Il futuro dell’area verde di via Città di Castello, l’unica di Collina Fleming, è stato depositato sul tavolo della Camera di Consiglio. Entro i prossimi sessanta giorni ne sarà reso pubblico il contenuto, nel mentre i residenti si stanno organizzando per continuare la battaglia e far valere i loro diritti.
Giovedì 20 ottobre, si è tenuta un’assemblea pubblica organizzata dal Comitato Collina Fleming per portare all’attenzione di tutti i cittadini gli aggiornamenti sul destino dell’area verde di via Città di Castello. Nella sala riunioni della Chiesa di San Gaetano erano presenti un raccolto gruppo di residenti del quartiere e i rappresentanti delle associazioni Cittadini attivi Roma XV, I Quartieri della Stazione di Vigna Clara e Dintorni e Fleming Vigna Clara per la Mobilità.
In attesa della pronuncia del TAR
Due gli obiettivi principali della riunione: presentare ai cittadini lo stato dell’arte del ricorso al TAR per l’annullamento della convenzione edilizia e scegliere insieme quali altri passi intraprendere per far valere il diritto a vivere in un quartiere dove sia garantita la presenza del verde.
In effetti, gli standard urbanistici prevedono per legge 18 metri quadri ad abitante, ma a Collina Fleming non esistono parchi, aree giochi o piazze, non esistono spazi verdi né luoghi pubblici di aggregazione.
Dopo un breve riepilogo della triste storia di quest’ampio terreno, Mario Attorre, esponente del Comitato Collina Fleming che si è fatto portavoce della causa in tutti questi anni, ha comunicato l’avvento di un nodo importante in questa intricata vicenda: “Il TAR si è pronunciato mercoledì 19 ottobre in Camera di Consiglio e la sentenza verrà resa pubblica tra il 19 novembre e il 19 dicembre. Noi presumiamo che sarà inevitabile un ricorso al Consiglio di Stato, molto dispendioso ma necessario per portare avanti una battaglia che dura da vent’anni”.
Una vertenza ventennale
I 15mila mq che si estendo da via Città di Castello e via Roccaporena sono, infatti, al centro di un dibattito ventennale tra pubblico e privato: destinati in origine al verde pubblico, nel 2003 vennero resi edificabili con la delibera della Giunta capitolina n.46 e nel 2012 ne fu approvato il progetto di urbanizzazione, così tutta l’area venne recintata.
Tuttavia, i lavori non vennero mai avviati, fino a dicembre 2021 quando il nuovo proprietario si presentò con gru e operai, ma fu interrotto poco dopo. Oggi è un cantiere abbandonato, di cui rimangono tracce ben visibili, e gli unici a godere di questo prezioso spazio sono un gruppo di famiglie di nomadi, che vivono dentro baracche di fortuna con le loro capre, nascosti e indisturbati tra le vie residenziali del Fleming.
All’epoca, i cittadini riuniti nel Comitato Cittadino avviarono una battaglia legale contro tale delibera attraverso un appello al sindaco e un ricorso al TAR per “palesi ed evidenti falsità ed omissioni” e perché al momento dell’emanazione della delibera il vincolo paesistico di inedificabilità era ancora in atto.
I possibili passi futuri
I residenti continuano a essere compatti e decisi, pronti a scendere in piazza e a battere contro le porte del Comune. Non vogliono rinunciare all’unico possibile parco pubblico di Collina Fleming, un quartiere con elevati tassi di inquinamento, sempre congestionato del traffico e privo di spazi verdi.
“Non abbiamo intenzione di arrenderci, ma dobbiamo essere numerosi come un tempo, sensibilizzare i nuovi residenti e i più giovani e far sentire la nostra voce al Comune di Roma, anche attraverso delle manifestazioni pubbliche”.
Tra i presenti anche Stefano Simonelli, ex minisindaco del XV Municipio e oggi presidente dell’associazione Cittadini attivi Roma XV, che ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare e coinvolgere tutto il quartiere per non perdere due volte
“Bisogna ampliare la conoscenza, va ricreato l’interesse dei cittadini e dei politici, far capire loro che questa è l’unica occasione per creare un’area verde. Poi, se la sentenza sarà a favore del proprietario, dovremo puntare sulle opere a scomputo, ossia dovremo essere attori primari affinché le opere pubbliche previste nel progetto siano esattamente come servono a noi. Altrimenti si perde due volte. Io ritengo che nel quartiere Fleming ci sia una grande sinergia sulla quale possiamo contare”.
Giulia Vincenzi
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un quartiere già super affollato e ingolfato di auto come potrebbe reggere altre abitazioni. A chgi servirebbero tranne che a costruttori famelici? Uno spazio verde – purché non lasciato in stato di abbamdono – sarebbe l’ideale
Giusto: a chi servirebbero nuove case? Roma ed il suo hinterland sono pieni di nuove case invendute.