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Green Report, uccelli a rischio estinzione

BIRDWATCHING
Galvanica Bruni

Ogni anno da organismi per lo più internazionali vengono pubblicati una infinità di “rapporti” che riguardano problematiche di diverso tipo: economico, demografico, climatico. Tutti questi rapporti, quasi mai mostrano un andamento favorevole come se vivessimo in un epoca di gravissima instabilità. Specie i “rapporti” sul riscaldamento globale e sulle sue conseguenze lasciano intravedere un futuro tutt’altro che roseo.

Green-Report, “quotidiano per un’economia ecologica”, cita ad esempio il rapporto quadriennale di “Birdlife International” che denuncia la gravissima situazione riguardante le migliaia di specie di uccelli presenti su tutto il pianeta, moltissime delle quali a “rischio estinzione”.

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Secondo il rapporto “State of the world’s birds” almeno una specie su otto è a rischio mentre le specie già estinte, a partire dl 1500 sono 187 (tre specie ogni anno e sempre a causa dell’attività antropica).

Certo qualcuno potrebbe obiettare che in fin dei conti non è poi così grave e che tutto sommato sul pianeta si vive bene anche con meno uccelli. La realtà ahimè è assai più complessa perché questi dati drammatici  sono gli indicatori di una situazione che va peggiorando ogni anno di più. Sottovalutarli e non adottare strategie significative significa solo affrettare la catastrofe che si profila all’orizzonte.

Il rapporto “State of the world’s birds” ha preso in esame 11.000 specie di uccelli mettendo in evidenza come 1.400specie, tra vulnerabili e minacciate, siano già state inserite in una “lista rossa”; il rapporto evidenzia anche come metà delle specie su tutto il pianeta siano in forte declino.

Ciò comporta un deciso cambio nella biodiversità degli ambienti naturali con conseguenze non sempre immaginabili e prevedibili.

Da anni ad esempio viene rilevato nel nostro paese, nonostante le misure adottate, un aumento esponenziale di zanzare causato tra l’altro, oltre al solito cambiamento climatico, anche alla ridotta presenza di “predatori naturali” anfibi, chirotteri ma soprattutto uccelli  (in Italia le rondini che arrivano in questi ultimi tempi sono state stimate in 4.000.000 di esemplari contro gli otto degli anni passati).

Dati indirettamente confermati da uno studio  (“Temporal shifts in avian phenology across the circannual cycle in a rapidly changing climate: a global meta-analysis”) redatto da ornitologi italiani e ungheresi , che ha accertato come le tempistiche relative alle migrazioni vadano cambiando con il tempo: questo significa un cambio adattivo di abitudini che potrebbe però portare ad un deciso calo demografico.

I segnali per nulla confortanti che ci manda da molto tempo “madre natura”  non vanno affatto sottovalutati perché sono un evidente campanello di allarme;  ignorarli (e ignorarli poi per stolida presunzione) vuol dire mettere a gravissimo rischio le future generazioni, ovvero i nostri figli e nipoti.

Francesco Gargaglia

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