Home ATTUALITÀ Labaro, un comitato di quartiere per costruire una comunità

Labaro, un comitato di quartiere per costruire una comunità

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“Da borgata a comunità!” è l’obiettivo che ha assunto il Comitato di quartiere che si è costituito a Labaro.

Sono già tante le persone che hanno manifestato la loro disponibilità ad impegnarsi in un’ottica di cittadinanza attiva e di un rapporto costruttivo con le istituzioni locali per favorire una amministrazione condivisa del governo di prossimità del territorio. La popolazione di Labaro è di 21.900 persone: 2.900 tra 0 e 14 anni; 14.400 tra 15 e 64 anni e 4.600 hanno oltre 65 anni.

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“Si vuole creare uno spazio di partecipazione per recuperare senso di appartenenza al territorio, fare memoria di quanto di buono si è costruito negli anni e valorizzare la rete associativa che opera a Labaro” ha detto nell’evento di presentazione Mauro Gori, uno dei promotori del Comitato.

Una pioggia di idee, proposte assunte già da un gruppo di volontari che vuole mettere a disposizione la propria professionalità, esperienza e conoscenze per migliorare la qualità della vita nel quartiere.

Proposte già fatte proprie in un primo evento pubblico da Gina Chirizzi, assessore municipale ai lavori pubblici, da Marcello Ribera, assessore all’ambiente e dal consigliere municipale Giovanni Castrignanò.

Iniziare dalla riqualificazione di spazi urbani partendo da quello che si voleva come centro civico del quartiere: la biblioteca comunale (che riaprirà nel mese di settembre, la valorizzazione degli spazi intorno alla fontana monumentale e la ricostruzione del campetto di basket nei terreni adiacenti, recuperando una illuminazione notturna adeguata per questi spazi.

Recuperare le radici di una memoria storica che si perde nei secoli e farla rivivere nelle relazioni intergenerazionali promuovendo il dialogo tra persone anziane e le nuove generazioni.

Labaro, un richiamo alla storia più antica, quando l’imperatore Costantino alza il vessillo di “In hoc Signo Vinces” e bagna di sangue le rocce già rosse della piana del Tevere che costeggia la via Flaminia. Poi immagini storiche che ripercorrono la nascita dell’insediamento nel territorio: i resti del ponte romano, dimenticato e poco valorizzato, in cui transitava Livia per andare nella sua villa residenziale; il mausoleo tomba Celsa del 3° secolo, la tenuta agricola Valchetta Cartoni e le famiglie che in essa hanno lavorato e progredito.

Poi le fornaci, la diga di Castel Giubileo, il raccordo anulare, la ferrovia Roma Nord, la RAI, il nuovo ospedale Sant’Andrea. Cattedrali in mezzo ad antiche case, nuove chiese, inadeguate strade e viottoli. E poi la gente.

Tante storie raccontate da volti segnati dalla sofferenza e da una mai persa speranza di un domani migliore. Tante piccole storie che vengono sentite per avere una origine, per capire la propria origine e dare valore alla terra in cui si è nati e si vive. “Civus romanus sum” anche a Labaro.

Terra che ha accolto migranti da vicine e lontane sponde. Prima centinaia di abruzzesi scappati da terremoti e da povertà infame, marchegiani, abruzzesi, ciociari, abitanti delle campagne laziali, poi africani, rumeni, peruviani, che scappano da guerre e miseria cercano speranza e lavoro nella città eterna.

Riscoprire la storia della “borgata”, parola che non va lasciata in ostaggio ai luoghi comuni, raccontata solo come posto di emarginazione, di potenziali delinquenti, perché tra le sue pieghe, dentro la sua storia, c’è la storia di una città che da bambina e immatura, è cresciuta e si è fatta adulta.

Perché la borgata in questa città è stata anche il luogo delle dignità conquistate, dell’emancipazione e della lotta, del diritto ad esistere ed essere parte di qualcosa di più grande, la città appunto e l’immagine di quello che deve essere il mondo: una comunità in cui hai bisogno dell’altro per riconoscerti e per rinnovare la tua identità.

“Da borgata a quartiere” è stato scritto nei muri di Labaro e nei programmi del Municipio. Ora occorre costruire una comunità viva, di spazi vissuti e di socialità che migliori la qualità della vita di noi che vi abitiamo. Non in una periferia ma in una delle tante centralità della città eterna in cui il diritto di cittadinanza è usato per una nuova convivenza in cui i diritti prevalgano sui favori e il riconoscersi come protagonisti di una unica umanità è il suo segno.

Vincenzo Pira

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1 commento

  1. Buongiorno
    Vorrei sapere dove e’ ubicata la sede di questa interessante iniziativa? Come poter farne parte?
    Grazie
    Antonio

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