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    ‘La maledizione dei centurioni’ di Gianfranco Peroncini

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    Galvanica Bruni

    La guerra d’Algeria combattuta a cavallo degli anni ’50 del XX secolo per la maggior parte delle persone è solo uno sbiadito ricordo aiutato dal film di Gillo Pontecorvo, “La battaglia di Algeri“; per gli analisti, i politici e soprattutto i militari è invece un importantissimo punto di riferimento. E’ stata la prima, vera e propria  “guerra rivoluzionaria”.

    La guerra rivoluzionaria è quella combattuta tra formazioni armate sostenute dalla popolazione civile e un esercito regolare o un esercito invasore; scopo è quello di eliminare con la forza un governo legittimo che non risponde più alle esigenze del popolo o un governo imposto di tipo coloniale. Questo tipo di conflitto  si contraddistingue per alcune “fasi” comuni ad ogni guerra rivoluzionaria come il terrorismo o la creazione di “gerarchie parallele”.

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    Quando il Generale Petraus fu inviato in Iraq al comando delle truppe USA fece ristampare due volumi dello scrittore francese Jean Larteguy, “Les centurions” e “Les pretoriens” (tradotti in italiano con gli obbrobriosi titoli di “Né onore né gloria” e “Morte senza paga”) che parlavano appunto della guerra d’Algeria e costrinse i suoi ufficiali a leggerli per capire come andava condotta questo nuovo tipo di guerra.

    “La maledizione dei Centurioni – Dalle piste dell’indocina alla battaglia di Algeri” di Gianfranco Peroncini (Ed. Passaggio al bosco, 490 pag., 20 Euro) è il primo di sei volumi dedicati alla guerra d’Algeria. Una analisi approfondita del conflitto che si concluse dopo 8 anni con gli accordi di Evian del 1962. Si trattò di una guerra lunga, violenta e brutale dove per la prima volta, ufficialmente, emerse la pratica della tortura.

    A tale proposito Peroncini cita un libro di memorie del Generale Aussaresses che a distanza di quasi 40 anni ammise di aver sistematicamente praticato la tortura e l’eliminazione dei prigionieri  algerini allo scopo di mettere un freno all’attività terroristica del FLN, responsabile della morte di centinaia di civili. Le attività del generale erano ben a conoscenza dei vertici politici e militari francesi che tacitamente le approvavano; salvo poi negare e scaricare i paracadutisti francesi che con grande senso del dovere si erano fatti carico di un conflitto che in realtà, anche per le esperienze maturate in Indocina, sentivano a loro estraneo.

    La guerra rivoluzionaria condotta nel paese algerino e soprattutto nella sua capitale Algeri richiese all’esercito francese un deciso cambio di rotta nei metodi di condurla e di conseguenza la politicizzazione dei suoi “quadri”.

    Il libro di Peroncini “Dalle piste d’indocina alla battaglia di Algeri” è uno straordinario documento che ci aiuta a capire le origini e lo sviluppo di questo conflitto che influenzerà poi il modo di combattere di quasi tutte le guerre del XX e XXI secolo.

    Interessante, coinvolgente, di facile lettura è un eccezionale documento storico; documentatissimo appassionerà storici e militari mentre “illuminerà le menti” di quanti limitano la loro conoscenza della guerra d’Algeria al film di Gillo Pontecorvo, che comunque è stato fortemente esemplificativo di quegli eventi.

    Francesco Gargaglia

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