta dalla Carta Costituzionale.

Nessuna deregulation giurano i proponenti ma un intervento obbligatorio per mettere un freno all’espansione degli ungulati, che avrebbero superato in tutta Italia i due milioni di capi e causato in conseguenza della confidenza con le aree urbanizzate, 13 vittime stradali in un solo anno ed oltre 250 feriti.

Sicuramente non vedremo i cacciatori della domenica imbracciare doppiette e carabine e  scorrazzare a villa Pamphili e Monte Mario all’inseguimento di volpi e cinghiali, però una più puntuale definizione della materia sarebbe stata apprezzata.

Rossana Livolsi

 

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