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Er Pistola, quarant’anni e passa da cocomeraro a Ponte Milvio

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Avendo rilevato oltre quarant’anni fa uno dei banchi di frutta più antichi di Roma (la licenza risale al 1917), “er Pistola” è uno dei protagonisti di quello spazio tempo chiamato Ponte Mollo.

Classe 1946, Bernardino Dino Sensini, detto er Pistola, è un testimone vivente di ciò che è stato Ponte Milvio, quando non c’era ancora la movida e il massimo dell’attrazione estiva era andarvi a mangiare il cocomero di sera.

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E’ molto gentile, Dino: quando gli chiediamo di poterlo intervistare, cogliendolo di sorpresa mentre beve un caffè, ci risponde: “Subito! 5 minuti e arrivo…”
Lo attendiamo nei pressi di quello che fino a poco tempo fa era il suo banco di frutta, sul lato sinistro della piazza, guardando il ponte, e quando arriva la prima domanda è sul suo soprannome: come mai viene chiamato “Pistola”?

E la risposta è nell’ironia della romanità e nel grande orgoglio di suo padre che, dopo due figlie, aveva avuto la gioia di prendere in braccio il suo terzo figlio, finalmente un maschio. Dalla nascita e per sempre sarà er Pistola.

Ascoltiamo la sua storia. Alla fine degli anni ’70, Dino va a giocare una partita di calcio e un suo amico gli chiede la cortesia di andare prima a salutare una uomo, a Ponte Milvio, in una casa che si trova di fronte al banco che diventerà di sua proprietà. Racconta che arrivato a destinazione nell’abitazione trova solo Marietta, la moglie dell’uomo.
Una che “sembrava in fin di vita, con la borsa del ghiaccio, vari acciacchi…” così la ricorda Dino dicendo che in sua presenza non fece altro che lamentarsi di “non sapere come fare con il banco di frutta che aveva sotto casa”…

Dino, che si era appena sposato, non ci pensò due volte e le chiese se volesse venderlo. La donna, “saltò in piedi, dal letto come fosse resuscitata”.
Dino e le cronache del tempo raccontano che la donna abbia “solato tutta Roma” con questa storia della vendita del banco: intascava la caparra e poi spariva. Ma il nostro non si sarebbe certo fatto “solare” come gli altri; nei giorni successivi, munito di carta bollata, di 10 milioni di anticipo e di contratto preliminare sottoscrisse il compromesso e in capo a pochi giorni il passaggio di proprietà.

E fu così che il banco divenne suo alla fine degli anni ’70, ma lo prese definitivamente in gestione a inizio anni ’80 con la moglie Franca, e successivamente col figlio Francesco. Il lavoro non aveva misteri per lui, era figlio d’arte, anche il papà era fruttivendolo con un banco al mercato di Piazza S. Giovanni di Dio, a Monteverde (c’è ancora oggi, si chiama banco Anna).

40 anni fa la piazza di Ponte Milvio era tanto bella, d’estate era piena di tavolini. Sul lato destro della Torretta Valadier c’era già un chiosco gestito da marito e moglie, il tram 2 entrava e usciva dal ponte, c’era la stazione dei taxi e il mercato di Ponte Milvio si trovava sul marciapiede opposto” prima che nel 1982 venisse trasferito su viale Tor di Quinto.

Er Pistola non aveva concorrenti. “Il mio è stato il primo banco di Roma a vendere il cocomero a fette” ci dice orgoglioso, difendendo la qualità della sua frutta che gli veniva spedita via aereo. Certo, era più cara rispetto ad altri, ma pure “piùbbona! Perché se compri ‘a frutta a meno te ne accorgi subito!”.

Dino è stato testimone dei cambiamenti di questo spicchio di Roma, da quando c’era il mercato sulla piazza con i suoi colori e profumi mentre la sera era facile incontrare Moravia a cena da Pallotta, fino all’esplosione della movida con la trasformazione delle vecchie botteghe in tanti locali di somministrazione.

Il racconto si sposta più avanti negli anni e Dino ricorda di quando la piazza è stata ristrutturata,  di quando si è battuto “anche fisicamente” contro l’installazione di fioriere che gli avrebbero sottratto spazio vitale, di quando, negli anni più recenti, “Siamo stati massacrati di multe: 16 verbali da 1000 e passa euro. Abbiamo chiesto l’ampliamento più volte e ci è stato sempre rifiutato!”  

Dino ha retto a tutte le intemperie, anche al vento pentastellato che nel 2017, a torto o a ragione, ha spazzato via tutti gli ambulanti dalla piazza e che voleva trasferire anche lui, salvo poi lasciarlo al suo posto in quanto “costituente ormai elemento tradizionale e connotante della piazza nonché tipico del folclore romano, in particolar modo per quanto attiene la vendita di cocomero nel periodo estivo, e da sempre punto di riferimento degli appassionati dello sport che gravitano intorno al complesso del Foro italico“.

Oggi Dino, a 76 anni, ha deciso però di mollare. Ha detto ciao ciao a Ponte Milvio e ha chiuso il banco portando via con se un pezzetto di storia della piazza.
Ma è ancora presto per mettersi in pantofole, il Pistola è già pronto per un’altra avventura. Quale? E dove? Prima o poi ce lo dirà, ma intanto a noi mancherà tanto.

Giuliana Pallotta

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