Home CRONACA Fleming, assemblea pubblica per la vicenda di via Città di Castello

Fleming, assemblea pubblica per la vicenda di via Città di Castello

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Galvanica Bruni

Nell’occhio del ciclone i i 15mila metri quadri che si estendono da via Città di Castello fino a via Roccaporena, a lungo contesi tra pubblico e privato destinati in origine al verde pubblico ma resi edificabili con la delibera della Giunta capitolina n.46 del 2003.

Nel 2012 fu approvato il progetto di urbanizzazione e tutta l’area venne recintata, ma i lavori non vennero mai avviati, fino a dicembre 2021 quando il nuovo proprietario si è presentato con gru e operai. Ma fatti alcuni scavi i lavori sono stati interrotti. Oggi, gli unici che sembrano godere di quest’ampio e prezioso spazio privo di cemento sono alcune famiglie di nomadi, che vivono dentro baracche di fortuna con le loro capre nascosti e indisturbati tra gli alberi.

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Ma la possibilità che riprendano i lavori per la realizzazione di cinque palazzine per un totale di 200 appartamenti è sempre dietro l’angolo ed è per questo che alcuni comitati cittadini hanno indetto un’assemblea pubblica che si terrà giovedì 20 ottobre, a partire dalle 18, nella sala riunioni della Chiesa di San Gaetano in Via Tuscania.Nell’occasione verrà riferito ai presenti lo stato dell’arte del dei ricorso ai TAR presentato per l’annullamento della convenzione edilizia.

Fleming, al posto di 200 appartamenti un gregge di capre

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10 COMMENTI

  1. meglio abbandonato con i nomadi ? io preferirei bei palazzi , ordine e pulizia onestamente. Magari creare una strada che colleghi con tor di quinto.

      • Il consumo di suolo a Roma è preoccupante e va contrastato. L’espansione a macchia d’olio crea quartieri i cui abitanti respirano area inquinata, sono alle prese con un traffico eccessivo e devono prendere la macchina per raggiungere uno spazio verde. Nel caso specifico quest’area verde è l’unica rimasta nella Collina Fleming e gli abitanti del quartiere, sostenuti da Comitati e associazioni, sono riusciti finora a impedirne l’edificazione. Sono orgogliosa di essere tra questi dall’inizio e mi auguro che si arrivi a una decisione definitiva che permetterà anche l’accesso e la percorribilità da parte di tutti, il miglior modo per evitare occupazioni abusivi e abbandono.

        • Ottimo! Purché “dopo” non si abbandoni il verde all’abbandono, all’incuria e a frequentazioni non proprio edificanti come è accaduto e continua ad accadere non solo nel nostro Municipio.

      • Guardiamo la realtà e piantamola con la retorica…Purtroppo il verde pubblico a Roma è in completo abbandono, il Servizio giardini è inesistente o quasi….Quindi serve solo ad accampamenti abusivi, scarico di rifiuti e proliferare di cinghiali !!!!!!, con conseguenze igieniche sotto gli occhi di tutti . A questo punto meglio e più igienico che ci siano palazzi circondati da qualche spazio verde curato e protetto dai privati .

  2. Entrambe le cose no? Verde attrezzato a carico dei costruttori e qualche bella palazzina.Mi sembra la soluzione migliore. Altrimenti tutto rimarrà come prima e come al solito non riusciremo a concludere nulla.

  3. Qualsiasi decisione si prenda deve considerare l’esigenza di uno spazio verde per il quartiere e la viabilità del traffico.
    Resta fondamentale collegare Via Roccaporena con Viale Tor di Quinto !!!!
    E’ l’ultima area verde disponibile non lo dimentichiamo, si estendeva fino al Tevere ed era nei piani regolatori dell’epoca, destinato a spazio verde pubblico.
    Negli anni 70 si poteva andare tranquillamente a piedi fino a Viale Lazio (ora Viale Tor di Quinto) incontrare greggi di pecore e qualche mucca . . . . Dove ora c’è il residence, c’erano due campi di calcio, alla spalle dell’albergo Fleming.

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