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    ‘La mutazione’ di Luca Ricolfi

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    Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

    Dopo il “Manifesto del libero pensiero” Luca Ricolfi torna in libreria con “Mutazione – Come le idee di sinistra sono migrate a destra” (Ed. Rizzoli,  242 pag., 18 Euro) un interessante saggio sul cambiamento, in termini di idee, della sinistra e di come questo cambiamento abbia portato a quella che oggi è a tutti gli effetti una inversione di ruoli.

    Luca Ricolfi, sociologo e docente di “Analisi dei dati”  è autore di numerosi libri e saggi oltre ad essere stato, in epoca di pandemia, uno dei tanti protagonisti nelle trasmissioni TV.

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    In “Mutazione” mette in risalto il cambiamento avvenuto, a partire dalla fine degli anni ’90, all’interno della sinistra italiana; abbandonati i suoi cavalli di battaglia (la difesa della classe operaia,  la diffusione della cultura alta come emancipazione dei popoli,  la libertà di espressione e l’abolizione di ogni censura) ha rivolto il suo interesse alla difesa dei diritti  civili di quelle che vengono ritenute “minoranze” e il sostegno all’immigrazione.

    Secondo Ricolfi a cambiare è stato anche l’elettorato ; non più operai e il popolo delle periferie ma professionisti, intellettuali, uomini e donne dello spettacolo e dello sport, la media borghesia insomma.

    Quali le cause che hanno portato a questa “mutazione” le cui radici affondano negli anni post caduta del muro di Berlino?

    Per Ricolfi innanzi tutto il processo di globalizzazione che ha reso difficile individuare la cosiddetta “classe operaia”  da sempre al centro dell’attenzione della sinistra ma anche la diffusione del “politicamente corretto” (nato negli USA a seguito dell’azione di alcuni quotidiani progressisti impegnati nella difesa dei diritti delle minoranze nere e sessuali) e diffuso soprattutto nelle università e campus dove insegnanti e studenti sono stati sottoposti, pena l’espulsione, ad una vera e propria dittatura del linguaggio. Il linguaggio del politicamente corretto esportato in Europa ha generato a sua volta  da parte della sinistra una sorta di censura contro quanti non vi si sono adattati.

    Sempre secondo Ricolfi, anche la cultura (che Gramsci riteneva il mezzo con cui affrancare la classe operaia) è stata ritenuta dalla sinistra  una minaccia in grado di generare differenze; la conseguenza è stata quella di combattere la meritocrazia  generando cosi un totale appiattimento  nella scuola.

    E cosi la difesa della classe operaia, la lotta al capitalismo, l’abolizione di ogni censura, il libero linguaggio hanno lasciato il posto alla difesa delle minoranze  e dei migranti e alla ‘dittatura’ del politicamente corretto.

    Per contro la destra, conservatrice e tradizionalista, secondo Ricolfi ha avuto facile gioco a ottenere consensi in quanto si è fatta paladina dei diritti del lavoratori e dei valori tradizionalisti sulla famiglia in contrapposizione alle istanze LGBT.

    Quello di Ricolfi è un libro sul quale, nonostante i tanti dati oggettivi e i numerosissimi  riferimenti bibliografici,  si può anche non essere d’accordo ma è comunque un libro interessante e  attuale  che apre una importante  finestra sulla evoluzione della politica in Italia.

    Francesco Gargaglia

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