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A Tirana la Roma vuole smettere di sognare

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Galvanica Bruni

Coronarie a mille, ansia, sudori freddi, speranze miste a paure di vario tipo, il timore d’un arbitraggio sbadato, il “terrore” di vivere incubi simili a quelli delle ultime due finali europee disputate, insomma il classico “mischiume” di sensazioni che precedono l’agognata gloria.

L’attesa sta per finire, anche se a dire il vero ha letteralmente consumato i tifosi della Roma. Domani sera si gioca l’ultimo atto della Conference league, i giallorossi tornano a disputare una finale europea trentuno anni dopo l’ultima volta, quando persero la coppa Uefa nel dual match con l’Inter.

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Questa mattina sono partiti da Fiumicino i primi gruppi di tifosi che assisteranno dalle gradinate della National Arena (Arena Kombetare) alla sfida contro gli olandesi del Feyenoord. Sciarpe, bandiere, magliette, il primo volo dell’Ita Airways destinazione Albania (domani alle 12 ne seguirà un altro) questa mattina aveva le tinte gialle e rosse, colori di una passione senza età e figlia di un motto, storico quanto epico: “La Roma non si discute, si ama”. Un “detto” pronunciato da Renato Rascel sul palcoscenico del teatro Sistina nel giorno in cui – lui in scena – arrivò la notizia che la Roma era retrocessa in serie B.

Cambiano i tempi, oggi il sodalizio giallorosso non viene più considerato la “Rometta”, anche se gli sfottò sui social si sprecano. Da una parte quelli che ostracizzano la squadra romanista, dall’altra quelli che “gigioneggiano” postando, fra le tante, la foto di un ex calciatore della Roma, Alessandro Florenzi, che nella capitale in nove anni ha conquistato nulla e gli è bastato andare a giocare una stagione al Milan per ritrovarsi con lo scudetto cucito sul petto.

Burle da social o meno, la Roma si presenta a Tirana con la consapevolezza di essere stavolta l’unica squadra italiana in lizza per una coppa europea e soprattutto con la mentalità inculcata negli ultimi dodici mesi dall’allenatore, quel Josè Mourinho che ha già conquistato trofei (anche) più importanti rispetto alla Conference league ma che sa perfettamente come, vincere a Tirana, darebbe a lui e alla squadra il diritto di essere “la storia” nel contesto di un club che ha vinto poco in campo internazionale. Una sola coppa, quella delle Fiere.

Ma sono trascorsi oltre sessant’anni. A Tirana la Roma vuole smettere di sognare. Stavolta vuole vincere.

Leonardo Morelli

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